L’archeologia perde Enrico Acquaro, sua la missione a Mozia nella “casa dei mosaici”

redazione

L’archeologia perde Enrico Acquaro, sua la missione a Mozia nella “casa dei mosaici”

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mercoledì 21 Febbraio 2024 - 06:30

Il mondo universitario e dell’archeologia piange il professor Enrico Acquaro, venuto a mancare nelle scorse ore. I suoi studenti, i colleghi, chi lo ha conosciuto piange la morte di una figura di spessore che ha dato tanto alla materia, conducendo diversi scavi sull’isola di Mozia.

In particolare ha condotto gli scavi e le ricerche della missione dell’Università di Bologna a Mozia, nell’area della cosiddetta “casa dei mosaici”, che fu fonte di riflessione e di nuove letture del grande studioso di antichità puniche. Ricerche che furono sviluppate grazie alla collaborazione della Soprintendenza di Trapani e all’ospitalità della Fondazione Whitaker che, in sinergia con il Consorzio Universitario di Trapani, aveva individuato nuovi spazi destinati ad accogliere i numerosi ricercatori e studenti formati nel corso universitario di Archeologia del mare, attivo da dieci anni grazie alla convenzione fra la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Bologna e il locale Consorzio Universitario trapanese.

La missione guidata dal professor Enrico Acquaro, che dal 1985 ha condotto ricerche sull’area meridionale dove insistono i mosaici a ciottoli, ha avuto come scopo sia la definizione in pianta e in strutture dell’ala orientale del complesso edilizio cui si riferiscono i mosaici, sia la riproposizione con ulteriori elementi della nuova lettura del complesso, già avanzata negli ultimi scavi: un edificio pubblico in corso di ristrutturazione al momento della distruzione siracusana (397 a C.), fatto oggetto come in altre aree dell’isola di spoliazioni successive e riqualificazioni funzionali. Acquaro e il suo team di studiosi ha via via completato gli studi ancora in corso sui materiali ritrovati negli anni passati, alla luce di una rinnovata lettura della comunità moziese che si rivela sempre più plurietnica, come è naturale che sia nella realtà molteplice della Sicilia Occidentale, in cui etnie elime, greche, fenicie trovano una sintesi politica e culturale delle più originali.

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