Caro Alexey,
è stato bello rivederti dopo tutto questo tempo. Ricordo era dicembre del 2019, quello fu il mio ultimo viaggio a Mosca prima che il COVID sprofondasse il mondo in un lungo periodo di cattività. Poi fu la volta della guerra che finì per isolare il tuo paese, la Russia, dal contesto internazionale. Eppure, sembra quasi che per te il tempo non passi mai. Non sarà piuttosto il freddo invernale delle tue parti, o più probabilmente, il non avere l’onere gravoso di crescere dei figli in questo mondo assurdo a mantenerti così giovane ? Non saprò mai abbastanza di tutti i tuoi segreti, in realtà …
Sì, era nelle cose: prima o poi avremmo finito per duellare anche dal vivo su tutta la linea su quello che ci unisce (la vecchia amicizia, il mondo del nostro business) a quanto invece ci divide profondamente: dalle nostre rispettive idee politiche alla guerra, dal concetto filosofico di libertà all’ idea di futuro. Ancora adesso, dopo questa lunga chiacchierata fiume, riesco a malapena a comprendere il tuo punto di vista su tutte le questioni affrontate.
Su come siano andati i fatti e su chi debba assumersi l’onere della responsabilità di questo feroce conflitto che da tre anni insanguina la frontiera russo-ucraina, ad esempio. L’aggressione dell’esercito di Putin del febbraio 2022 e gli orrori seminati in quei primi drammatici giorni in Ucraina (come dimenticare le atrocità del massacro di Bucha) è storia e la questione non lascia scampo a nessuna interpretazione di indicazione opposta. Ti dico di più, nessuna motivazione, né la rivendicazione dei territori a maggioranza russa (nel Donbass), né la paura o la minaccia di un allargamento ad est della Nato, può giustificare il milione e passa di morti che ha prodotto la follia di questa guerra fratricida.
Mi dici che i russi considerano gli ucraini come dei fratelli. Ma quale uomo può fare una cosa del genere a suo fratello? E che uomini sono quelli che permettono che questo orrore pianificato possa continuare per tutto questo tempo? Vedi, ti infastidisce quando, scomodo (manco troppo) la storia, paragonando il vostro Putin a Hitler e la Russia di oggi al terzo Reich di allora. Cos’ è cambiato da allora, se non le tecniche della guerra? Anche la Germania del Fuhrer aveva scatenato l’orrore invadendo la Polonia. Il resto è storia, amara, atroce, implacabile storia, la cui lezione ancora oggi evidentemente non è stata tramandata in tutta la sua urgenza e in tutto il suo drammatico significato.
E non è un problema di fredda geopolitica, come dici tu. E nemmeno un problema di “umanità spicciola” (che è già un argomento di per sé stesso contro l’orrore immondo della guerra) ma anche di evoluzione e di progresso dell’umanità, di prospettive filosofiche per il futuro dell’uomo. Agli analisti politici interessa certamente trovare le motivazioni di una guerra, raccontare gli interessi strategici, leggere i flussi economici, intercettare le convenienze o i punti deboli durante una guerra. Ma a noi … Alexey? Che cosa può interessare a me e a te se l’Oblast di Lugansk o quello di Kharkiv, siano a maggioranza russa? O se l’intero Donbass sia o meno un vasto insediamento di terre rare ? Come possono mai questi dati intersecare i tuoi e i miei valori ? O addirittura fornire il pretesto per giustificare una guerra ? Questa guerra così assurda che da 3 anni dilania il nostro continente …
Sei davvero sicuro che gli interessi di Putin e quelli dei suoi gerarchi coincidano precisamente con i tuoi, o con quelli della tua famiglia e dei tuoi amici piu cari o con quelli dei soldati mandati a morire ogni giorno al fronte ? Cosa hanno a che spartire i valori di un autocrate sanguinario, ossessionato dal passato sovietico, con quelli di centinaia di migliaia di figli di madri, poco più che ventenni sacrificati al fronte per un ideale che non sanno nemmeno cosa sia o che non condividono nemmeno ? Per noi, per la popolazione, per gli uomini comuni, intendo: quale narrazione può essere anteposta a quanto è invece indissolubilmente legato al diritto alla vita, al diritto di esistere, di cercare di evolversi e al dovere di fare coesistere insieme le contraddizioni del mondo, imparando dagli errori del passato ? Niente può essere anteposto a questo. Perché nel momento in cui scegliamo la guerra, siamo già morti.
Eppure eccoci qua, noi uomini deboli, larve del Duemila, aggrappati alle narrazioni degli altri mentre ci sorprendiamo a giocare le partite degli altri. Spesso dimenticando le cose che ci piacciano di più, quelle per cui ci batte il cuore, che ci fanno stare bene che ci insegnano che c’è altro nella vita che non una partita con la PlayStation o il nostro stupido canale Tik Tok. Pronti a farci trascinare nel cuore degli interessi degli altri, anche se non sono i nostri interessi o le nostre priorità. Per comodità o per ignavia o, forse, per paura di rimanere isolati, chissà. Perché è più comodo condividere il mainstream piuttosto che dissentire. Fino magari al giorno in cui, svegliati dal torpore, ci rendiamo conto di essere manipolati. Ed è allora che, infastiditi, piccati da questa scomoda notizia, proviamo a dare un colpo di coda, affinando la nostra narrazione.
Ed è lì che ci facciamo convincere che la democrazia occidentale poi non è tutta questa grande cosa. Che la democrazia, specie negli ultimi tempi, ha portato a periodi di grande turbolenza. A violente manifestazioni di dissenso contro il potere… Alle richieste di più giustizia… Ad una incomprensibile difesa delle minoranze… Alla discutibile salvaguardia dei diritti civili… Al tanto vituperato clima di tolleranza… A fastidiose derive globaliste…. È questo quello che si contesta alla democrazia giusto ? Sono queste le colpe ascrivibili all’imperfezione della macchina democratica, no? Perché il popolo è capra, mi ricordi, e non può decidere per tutti. Non sulle cose importanti, non sul destino dello stato, né sul governo di una nazione. Specie se ferita. Meglio, molto meglio invece affidarsi ad un grande condottiero, il cui mandato scadrà nel 2030 e che da più di un Ventennio ormai ha affossato irrimediabilmente i destini della grande Madre Russia, trascinandola in un regime autocratico e illiberale, facendo piazza pulita, in maniera certosina, di tutti gli scomodi antagonisti politici. Molto meglio lui e quella strettissima cerchia di lobbies e collaboratori che confidano tutto su pochi generali e sui loro apparatcik… Loro si sanno dove mettere le mani. Oltre che i cannoni…
Sta succedendo anche da noi quello che tu mi racconti. La democrazia occidentale è ormai irrimediabilmente malata. Lo so, si percepisce in giro ormai da un pezzo, nei discorsi delle persone, nell’aria. La gente vuole forse abdicare alle proprie responsabilità. Si è seccata di fare finta di appartenere alla democrazia, quando non riesce a controllare nemmeno quello che succede nel chiuso delle sue quattro mura. È forse è proprio questa la logica naturale delle cose, il futuro straniante. Perché portare il peso di fare finta di decidere ? A che scopo illudersi di controllare le cose se poi non si riesce nemmeno a comandare su sé stessi, a smettere di fumare, di bere o di giocare d’azzardo? Molto meglio allora non decidere affatto. Libera la mia mente da ogni responsabilità e liberi i miei pensieri di non appartenere a niente e a nessuno.
Però se ci pensi …che destino crudele ci ha riservato la vita sulla terra: dopo secoli in cui abbiamo provato a riempirci la testa di tutto lo scibile umano e di immaginare in diverse forme metafisiche quello che non potevano sapere, ecco che si scopre che il vero sogno dell’uomo, il vero obiettivo della vita sulla terra, è quello di sottrarre dalla sua mente tutto quello che di buono vi si era sedimentato. Pare dobbiamo farcene una ragione, e abituarci ad avere a che fare d’ora in avanti, con un tripudio di zucche vuote. Stammi bene.