Il Castello di Punta Troia, un tuffo nella storia di Marettimo

redazione

Il Castello di Punta Troia, un tuffo nella storia di Marettimo

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lunedì 17 Giugno 2024 - 07:00

Costeggia il mare la bellissima passeggiata che porta al Castello di Punta Troia, sull’isola di Marettimo. Passando attraverso la stretta lingua di terra che collega il promontorio al resto dell’isola, perfettamente riconoscibile anche da lontano, immersi fra mare e montagna, è possibile percepire come l’isola si erga imponente in mezzo alle acque blu, con la sua scogliera ripida, le grotte e i pendii.

Perfetto per chi ama le lunghe passeggiate, il percorso è costituito da un sentiero sterrato lungo poco più di quattro chilometri, di media difficoltà. Richiede un po’ d’impegno e abbigliamento comodo, evitando possibilmente le ore più calde della giornata, ma ripaga i visitatori della fatica. Non solo perché la vista, dal Castello, a cui si arriva risalendo il promontorio, è qualcosa che resta impresso nel cuore, ma soprattutto perché permette di tuffarsi nella storia dell’isola. La costruzione infatti è nata già nel IX secolo come torre di avvistamento saracena a difesa dalla piccola comunità dell’isola.

castello punta troia
Castello di Punta Troia – Marettimo

Fu, il viceré spagnolo di Sicilia, Francesco Ferdinando d’Avalos, nel XVI secolo, a trasformare la torre in un castello dandogli la forma che conosciamo oggi. In quell’epoca venne anche realizzata una cisterna per l’acqua, profonda circa sette metri, che successivamente divenne tristemente famosa come “la fossa”. La cisterna infatti, svuotata d’acqua, ma priva di porte e finestre, venne utilizzata già dagli spagnoli stessi come prigione d’isolamento per coloro che si erano macchiati di gravi reati. Questa sua funzione detentiva fu mantenuta anche durante la rivoluzione francese quando la cisterna del castello di Punta Troia ospitò alcuni prigionieri politici. In epoca più recente fu detenuto qui perfino il patriota Guglielmo Pepe che citerà la cisterna nelle sue memorie, ricordandone la scarsità di aria e luce, il senso di oppressione dato dallo spazio angusto. Alla metà dell’800, il re delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone, dopo una visita sul posto, ne ordinò la chiusura.

Oggi restaurato, con le sue linee pulite, le mura possenti e il suo belvedere, il castello è aperto alle visite e, grazie alla presenza di una guida, è possibile conoscerne la storia. Al suo interno è custodito anche un rostro risalente alla battaglia delle Egadi, recuperato nelle acque dell’arcipelago. Il castello ospita anche un piccolo Museo delle Carceri ed è sede dell’osservatorio marino “Foca Monaca” dell’Area Marina Protetta Isole Egadi.

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