Processo Cutrara: i rapporti di Francesco Domingo con la famiglia mafiosa di Trapani

redazione

Processo Cutrara: i rapporti di Francesco Domingo con la famiglia mafiosa di Trapani

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venerdì 15 Aprile 2022 - 16:52

Nel corso dell’esame del tenente Vito Cito è stata ricostruita la presunta estorsione da parte di Cosa nostra trapanese nei confronti di Angelo Magaddino per il rilascio di alcuni terreni coltivati a Marsala.

Si è svolta lunedì mattina, nell’Aula Bunker del tribunale di Trapani, l’udienza del processo Cutrara, nato dall’operazione antimafia del 2020 sulla cosca di Castellammare del Golfo.

Davanti al collegio dei giudici presieduto dal dottore Enzo Agate, il sostituto procuratore, la dottoressa Francesca Dessì, ha esaminato il tenente Vito Cito, comandante della seconda sezione del nucleo dei carabinieri di Trapani, il quale, nella primavera del 2016, ha condotto delle attività investigative sulla famiglia mafiosa della città per conto della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, per l’appunto. Nello specifico, il tenente Cito si è occupato della operazione Scrigno, culminata nel 2019. Detta indagine venne effettuata sui fratelli Pietro e Francesco Virga, figli del boss Vincenzo, e altri soggetti, tra cui Francesco Orlando, Antonino Buzzitta e Michele Martines. L’inchiesta si sarebbe pertanto incrociata con quella Cutrara, in quanto sarebbero emersi, durante le investigazioni, i rapporti tra Francesco Domingo (imputato nel processo in corso), considerato attuale reggente della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, e Francesco Virga, coreggente di quella di Trapani. Innanzitutto, l’ufficiale dei carabinieri ha ricostruito la vicenda della tentata estorsione da parte degli esponenti trapanesi, risalente al 2017, ai danni di Angelo Magaddino, suocero di Calogero Carlo Valenti, associato mafioso (figlio di Antonino Valenti, deceduto nel 2008, appartenente alla cosca di Castellammare) per il rilascio di alcuni terreni coltivati dal medesimo in contrada Favarotta, a Marsala. I terreni sarebbero stati concessi inizialmente in comodato d’uso al Magaddino da due proprietari trapanesi, Walter e Dario Burgarella (quest’ultimo gestore di fatto dei terreni secondo gli investigatori), fino al 2020. Sulla trattativa poi di vendita al coltivatore si sarebbe innescato l’interessamento di Francesco Virga e di Diego Angileri (esponente della famiglia di Marsala è stato coinvolto nella vicenda della raccolta delle preferenze per una candidata di Virga alle elezioni regionali del 2017 ndr), in quanto avrebbero voluto trarre profitto dalla stessa, attraverso anche la fattiva partecipazione dell’avvocato Francesco Di Bono. Poiché i proprietari non avrebbero potuto sciogliere in maniera unilaterale il contratto, i trapanesi avrebbero considerato di intervenire sul coltivatore con metodi tipicamente mafiosi al fine di ottenerne il rilascio o la corresponsione di una somma. In particolare, per portare a termine il loro intento, si sarebbero dapprima messi in contatto con Mariano Saracino (arrestato nel 2016) e poi con Francesco Domingo. Proprio la presenza nella vicenda del Valenti (genero di Magaddino) avrebbe reso necessaria un’interlocuzione tra il Virga e il Domingo, per ottenere una previa autorizzazione dal secondo alla richiesta estorsiva. Dunque, un primo incontro sarebbe avvenuto il 26 luglio del 2016, alle falde del Monte Inici, a Castellammare del Golfo, tra Francesco Virga, accompagnato sul luogo da Francesco Peralta e Diego Angileri, e Calogero Valenti, presso i terreni di quest’ultimo. In un primo momento, ha spiegato il teste, gli investigatori non avrebbero compreso il soggetto che gli esponenti trapanesi avrebbero dovuto incontrare, perché non ne sarebbe stato indicato il nome. Tale apprendimento sarebbe avvenuto a seguito di una conversazione nella quale si sarebbe fatto riferimento ad una fotografia con un lumino acceso del padre defunto del Valenti, posta all’interno del magazzino presente nei pressi dell’incontro. La prima parte dell’appuntamento si sarebbe svolta solo tra Francesco Virga e Calogero Valenti; successivamente, Diego Angileri sarebbe stato chiamato dal primo per partecipare al resto della conversazione. Quello stesso pomeriggio Calogero Valenti si sarebbe poi recato da Francesco Domingo, nella sua abitazione di contrada Gagliardetta, al quale avrebbe riferito che i trapanesi avrebbero richiesto il rilascio dei terreni da parte del proprio suocero o un corrispettivo di 10mila euro. Il 4 novembre 2016, i carabinieri avrebbero documentato l’incontro tra Francesco Virga e l’avvocato Francesco Di Bono; il legale è stato attenzionato dal reparto del tenente Cito per il suo ruolo sulla trattativa della vendita dei terreni. Il 27 aprile 2017, nel corso del ricevimento del matrimonio di Salvatore Angileri, figlio di Diego, al quale sarebbe stato invitato anche Francesco Virga, quest’ultimo si sarebbe appartato con il padre dello sposo, parlando della trattativa interrotta nell’estate precedente. Gli investigatori, inoltre, avrebbero documentato anche una sorta di critica verso Mariano Saracino, inizialmente coinvolto nella vicenda dei terreni fino al suo arresto, in quanto avrebbe riferito ad Antonino Buzzitta argomenti non veri, ossia la minaccia diretta dell’Angileri al Magaddino di lasciare i terreni in concessione, prospettando perfino un intervento dello stesso Buzzitta se non avesse eseguito la richiesta. Successivamente sono stati registrati i tre incontri tra Francesco Virga e Francesco Domingo, in contrada Scanza, nei pressi del baglio Pocoroba, il 3 e il 22 maggio e il 27 settembre del 2017. Ad accompagnare il primo, sarebbe stato Francesco Peralta; il secondo sarebbe giunto sul luogo in compagnia di Francesco Stabile. I due sarebbero rimasti soli a parlare, ma non si sarebbe appreso il contenuto del dialogo, se non grazie alle microspie poste sulla vettura del Peralta che avrebbero registrati i commenti, durante il percorso del ritorno a Trapani, sul colloquio tra il Virga e il Domingo: sarebbe stato necessario un secondo incontro, quello del 22 maggio per l’appunto. Peralta e Virga, in quest’occasione, avrebbero utilizzato la macchina in disponibilità di Mario Letizia, coinvolto nell’indagine Scrigno. È a questo punto che la polizia giudiziaria avrebbe appreso la richiesta di Angelo Magaddino: completare la vendemmia per cedere i terreni. Dopo il 22 maggio, infatti, sarebbe stato documentato un incontro tra Francesco Virga e l’avvocato Francesco Di Bono, al quale il primo avrebbe riferito il resoconto della conversazione con Domingo, ovvero la sopracitata istanza del Magaddino. Sarebbe stato necessario pertanto comunicare questa ulteriore situazione a Diego Angileri. Una successiva riunione sarebbe dunque avvenuta tra il Virga, Peralta e gli Angileri. Sostanzialmente, si sarebbe deciso di consentire al Magaddino di completare la vendemmia. Infine, il dialogo del terzo incontro tra il Domingo il Virga, avvenuto presso contrada Scanza il 27 settembre 2017, sarebbe stato captato quasi per intero, nonostante entrambi avessero decisero di togliere le batterie dai cellulari per evitare di essere intercettati. Gli investigatori avrebbero appreso che Angelo Magaddino sarebbe stato effettivamente disposto a lasciare il terreno dietro un compenso di 90mila euro per le spese sostenute in quegli anni e come buona uscita per intraprendere nuovamente quel tipo di attività. Sarebbe stato ribadito, inoltre, l’intervento destabilizzante del Saracino sulla trattativa, in quanto quest’ultimo inizialmente avrebbe riferito che la cifra proposta dal Magaddino sarebbe stata uguale al doppio. Nel corso dell’incontro, Francesco Virga avrebbe proposto a Francesco Domingo di far curare la situazione all’avvocato Francesco Di Bono e di far sapere ad Angelo Magaddino che sarebbe stato contattato da questi. Sempre nel corso di suddetto dialogo, il Virga avrebbe riferito al Domingo che la sera prima, al matrimonio di Giuseppe Costa, esponente coinvolto nell’omicidio del piccolo Di Matteo e scarcerato dopo 22 anni, avrebbero partecipato anche i figli di Michele Mercadante, ma non Salvatore. Poi Francesco Virga avrebbe chiesto a Francesco Domingo dei chiarimenti sull’operazione antimafia Hermes. Infatti Salvatore Mercadante, coinvolto nell’operazione antimafia, sarebbe stato l’unico ad avere ammesso di essere stato invitato al summit e non di avervi preso parte casualmente. Tali dichiarazioni avrebbero allarmato Sergio Gliglio. Uomo della mafia di Salemi, attualmente detenuto, avrebbe temuto che il Mercadante avesse potuto fare altri rivelazioni. Il Domingo, pertanto, avrebbe ammesso l’imprudenza di Salvatore Mercadante, precisando che egli sarebbe stato legato a questi perché figlio di Michele, capo storico della famiglia mafiosa di Castellammare. Da un’altra intercettazione del novembre 2017, tra i fratelli Burgarella, si sarebbe appreso il ruolo che avrebbe avuto anche un altro soggetto nella vendita dei terreni, tale Giuseppe Russo, il quale sarebbe stato in contatto con un potenziale acquirente dei loro terreni, bloccato a causa dell’impasse della pratica dei contributi del Magaddino che stava cercando di ottenere proprio in vista dell’acquisto degli stessi.

La seconda parte dell’esame del tenente Cito si è incentrata sui rapporti tra Francesco Domingo, Lilla e Nicola Di Bartolo, relativamente alla questione della ricerca degli immobili per la casa di riposo Madre Teresa di Castellammare del Golfo e tra il reggente e il sindaco Nicolò Rizzo.

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