La condanna di Ruggirello e il silenzio della politica

Vincenzo Figlioli

Punto Itaca

La condanna di Ruggirello e il silenzio della politica

Condividi su:

martedì 18 Aprile 2023 - 07:00

Dopo la sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna di Antonio D’Alì, la scorsa settimana è caduta un’altra testa coronata della politica trapanese, quella dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello. Sei anni l’ex senatore, 12 il deputato regionale (ma siamo al primo grado), entrambi sono stati ritenuti responsabili del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Uomini diversi, ma parimenti spregiudicati nella gestione dei propri ruoli di potere, D’Alì e Ruggirello hanno rappresentato per anni due punti di riferimento per tanti protagonisti politici della provincia.

Tra le mie memorie da cronista di questo territorio, in particolare, mi torna in mente una storica seduta del Consiglio comunale di Marsala, in cui mi capitò di ascoltare una serie di interventi in cui una serie di inquilini di Sala delle Lapidi si autodefinirono, orgogliosamente, “ruggirelliani”, andandosi ad aggiungere agli eletti nella lista Democratici per Marsala (che vicini al deputato trapanese lo erano già da un po’). Era la vigilia delle elezioni regionali del 2017 e Ruggirello, dopo una lunga militanza nel centrodestra, era appena passato nel Pd a trazione renziana, accompagnato in pompa magna dai dirigenti regionali Davide Faraone e Luca Sammartino (altro specialista del “cambio di casacca”). Gli stessi vertici del partito, vista la mancata rielezione all’Ars, pensarono bene di candidarlo al Senato, nelle successive elezioni politiche del 2018. Veramente poche le voci che in quei mesi osarono evidenziare che la storia di Ruggirello avesse ben poco a che fare con quella del Pd, erede di un partito che, dal Dopoguerra a Pio La Torre, ebbe il merito di rappresentare un baluardo di resistenza politica e civile contro le collusioni mafiose della politica siciliana. I più tacevano, un po’ perchè da deputato questore Ruggirello qualche cortesia trasversale l’aveva fatta, un po’ perchè i suoi voti facevano comodo, un po’ perchè aveva ancora un’importante capacità di influenza in quel mondo della cooperazione sociale che, in quegli anni, era diventato un serbatoio non trascurabile di opportunità.

Quel che sconcerta è che, purtroppo, si continua a tacere anche oggi, che ci sono fatti e sentenze che meriterebbero qualche considerazione. Come al solito, nessuno si è sentito in dovere di scusarsi. E invece ci sarebbero senz’altro gli estremi per una class action contro certe scelte scellerate che hanno devastato l’anima e l’identità del Pd siciliano, nel nome di interessi fin qui emersi solo in parte.

Condividi su:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commenta