“Donne nemiche delle donne? Non facciamone una questione di genere! Semmai le donne non hanno gli stessi diritti degli uomini. Sono diritti formali, sulla carta, ma sostanzialmente non è così. Qui non si tratta di essere uguali ma di essere pari ed è un concetto diverso“. (Mila Spicola)
“Non ci salverà una Ministra o qualche sottosegretaria se non partiamo dalla base. La politica è fatta di percorsi, per avere una Ministra o una deputata si deve investire sulle donne e non bastano gli organismi collegiali paritari se non si ha la capacità di affidare alle donne ruoli di responsabilità e di rispettarle quando quei ruoli li esercitano“. (Valentina Villabuona)
Per celebrare l’8 Marzo, Giornata Internazionale dedicata alle donne, non potevano che interpellare 2 donne di tutto rispetto, Valentina Villabuona e Mila Spicola, due fiere esponenti del mondo femminile impegnate da anni nell’affermazione dei diritti delle donne ma soprattutto sostenitrici di quella tanto sbandierata parità che spezzo zoppica, incespica e spesso pare arrendersi ad un ben oleato sistema “maschile e millenario”.
A Valentina Villabuona, avvocatessa trapanese, Presidente Provinciale del PD, organizzatrice dell’associazione culturale Punto Dritto, protagonista di tante battaglie antiviolenza e per il rispetto dei diritti umani, abbiamo chiesto di commentare la presenza femminile in politica e nel PD in modo particolare e del ruolo che le donne occupano in una società come la nostra in continua evoluzione.
A Mila Spicola, docente palermitana con un passato battagliero nel PD, (non la chiameremo pasionaria altrimenti volano le scarpe all’indirizzo di chi osa definirla così, ipse dixit) ex consulente tecnico del ministero dell’istruzione ed attualmente funzionario della Presidenza del Consiglio, abbiamo chiesto informazioni dettagliate sull’occupazione femminile, sui servizi dedicati ( e spesso assenti) alla famiglia. Non sono mancate le note effervescenti vista la verve intelligente della Villabuona e la vivace prontezza della Spicola.
“Da giorni assistiamo al dibattito sull’assenza di Ministre espressione del centro sinistra e sulla nomina delle sottosegretarie in funzione risarcitoria come se, ad un tratto, le democratiche si siano svegliate da un sonno profondo ed abbiano scoperto che il Pd non è esattamente il partito delle donne, o meglio non fa eccezione rispetto agli altri. Io credo che il dibattito sia stato condotto in maniera errata perché, come ho scritto spesso, non ci salverà una Ministra o qualche sottosegretaria se non partiamo dalla base. La politica è fatta di percorsi, per avere una Ministra o una deputata si deve investire sulle donne e non bastano gli organismi collegiali paritari, se non si ha la capacità di affidare alle donne ruoli di responsabilità e di rispettarle quando quei ruoli li esercitano”.
“Le quote rosa servono e non possiamo negarlo. Oggi all’Ars ci sono soltanto quattro donne, tuttavia vanno usate con responsabilità e lavorare affinché nel più breve tempo possibile non siano più necessarie. Se guardiamo il Pd provinciale e regionale, troviamo pochissime donne. Da un lato la responsabilità è certamente degli uomini, ma non va trascurata la mancanza di intraprendenza delle donne che non le porta a candidarsi e ad esercitare la leadership, puntando solo alle quote rosa. Io credo che le donne non debbano fare una battaglia per un’elitè (deputate, sottosegretarie, ministre), devono fare le battaglie per le donne che sono iscritte al Pd e più in generale per tutte le donne, anche avendo il coraggio di dire al proprio Segretario provinciale che parlare di occupazione al Sud senza una democratica partecipazione non è una svista, non è un piccolo errore, ma è un problema culturale che va superato, perché se non capiamo che la questione femminile è principale quando parliamo di Sud allora e ci accontentiamo di discutere con una parte di paese e se ciò non ci indigna per una logica di correnti ed appartenenze poi non ci possiamo lamentare della politica maschile e certamente non ci salverà una Ministra”.
Io credo che vada portata con forza avanti questa battaglia, come quella sul riequilibrio dei ruoli apicali e bisogna spingere affinché i nostri deputati regionali (tutti uomini) presentino urgentemente la proposta sulla doppia preferenza di genere, che è essenziale come abbiamo avuto modo di vedere nei consigli comunali ed è una richiesta che parte dalle donne, prime tra tutte il gruppo delle siciliane.
Sulla vicenda della giunta maschile di Musumeci e le imbarazzanti dichiarazioni di Figuccia abbiamo registrato il silenzio delle donne del centro destra, un atteggiamento diverso dalle Democratiche che hanno preteso una direzione nazionale sul tema dopo la composizione del Governo, io credo che le battaglie delle donne debbano essere trasversali dentro il Pd ma anche fuori dal Pd, perché ci sono temi che vanno oltre le appartenenza politiche, ce lo ha insegnato Nilde Iotti che ci lascia in eredità l’intergruppo parlamentare delle donne che ancora oggi unisce le parlamentari in battaglie comuni importanti.
In questi mesi abbiamo visto come è facile colpire le donne, mentre in Parlamento si cercavano i responsabili, partiva il gossip sull’On. Polverini, perché se sei donna non ti muovi per interesse o responsabilità ma per amore… diciamo così, dopo abbiamo assistito ai beceri attacchi verso la Ministra Carfagna che non si scrollerà mai di dosso il suo passato nello spettacolo nonostante le importanti battaglie parlamentari che ha fatto soprattutto in favore delle donne. L’on. Meloni spesso è stata protagonista di un linguaggio che va condannato, ciò non toglie che nessuno si possa permettere di utilizzare determinati appellativi nei confronti di una donna, perché le opinioni politiche si combattono con la buona politica e la buona politica deve partire proprio dal linguaggio. Io penso che sbaglia Selvaggia Lucarelli, donna intelligente e capace che spesso è stata anche lei vittima di insulti, la solidarietà si manifesta sempre nei confronti di tutte e tutti, indipendentemente da ciò che hanno detto o fatto in passato, anzi lo si fa con maggiore convinzione in questi casi, perché sia da stimolo all’On. Meloni affinché faccia una riflessione anche lei sul linguaggio e su come a volte si rischia di essere vittime dei propri metodi.
Una forte arretratezza politica ha fatto sì che il welfare fosse la donna. Viviamo in un Paese dove il welfare è, di fatto, la donna stessa. Tutto grava sulla donna, casa, genitori anziani, figli oltre al lavoro fuori casa se ce l’ha. Il peso dell’assenza dei servizi se l’è caricato la donna, eppure, i figli non sono delle madri, sono delle madri e dei padri e nei Paesi dove il welfare funziona ci sono i servizi per l’infanzia che sono a supporto dei genitori, della famiglia e a vantaggio dei bambini che da 0 a 3 anni ricevono una sollecitazione neurolinguistica maggiore, in modo particolare nei contesti culturalmente più degradati.
“Nelle regioni in cui la donna già lavorava e questi temi erano già sentiti, penso al nord, la battaglia si è fatta e va meglio ma, nelle regioni in cui la donna non ha quasi mai lavorato, ( fuori casa o non sfruttato, attenzione) questa battaglia non la fa nessuno. E’ un cane che si morde la coda, guardi. Dove la donna non lavora viene facile pretendere che sia lei ad occuparsi dei figli ma spesso la donna non lavora perché non ci sono ad esempio gli asili nido dove lasciare i figli piccoli. Dunque non lavorando, la politica non si attiva per dare quei servizi necessari e dunque cambia poco o nulla. Questo non è un tema economico e non di genere. Gli asili nidi non sono soldi sprecati ma il miglior investimento che una regione possa fare per assicurarsi un futuro di benessere ed aumentare il PIL.
In Sicilia abbiamo 218 mila laureate a fronte di 168 mila laureati. Quando io presento i dati sull’occupazione in Italia, evince che si aggira intorno al 60 % ed è così basso perché è il Paese europeo in cui le donne lavorano di meno e la Sicilia è la regione che ha il primato della disoccupazione femminile delle macro regioni europee. La Sicilia deve la sua arretratezza economica a questo dato. Spesso si tratta di donne che hanno studiato più degli uomini, eppure in questo momento, nessuno se ne occupa, men che meno una giunta firmata Musumeci. Il problema dunque non è avere o meno la presenza di una donna in più come Assessora regionale
Stiamo parlando di una classe politica che a prescindere se sia uomo o donna dovrebbe avere la capacità di occuparsi di questi temi. E’ anche vero che le donne, perché protagoniste di questi temi, magari ne sanno qualcosa in più. Se fossero attrezzati anche culturalmente, saprebbero che le politiche al femminile vanno a vantaggio dell’economia, dello sviluppo culturale e di benessere di una società. Invece, ogni anno, qui, da Roma, facciamo i criteri di riparto per gli asili nidi e sapete chi si presenta? Dall’ Emilia Romagna viene il governatore Bonaccini in persona mentre dalla Sicilia non si presenta nessuno e questo la dice lunga. Non viene manco un assessore. Evidentemente non sanno che i soldi devono essere chiesti.
Le quote rosa sono uno strumento che funziona. La legge Mosca Golfo, quella delle quote nei CdA, ha portato tantissime donne nei Consigli d’Amministrazione e tanti studi economici fatti sanciscono che la presenza delle donne (generalmente brave anche perché studiano molto) ha portato un miglioramento nella società che si trovano ad amministrare, insomma migliora il PIL. La presenza delle donne nei luoghi decisionali della politica migliora tutto prova ne sono i Paesi amministrati da donne o dove le donne ricoprono ruoli apicali, penso alla Germania alla Finlandia, alla Svezia, alla Nuova Zelanda.
Siracusa è la città siciliana ad avere più servizi per l’infanzia. Ci sono più asili nido e le donne lavorano di più. Questa è la dimostrazione che se ci sono politiche mirate, le cose funzionano.
Se Giorgia Meloni insulta non è corretto rispondere con gli stessi insulti, un proverbio saggio buddista recita così: l’Universo si arrende ad una mente calma. Gli insulti qualificano chi li fa, se rispondo all’insulto con l’insulto reagisco con il comportamento che sto condannando. Le donne che fanno politica sono più soggette agli insulti più beceri anche legati all’aspetto fisico. Al posto di Provenzano ora c’ è la Carfagna e vediamo di riorganizzarci.
Questa cosa che le donne sono le peggiori nemiche delle donne non mi risulta. Non si è mai vista una donna che abbia accoltellato e poi bruciato un’altra donna. Esiste l’invidia che fa parte delle “cose umane” ma questa è presente anche fra gli uomini. Sono stata invidiata sia da donne che da uomini e posso dire che ho avuto anche grande sostegno da grandi donne dalle quali ho imparato tantissimo così come da grandi uomini che mi hanno insegnato tantissimo. Non ne ho mai fatto una questione di genere. Il peggiore nemico di una donna è quello che decide di essere nemico. L’invidia è un sentimento umano. La scuola per esempio è un mondo fatto prevalentemente da donne che lavorano benissimo insieme.
Per far sì che tutto ciò che ci siamo dette non sia solo una chiacchierata tra donne, credo che il ruolo delle madri e dei padri sia crescere figli consapevoli dei ruoli paritari. Solo così in un prossimo futuro non avremo più bisogno di quote rosa, perché avremo uomini che non hanno paura di rischiare di stare un passo di lato ad una donna.
Buon 8 Marzo
Tiziana Sferruggia