Ultimamente tante tristi notizie stanno turbando il nostro territorio. Numerosi sono stati gli incidenti stradali in provincia, ma anche i decessi in giovane età, spesso legati a “malori improvvisi”. Attingere al registro della “giusta distanza” non è mai facile per gli operatori dell’informazione, che si trovano quotidianamente a raccontare vicende dolorose, impegnandosi a coniugare il dovere di cronaca con la delicatezza dovuta a chi si ritrova a piangere una persona cara.
Sul web – e sui social in particolare – questo genere di notizie innesca tanti commenti, a testimonianza che le nostre sono ancora comunità in cui il lutto diventa spesso un sentimento condiviso. C’è però anche chi approfitta di queste tristi vicende per proseguire la propria insensata battaglia contro i vaccini. Per cui, ad ogni decesso improvviso, ad ogni morte prematura, la pietas verso il defunto diventa un fatto secondario rispetto all’urgenza di scaricare la solita dose di certezze illuminate: “è colpa del siero che si sono fatti iniettare”, “chissà che ne pensano i virologi”, “è una strage di Stato”… Qualche settimana fa, di fronte alla morte di uno dei migliori giornalisti italiani – Curzio Maltese – la sua pagina facebook fu ignobilmente invasa da commenti sprezzanti da parte di utenti dei social che gli rinfacciavano le posizioni pubbliche prese a favore dei vaccini.
Naturalmente queste frasi non sono mai suffragate da evidenze scientifiche, né accompagnate da una statistica attendibile sui decessi prematuri pre-pandemia e quelli post-pandemia (si segnala, a riguardo, un interessante approfondimento recentemente pubblicato). Non è nemmeno necessario sapere se il defunto del giorno fosse effettivamente vaccinato (ed eventualmente, con quante dosi). Tuttavia, le sortite no vax arrivano impietose ogni giorno, con l’arroganza tipica del fanatismo, in barba al dolore di chi ha perso un genitore, un fratello, una figlia, un amico.
A volte vorrei avere anch’io certezze assolute, probabilmente vivrei con più leggerezza. Ma, molto tempo fa, mi è stato insegnato a coltivare l’arte del dubbio e a diffidare profondamente da coloro che non la praticano con assiduità.