ENAC, l’Ente Nazionale di Aviazione Civile, ha pubblicato un documento dettagliato sul Piano Nazionale Aeroporti consultabile fino al 21 novembre.
Una fotografia degli scali italiani sia sui dati relativi al traffico passeggeri, sia sulle prospettive di crescita fino al 2035 in base alla connettività, all’accessibilità e alle infrastrutture che collegano il territorio in cui insiste un dato aeroporto. In questo quadro si inserisce anche il “Vincenzo Florio” di Birgi che non ‘decolla’ – per usare un termine congeniale all’argomento – ma che ha ottimi margini di sviluppo.
La potenzialità di mercato in termini di numero di passeggeri minima al 2035 per Birgi è di 512.726, quella massima è di 597.399; rispetto al 2019 una previsione del 24,6% in più.
Nella classifica nazionale degli scali in relazione all’indice di connettività e al contributo percentuale che ciascuno scalo fornisce alla con-accessibilità regionale e nazionale, lo scalo trapanese occupa la parte finale di tale graduatoria. D’altronde il livello di concentrazione dell’offerta è elevato nell’asse Palermo-Catania.
Secondo ENAC, Birgi rientra tra gli aeroporti in grado di soddisfare la domanda attuale in termini di capacità lato ‘airside’ con le dotazioni infrastrutturali esistenti, ma dall’altro è un terminal che risulta essere sotto-dimensionato rispetto ad una media europea già alle condizioni attuali, considerando il traffico consuntivato 2019.
Il Sud e le isole sono ultimi in termini di cargo ed esportazioni tramite aeromobili: la quota mercato cargo aeroporti del 2019 è dell’1.12%, la quota esportazioni province (mezzo aereo 2019 – tonnellate) è dello 0,6%; il traffico merci più intenso al Sud è quello del settore elettrico (8%). Nelle ultime conferenze stampa, anche il Presidente Airgest Salvatore Ombra ha parlato di fare di Birgi una base cargo.
Un altro tema caldo per il numero uno della società che gestisce lo scalo “Florio” a terra, è quello di creare una rete aeroportuale. In Italia ci sono 8 sistemi aeroportuali, in Sicilia lo è solamente Catania e Comiso. Nel documento Enac si evince come gli scali che condividono lo stesso gestore, riescono a mettere in sinergia una serie di fattori che considerano la praticabilità di forme di interazione aeroportuale.
La cosiddetta “Rete Siciliana Occidentale” (ne rientrano Trapani, Palermo, Pantelleria o Lampedusa) potrebbero fare rete in quanto, peraltro, fino al 2035 non si prevedono criticità anzi, un sistema tra più scali porterebbe solo benefici. Quali? La garanzia del diritto alla mobilità per tutti i cittadini in modo eguale, la capacità di attuare programmi comuni di sviluppo intermodale per le infrastrutture, la promozione e lo sviluppo culturale e socio-economico territoriale, la razionalizzazione delle risorse.
Uno degli ultimi punti del Piano è il non meno rilevante aspetto dell’intermodalità ferroviaria. Nel contesto odierno, l’80% della popolazione italiana può raggiungere l’aeroporto più vicino entro un’ora dal proprio Comune di residenza, mentre solamente il 26% degli abitanti riesce, sempre entro un’ora, ad accederci utilizzando i mezzi pubblici. C’è un gap nord, sud e isole non indifferenze.
Da anni in Provincia di Trapani si parla di un collegamento ferroviario con fermata nei pressi del “Vincenzo Florio” che non si riesce mai a mettere in pratica. Un fattore notevolmente impattante è lo scarso livello di accessibilità offerto dall’infrastruttura stradale e ferroviaria per servire Birgi e altri scali del Sud, oltre ad un’offerta molto limitata verso destinazioni internazionali e intercontinentali.
L’impiego di nuove tecnologie per potenziare la con-accessibilità e il supporto alla continuità territoriale, paiono essere le principali strategie da seguire per colmare i bisogni dei territori più “remoti”. Ma c’è un aspetto più roseo: entro il 2030 saranno implementati i collegamenti leggeri per gli scali di Genova, Salerno e anche per Trapani.