Il Marsala Jazz Festival e i seminari gratuiti per un indotto economico e culturale imponente

redazione

Il Marsala Jazz Festival e i seminari gratuiti per un indotto economico e culturale imponente

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sabato 22 Marzo 2025 - 09:24

Negli scorsi numeri di Marsala C’è vi abbiamo raccontato del Marsala Jazz Festival, facendo luce su come questa manifestazione sia nata e si sia evoluta. Lo abbiamo fatto attraverso i racconti di uno degli organizzatori dell’epoca, Giacomo Bertuglia, che ci ha riportato agli inizi degli anni ’90, quando il festival cominciò a prendere forma, lasciando un segno indelebile nella cultura musicale della nostra città. Una macchina organizzativa imponente, che ha lavorato dietro le quinte con e per i più grandi musicisti jazz e blues al mondo. Oltre ai tanti concerti gratuiti che si sono tenuti prima in Piazza Loggia e poi a Porta Nuova (fino al ’98), il Marsala Jazz Festival ha dato la possibilità a tanti musicisti, non solo del territorio, di partecipare a seminari di musica.

Vista l’importanza della manifestazione, fummo gemellati con l’Umbria Jazz Festival – ricorda Bertuglia -; chi si distingueva nei seminari a Marsala, poi aveva il merito di partecipare ai seminari a spese dell’Umbria Jazz. Ad esempio, abbiamo avuto l’onore di avere Chick Corea 5 giorni prima di approdare alla più importante manifestazione jazzistica che ancora oggi si svolge a Perugia. La stessa sera suonò anche Brad Mehldau. Dopo il live si sedettero insieme al pianoforte della pizzeria dove andammo a cenare. L’ultimo anno in cui come associazione organizzammo il Marsala Jazz Festival nel ’98, gli iscritti ai nostri seminari con docenti di tutti rilievo come Fresu, Marcotulli, Fioravanti, Pietropaoli, John Taylor, Maria Pia De Vito, Cameron Brown, arrivarono fino a 300 e provenienti da tutta Italia. Eravamo convinti che questa città potesse crescere – dice infine il musicista marsalese -, ci credevamo veramente nell’indotto economico e culturale che poteva generare il Marsala Jazz Festival. Non c’erano alberghi disponibili in quei giorni, alcuni alloggiavano persino in un camping a Petrosino pur di partecipare ai seminari”.

Il Marsala Jazz Festival ha potuto contare sicuramente di grossi investimenti. “Il primo anno, il progetto jazz con i musicisti di casa nostra costò circa 60 milioni di vecchie lire – racconta Bertuglia -; la seconda rassegna lievitò di costo perchè c’erano nomi più importanti ed arrivò fino a 160 milioni di lire. Comprendevano 5 concerti, seminari, catering, alberghi per gli artisti, viaggi, service audio e luci e persino l’affitto di un pianoforte Yamaha per Chick Corea difficile da reperire in Italia: costò 2 milioni di lire, ce lo portarono da Catania. Orientativamente il terzo Marsala Jazz Festival costò sui 220 milioni di lire e portò a Porta Nuova artisti come i chitarristi John Scofield e Bill Frisell, il sassofonista Mel Collins (Al Di Meola non è potuto più esserci a causa di un problema della sua pianista Aziza Mustafà). Nel 2010 mi ritrovai a suonare con i miei amici Michele Pantaleo e Gianfranco Buffa al Festival della Chitarra di Montpellier. Dovevamo aprire il concerto di John Scofield. Quando arrivai nella sala del catering allestito per gli artisti, lui era a capotavola, mi vide ed esclamò “Giacomo!”. Non ci vedevamo da 10 anni! E mi chiese del Marsala Jazz Festival. Io gli risposi: ‘Chiedi ai sindaci che si sono susseguiti’”. 

  • foto di repertorio: i Blues Brothers a Porta Nuova nel ’98

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Un commento

  1. Michele Abrignani 22 Marzo 2025 20:28

    Continuano resoconti di un periodo d’oro della città, quando tutti quanti ci illudevamo che un’epoca nuova e illuminata potesse iniziare sia sotto il profilo culturale che amministrativo ed economico. Che una sorta di volano positivo potesse innescare un cambiamento in noi e nelle generazioni successive….
    Ma ahimè gli anni successivi hanno continuato a proporci un degrado esponenziale della città e dei suoi abitanti, con perdita da parte di questi ultimi di ogni residuo d’orgoglio, senso civico e di appartenenza. Il risultato è che gran parte dei nostri giovani migliori sono andati via. Che futuro ci attende?

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