Antonino Sammartano torna a raccontarci un episodio che sicuramente gran parte dei marsalesi non conosce. Si tratta dell’esplosione della polveriera che si trovava all’interno del Bastione S. Antonio avvenuta nel XVII secolo. Di questo avvenimento ne parlò alcuni decenni fa il Dott. Giacomo Giustolisi sul giornale Il Vomere. Altre notizie si possono trovare nelle opere del professore Giovanni Alagna:
“Durante la dominazione spagnola, Marsala venne trasformata in una vera e propria fortezza per difendersi dalle invasioni del brigantaggio dell’Africa settentrionale. La nostra Città era stata chiusa da muraglioni e fossati……e quattro bastioni”. Uno di questi si trovava all’angolo fra l’attuale via Mazzini e piazza del Popolo, denominato S. Antonio. Nel bastione vi era depositato un grosso quantitativo di polvere da sparo. Quando si è sparsa la voce sulla presenza della polvere nel bastione, vi furono diverse proteste da parte dei cittadini e sopratutto della Comunità dei francescani, i quali avevano il loro convento proprio là vicino. Ma le proteste non portarono ad alcun cambiamento.
Durante una tempesta, nella notte del 10 novembre 1662, il deposito dov’era custodita la polvere da sparo fu colpito da un fulmine che ne provocò l’esplosione, causando notevoli danni al bastione e alle muraglie, la distruzione del Convento dei francescani e di gran parte del quartiere chiamato ora Grazia Vecchia, la morte di circa 100 persone e il ferimento di altre mille. In seguito a questo terribile evento, che sconvolse la cittadinanza marsalese, il 13 novembre del 1662 i Giurati di Marsala (amministratori della città) inviarono al Viceré una lettera in cui facevano presente la grave situazione che si era creata in Città. “Ci ritroviamo con le muraglie cassate a terra, bastioni bruggiati e cave d’artiglieria senza polvere, palli, né altri strumenti di guerra per poterci difendere in caso di invasione dell’inemico”. Ma la cosa più grave che i Giurati mettevano in evidenza erano i danni subiti delle abitazioni. Gran parte degli abitanti di quel quartiere avevano subito danni notevoli alle loro case e molti di loro se ne sono andati a vivere in altre città, mentre i più poveri si erano trasferiti nelle grotte fuori città. I Giurati concludevano la missiva implorando il Viceré di inviare le armi necessarie per difendere la città e provvedere al restauro delle muraglie. Suggerivano, infine, di ordinare al Senato di Trapani di mandare del legname per potere riparare e puntellare le case danneggiate e che stavano cadendo.
I Giurati chiesero aiuto anche ai paesi vicini, che con spirito di solidarietà inviarono aiuti e squadre di soccorso. Il quartiere venne ricostruito lentamente e prese il nome di Grazia Vecchia, mentre il Convento dei Francescani fu ricostruito nel Cassero ,dove venne completato nel 1664.