Accesso abusivo al sistema informatico per acquisire notizie su un pm: condannato un maresciallo della Finanza di Marsala

Linda Ferrara

Accesso abusivo al sistema informatico per acquisire notizie su un pm: condannato un maresciallo della Finanza di Marsala

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lunedì 13 Settembre 2021 - 06:50

Al sottoufficiale è stata comminata una pena di un anno e sei mesi di reclusione che, concesse le attenuanti generiche, è stata comunque sospesa. Il processo è nato anche grazie ad un’inchiesta effettuata dalla stessa compagnia della Guardia di finanza in cui lo stesso prestava servizio.

È stata pronunciata il 9 settembre scorso, presso il tribunale di Caltanissetta, la sentenza di condanna ad un anno e sei mesi di reclusione nei confronti di Francesco Chirco, maresciallo della Guardia di finanza in servizio a Marsala, per accesso abusivo al sistema informatico, un’azione volta a trovare notizie relative al sostituto procuratore della Repubblica di Trapani, la dottoressa Rossana Penna, costituitasi parte civile nel processo per l’appunto. Il giudice monocratico, la dottoressa Giuseppina Chianetta ha ordinato comunque la sospensione della pena comminata al sottoufficiale, concedendogli le attenuanti generiche. Il processo a carico del maresciallo delle fiamme gialle è scaturito anche grazie ad un’indagine interna della Guardia di finanza di Marsala, dove lo stesso prestava servizio all’epoca dei fatti. A febbraio del 2020, invece, si è svolta la prima udienza presso il competente tribunale nisseno, dal momento che parte lesa è risultata essere il pubblico ministero del Palazzo di giustizia di Trapani. Nello specifico, le indagini effettuate nei confronti del militare hanno evidenziato che, utilizzando le credenziali a lui in uso per motivi non inerenti ai suoi compiti, si è introdotto abusivamente nel novembre del 2013 all’interno della banca dati SOGEI, un sistema informatico prodotto da misure di sicurezza per visionare alcuni dati relativi alla dottoressa Rossana Penna. Precisamente, è stato riscontrato che selezionando il codice fiscale del sostituto procuratore trapanese, il maresciallo Chirco ha visionato varie informazioni anagrafiche del pubblico ministero. Dunque, ha eseguito tali operazioni con l’aggravante di abusare dei poteri attribuiti alle sue funzioni di maresciallo, commettendo il reato relativamente ad un sistema informatico di interesse pubblico e contro un pubblico ufficiale. A carico dell’imputato il giudice ha disposto il pagamento immediato di 1000 euro a favore della parte offesa e rimandato la liquidazione del risarcimento del danno in sede civile, oltre al pagamento delle spese legali sostenute dalla parte civile e quantificate in 2500 euro. Tra 90 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza. Dal dibattimento, però, non sarebbe emerso il motivo per il quale il sottoufficiale delle fiamme gialle ha commesso tale reato o se tale azione sia stata incentivata dall’interesse di altri soggetti ad acquisire informazioni.

Questo strano caso sembra intrecciarsi con un’altra vicenda dai connotati simili. È infatti ancora in corso, sempre presso il tribunale di Caltanissetta, il processo a carico del maresciallo dei carabinieri Roberto Sabato e dell’ex senatore della Repubblica, Nino Papania, con l’accusa di accesso abusivo ad un sistema informatico, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio. In particolare, nel 2015, durante una perquisizione ad Alcamo nella sede della cooperativa sociale Futura 2000, da parte delle fiamma gialle, vennero rinvenuti una serie di documenti relativi alle indagini sul voto di scambio alle elezioni amministrative del 2012, e di cui era titolare proprio la dottoressa Rossana Penna. Inoltre, tra i documenti sequestrati negli uffici della cooperativa è stato trovato anche un dossier sul marito del magistrato trapanese, l’avvocato Roberto De Mari. Secondo la Procura nissena, il carabiniere, all’epoca in servizio ad Alcamo, avrebbe informato l’ex senatore del Pd, attraverso un’attività di dossieraggio, delle indagini allora a suo carico e da cui successivamente scaturirono due processi, uno con rito abbreviato e l’altro ordinario, culminati poi con la condanna in primo grado nel 2016 per voto di scambio e nel 2019 per corruzione elettorale. L’ex parlamentare, comunque, è stato assolto in appello perché le intercettazioni, emerse da un’altra inchiesta giudiziaria, sono state dichiarate inutilizzabili. Oggi, dopo la sua assenza per diversi anni nelle diverse competizioni elettorali anche per quei fatti, l’ex parlamentare alcamese è tornato con il suo movimento “Via”, vicino al presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, sulla scena politica di Alcamo e della provincia di Trapani. Nel frattempo, si è in attesa di capire se dal processo in corso a Caltanissetta possano affiorare chiarimenti sui possibili interessi dietro questi episodi che coinvolgono l’attività investigativa della Procura di Trapani, che sembra stimolare la curiosità di diversi soggetti.

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