Con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), Siciliacque garantirà l’approvvigionamento idrico ai Comuni di Mazara del Vallo, Marsala e Petrosino attraverso gli acquedotti Montescuro Ovest e Garcia.
Per “agganciare” al sistema di sovrambito i tre Comuni del Trapanese (alimentati attualmente da pozzi pubblici e privati) verrà realizzato un nuovo acquedotto della lunghezza complessiva di 70 chilometri (il cosiddetto acquedotto Marsala, Mazara e Petrosino), in grado di veicolare circa 300 litri d’acqua al secondo; sarà raddoppiato il secondo tratto dell’acquedotto Garcia – con una nuova condotta di 5 chilometri che assicurerà 730 litri di acqua al secondo (oggi si arriva a 530 litri al secondo) – e sarà anche potenziata la stazione di sollevamento.
Inoltre, per evitare interruzioni nell’erogazione idrica in occasione di guasti o interventi di manutenzione sulla rete e sugli impianti, Siciliacque costruirà uno o più serbatoi di accumulo in punti strategici serviti dai sistemi acquedottistici Garcia, Montescuro Ovest e Favara di Burgio (tra loro interconnessi).
Questi in sintesi i tre progetti presentati da Siciliacque, che il ministero delle Infrastrutture ha finanziato con quasi 71 milioni di euro provenienti dal Pnrr. Le opere idriche, tutte progettate internamente dalla struttura tecnica dell’azienda, dovranno essere appaltate e aggiudicate entro il 30 settembre 2023; mentre i lavori si dovranno completare entro il 31 marzo 2026. Così è stato stabilito nel decreto del ministero delle Infrastrutture che assegna le risorse e ne stabilisce le modalità di utilizzo.
“Per poter appaltare le opere – spiegano i vertici di Siciliacque – è necessario il parere sia della commissione nazionale Valutazione impatto ambientale sia della commissione regionale Lavori pubblici: auspichiamo quindi che questi due step dell’iter autorizzativo possano avvenire in tempi rapidi, viste le scadenze imposte dal ministero”.
Con il potenziamento del sistema Garcia-Montescuro si eliminerà l’attuale deficit idrico dei suddetti Comuni fermando al contempo l’abbassamento delle falde acquifere causato dall’eccessivo prelievo dai pozzi. Circostanza quest’ultima che porta l’acqua salata del mare a mischiarsi con quella per usi idropotabili (fenomeno cosiddetto di insalinamento degli acquiferi costieri).
Al di là degli interventi finanziati con il Pnrr, nel “portafoglio” di Siciliacque ci sono oltre trenta progetti sparsi nel resto dell’Isola (da Gela a San Vito Lo Capo, passando per le Madonie e le aree interne) che potrebbero rientrare nella programmazione settennale europea 2021-2027.
“Si tratta – conclude la società – di opere destinate ad aumentare la resilienza del sistema idrico di sovrambito, attraverso il rifacimento di impianti esistenti, il collegamento degli acquedotti con nuovi Comuni, l’ulteriore automazione e digitalizzazione di processi e infrastrutture”.