L’inchiesta che ha portato all’arresto del deputato trapanese Dario Safina con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta relativa al periodo in cui era assessore al Comune di Trapani ad un bando sull’illuminazione pubblica e lavori vari in cui pare abbia ‘favorito’ un’azienda nel campo dell’energy – e che vede altre tre misure cautelari tra cui a due dirigenti della Trapani Servizi per quanto riguarda la gestione rifiuti – sta scuotendo il mondo politico. Ieri in pochi hanno voluto rilasciare delle dichiarazioni. Tra questi il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, il segretario regionale del PD Barbagallo e i dem di Erice. Per il resto molte perplessità e bocche cucite.
Mentre Safina, tramite i propri legali, si è autosospeso dal partito, ci si chiede cosa accadrà con il suo seggio all’Assemblea regionale siciliana. Come abbiamo raccontato ieri, nel delineare la carriera politica e amministrativa di Safina, questi è stato eletto all’Ars con oltre 5mila voti, scavalcando in questo modo il primo dei non eletti, ovvero Domenico Venuti, sindaco di Salemi e segretario del PD provinciale.
Ora che Safina si trova ai domiciliari, potrebbe arrivare – come fu per la vicenda che ha riguardato i rapporti tra mafia e consiglieri comunali di Petrosino – la sospensione da parte del Prefetto della carica di deputato regionale che, per legge, si tradurrebbe in decadimento. Al suo posto potrebbe subentrare proprio Venuti. Ma ancora poche certezze. Quello che si sa più chiaramente sono i dettagli dell’operazione dei Carabinieri trapanesi d’intesa con la Procura della Repubblica.