Una lunga lista di nomi da decifrare: “Proteggono Messina Denaro”. Si scava negli affari

redazione

Una lunga lista di nomi da decifrare: “Proteggono Messina Denaro”. Si scava negli affari

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martedì 02 Aprile 2024 - 07:41

Sono ancora in pieno svolgimento le indagini sulla copiosissima documentazione che ha visto Matteo Messina Denaro protetto anche dopo la morte. La documentazione, affermano i pm di Palermo, deve essere in parte ancora decifrata. Dopo Andrea Bonafede, il medico Alfonso Tumbarello, “l’autista” Giovanni Luppino e i suoi figli Vincenzo e Antonio, Laura Bonafede e la figlia Martina Gentile, Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Lanceri, la sorella Rosalia Messina Denaro e gli ultimi tre arresti, ovvero quelli dell’architetto Massimo Gentile (marito di Laura Bonafede), del tecnico radiologo dell’ospedale “Abele Ajello” Cosimo Leone e del bracciante agricolo Leonardo Gulotta, ci sono altri nomi, complici del boss castelvetranese arrestato il 16 gennaio 2023. Si cerca adesso nella sfera degli affari e quindi oltre la cerchia familiare dei Bonafede.

Altra vicenda definita sconcertante dagli inquirenti, è il contesto sanitario che ha protetto il boss. L’arresto fuori la clinica “La Maddalena” di Palermo per le cure al tumore al colon, la prima visita in uno studio medico marsalese, poi il ricovero e l’operazione all’Abele Ajello, i controlli successivi… C’è un “circuito che si va passo passo svelando, nonostante la pressoché totale omertà che ancora oggi – scrivono i pubblici ministeri – a distanza dì pochi mesi dalla morte del capomafia, avvolge come una nebbia fittissima tutto ciò che è esistito intorno alla sua figura, ai suoi contatti, ai suoi spostamenti ed alle relazioni che ha intrecciato nei lunghi anni di clandestinità”.

“Nessun medico, operatore sanitario o anche semplice impiegato di segreteria che abbia avuto contatti con Messina Denaro Matteo ha ritenuto di proporsi volontariamente per riferire alla autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria di essersi occupato, a qualsiasi titolo, del latitante o comunque rivelare quanto appreso direttamente, o anche solo indirettamente, sulle cure prestate all’importante capo mafia” affermano i pubblici ministeri.

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