“Ho sentito voci cominciate subito dopo la notizia dell’arresto di Messina Denaro. Non c’è stato nemmeno il tempo di ringraziare le forze dell’ordine che già sentivamo di ombre sull’attività investigativa condotta. Ciascuno può fare i commenti che vuole ma le speculazioni devono fermarsi davanti ai fatti”. Lo ha detto il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, che ha coordinato le indagini sull’arresto del boss, intervenendo all’inaugurazione dell’anno giudiziario.
“Facciamo i processi e poi la gente potrà giudicare cosa è accaduto il 16 gennaio, quando è stato raggiunto un risultato storico, un successo che lo Stato ha il dovere di rivendicare senza dietrologie e speculazioni”, ha aggiunto.
“Il mio ufficio – ha sottolineato de Lucia – continuerà comunque a impiegare solo il metodo della ricerca dei fatti. Il nostro lavoro è accertare i reati, individuare i responsabili e farli condannare a una pena giusta. Questo è il nostro compito, scritto nella Costituzione, e a noi interessa solo questo”.
Nel frattempo inquietanti informazioni arrivano dalla Polizia Municipale e dal Comando dei Carabinieri di Campobello: pare che nel novembre del 2021 dagli agenti e dai miliari sembra sia partita una segnalazione su una possibile presenza di Matteo Messina Denaro in Città ed è rimasta lettera morta negli uffici dell’Arma.
La caserma peraltro, si trova a 500 metri dall’ultimo covo del boss e una segnalazione era arrivata su una possibile presenza, in particolare, in zona Torretta Granitola. Qualche militare lo ha anche intravisto al Supermercato. E si faceva chiamare non Andrea Bonafede, ma “Francesco”. Per il comandante dei locali Vigili urbani c’è tanta amarezza, ma pare non sapessero che il boss era proprio questo signore all’apparenza distinto.