Processo Perricone, concluso l’esame della cugina dell’ex vicesindaco di Alcamo

Linda Ferrara

Processo Perricone, concluso l’esame della cugina dell’ex vicesindaco di Alcamo

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mercoledì 10 Febbraio 2021 - 11:59

Tra gli argomenti affrontati in aula Giangiacomo Ciaccio Montalto, presso il tribunale di Trapani, la vicenda del compendio “La Talpa” e quella del consorzio stabile “Coimp”, che si sarebbe dovuto attivare in vista della ricostruzione post terremoto, in Emilia Romagna.

Davanti al collegio dei giudici, presieduto dal dottore Enzo Agate e a latere le dottoresse Roberta Nodari e Chiara Badalucco, è ripreso lunedì, presso il tribunale di Trapani, l’esame di Mary Perricone da parte del pubblico ministero, la dottoressa Rossana Penna. In particolare, il sostituto procuratore ha chiesto alla cugina dell’ex vicesindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, dei chiarimenti in merito alla vicenda dell’immobile “la Talpa”, acquistato dalla società Cpc, chiamata prima Point card (quest’ultima fondata con Domenico Parisi), di cui era amministratrice e che si sarebbe dovuta occupare dal 2010 di attività agricola. Il pubblico ministero ha anche domandato delucidazioni riguardo l’avvicendamento tra i soci del Cpc di parenti e componenti della Cea, nello specifico di Anna Ferrara, moglie di Parisi, e Antonino Russo. Mary Perricone ha spiegato che quest’ultimo non faceva parte della Cea (all’accusa risulta il contrario ndr), ma ha confermato che era un contabile della Nettuno, consorzio costituito come unico centro di imputazione dei costi dei lavori del porto di Castellammare del Golfo. La Perricone ha, dunque, raccontato che Russo, dopo sei mesi dalla costituzione, andò via dalla società Cpc, entrando a far parte della Penta Costruzioni insieme a Domenico Parisi e al legale rappresentante Paolo Stellino (nel 2010 per circa 4 mesi anche amministratore della Cea). Invece, lei è rimasta nel Cpc con socia la madre. Dopo ha dichiarato di aver cercato nel 2012 l’aiuto di Parisi per la vendita dell’immobile sopracitato, perché l’aveva lasciata in difficoltà con il mutuo contratto dalla precedente società, la Point Card, e di avergli chiesto di aiutarla ad affittare il capannone. Come Point Card è stato stipulato anche un contratto di locazione con la Cea nel 2009, ma, secondo Mary Perricone, non vi sarebbe collegamento con la vicenda del porto di Castellammare del Golfo, dal cui sequestro, nel 2010, e dal fallimento della Nettuno, nel 2011, trae origine l’inchiesta della magistratura trapanese “Affari Sporchi”, conclusasi poi nel 2016, e da cui è scaturito il processo in corso per l’appunto. Anche con la Imex di Pasquale Perricone, la Cpc ha stipulato un contratto d’affitto per “La Talpa”. La proposta poi di diventare soci sarebbe stata avanzata dalla cugina, e per tale motivo la Imex è stata iscritta nell’apposito libro. Il contratto d’affitto dei locali, invece, è stato sciolto dopo un mese, ma la Imex è rimasta comunque socia del Cpc. Il sostituto procuratore ha quindi domandato qual era il problema relativo al libro soci, oggetto di una intercettazione. La Perricone ha spiegato che al momento dell’avviso di garanzia, nel dicembre 2014, il cugino si sarebbe spaventato. Alla domanda del PM se questi gli avesse chiesto di eliminare detto libro, Mary Perricone ha risposto di non ricordare. L’affermazione è stata contestata dalla dottoressa Penna perché in contrasto con quanto dichiarato nell’interrogatorio del pubblico ministero. Quindi, la Perricone ha detto che poteva essere probabile, ma per lei non vi era motivo di alcuna preoccupazione, dal momento che la società non ha poi portato a termine alcuna attività. Durante le perquisizioni della guardia di finanza del 2015, è stato rinvenuto in via Goldoni un contratto d’affitto tra la Cpc e la CEA, allora gestita dal commissario liquidatore, l’avvocato Pasquale Russo (coinvolto in un processo parallelo) avente ad oggetto la pulizia dei locali dell’immobile al centro dell’intera vicenda giudiziaria, nonostante la società amministrata da Mary Perricone, come dalla stessa affermato, si sarebbe dovuta occupare dal 2010 di attività agricola. La Perricone ha affermato che la richiesta è stata avanzata dal liquidatore, ma ha escluso che tali lavori potessero essere stati affidati a Santo Frazzitta ( per la Procura prestanome di Perricone), socio di Work in Progress e vice presidente del cda della Promosud. Nel 2012, invece, è entrata in contatto con la Imex per tentare di recuperare dei crediti che la Promosud vantava dall’Aimeri Ambiente. Per tale motivo, Mary Perricone, avrebbe messo il cugino in contatto con la Demofin, amministrata da Gabriele Zanolini, controllata dalla Demostene di Massimo Vancini, e soci della Magara di Mary Perricone. Poi, ha spiegato che il libro soci del Cpc è stato trovato in via Goldoni perché si stava occupando della revisione della società per metterla in liquidazione. Invece, la documentazione del Coimp e della Magara si trovava in via Mazzini, dove vi era la sede operativa della seconda società citata.

Successivamente, si è passati a trattare la vicenda del consorzio stabile Coimp, di cui avrebbe fatto parte anche la Imex dell’ex vicesindaco di Alcamo. Mary Perricone ha spiegato che l’idea del consorzio è stata suggerita a Pasquale Perricone da Giuseppe Anzalone, funzionario della società Soatech. Dopo avere ricevuto una risposta negativa per l’acquisto di un ramo Cea, la Imex, quindi, avrebbe ottenuto le categorie Soa, indispensabili per effettuare dei lavori pubblici, dalla ditta Saullo. L’obiettivo sarebbe stato quello di potersi iscrivere agli albi fiduciari mediante delle categorie specializzate, in modo da poter svolgere inizialmente dei piccoli interventi edili. A scegliere i soci del Coimp, le ditte di Rosario Ferrara, di Salvatore Sciortino e la ditta Mirrione impianti, sarebbe stato Pasquale Perricone, il quale avrebbe anche proposto la cugina come amministratrice dello stesso. Le riunioni tra i consorziati, dapprima, si sarebbero svolte presso l’ufficio del Perricone, in via Goldoni, per questioni logistiche, dal momento che alcuni soci provenivano da fuori città. Successivamente, in via Mazzini dove venne trasferita sede. Tra i lavori a cui si è interessato il Coimp vi sono stati anche quelli per la ricostruzione post terremoto del 2012 in Emilia Romagna. Mary Perricone ha precisato che detti lavori avrebbero riguardato le ristrutturazioni private (finanziate dallo Stato) e non appalti relativi ad opere pubbliche. Dunque, sarebbe stato chiesto a Massimo Vancini di prendere dei contatti per presentare il consorzio a studi tecnici privati. La Perricone ha dichiarato che tuttavia non se ne fece nulla. Il Coimp, ricordiamo, si sarebbe interessato anche dei lavori della galleria di Segesta, sull’autostrada A29. Alla domanda dell’accusa se avesse ricevuto reddito da Coimp, Mary Perricone ha risposto di no, in quanto gli altri soci erano stati chiari sul fatto che non sarebbe stata pagata e quindi ha accettato la carica considerandola un investimento per il futuro. Il pubblico ministero, invece, ha fatto presente in aula che dalla dichiarazione dei redditi del 2015 si evincerebbero redditi percepiti dal consorzio. Successivamente, rispondendo ad un altro quesito, La Perricone ha chiarito il rapporto tra Massimo Vancini ( con il quale è stata legata da una relazione) e la Cea, affermando che aveva lavorato per quest’ultima. Il Vancini poi si sarebbe occupato per conto della cooperativa anche del recupero crediti per l’appalto del Comune di Alcamo, relativo ai lavori di Contrada Sasi aggiudicati al Consorzio Ravennate, di cui la Cea era associata. La transazione avvenuta nel 2010 si è conclusa con il pagamento di 509 mila euro. Delucidazioni sono stati richiesti, inoltre, dal sostituto procuratore, in merito ad una conversazione intercettata con il cugino nella quale aveva affermato “Non ci sono andata mai andata…in via Azzurra”, cioè la sede di Magara a Bologna. Mary Perricone ha dichiarato di essersi recata solo una volta, perché quando incontrava i soci, Zavolini e Vancini, andava nei loro uffici.

Durante l’udienza, inoltre, le è stato chiesto dalla dottoressa Penna di indicare sulla piantina dell’immobile di via Goldoni, allegata al contratto di affitto stipulato nel 2012 tra il commissario liquidatore della Cea, l’avvocato Pasquale Russo, e la Promosud, i locali occupati dalle società. Mary Perricone ha spiegato che quando il piano terra è stato locato alla Promosud, la documentazione della Cea era sistemata all’interno di due stanze chiuse a chiave. Mentre la Nettuno si trovava al primo piano. Dopo, il pubblico ministero ha chiesto alla cugina dell’ex vicesindaco di Alcamo di spiegare come è entrata in contatto con l’avvocato Pasquale Russo, nominato liquidatore della Cea dall’assessorato regionale alle Attività Produttive nel 2011. Mary Perricone ha raccontato che dopo il suo insediamento, nel marzo dello stesso anno, è stata contattata dall’ex amministratore della Cea, Rosario Agnello (per la Procura testa di legno di Pasquale Perricone). Nell’estate dello stesso anno, la Perricone ha poi costituito la società Magara. Il liquidatore della Cea, dunque, avrebbe chiamato Massimo Vancini, che si era occupato in passato dei contenziosi della cooperativa Cea, per chiedergli delle informazioni. Così, il Vancini avrebbe proposto ai soci, cioè a Magara, di recuperare i crediti della cooperativa per aiutare il commissario liquidatore Russo. Quindi, con la Cea commissariata, sono stati stipulati due contratti a tal fine: uno con la Demostene e l’altro con la Magara, mediante la formula che prevedeva l’effettivo compenso alle società di recupero credito solo una volta ottenuti i crediti vantati. All’epoca, la struttura di Magara era snella e per tale operazione si avvalse, in un primo momento, della consulenza dell’avvocato Giovanni Lentini (difensore nel processo in corso di Mary Perricone), poi, di quella dell’avvocato Alessandro Alessandri.

In seguito, è stata approfondita la questione della famosa proposta transattiva del giugno 2014, per l’acquisizione dei crediti vantati da Cea nei confronti di Coveco ( che ha anche estromesso la prima dal cantiere del porto di Castellammare). Il commissario liquidatore, ha spiegato Mary Perricone, avrebbe già fatto richiesta a Coveco per il recupero di crediti pari a 700 mila euro circa. L’incarico a Magara, quindi, fu dato dalla liquidazione, ma i costi per l’operazione sarebbero stati assunti dalla società di recupero crediti. Tramite la società Magara, dunque, sono stati chiesti a Coveco 2 milioni e 400 mila euro. Tuttavia, la trattativa sarebbe stata portata a termine dal Vancini, in quanto il direttore tecnico del Conveco, Mauro Gnech, ha comunicato all’avvocato del Consorzio Veneto, Stefania Lago di non voler fare l’incontro Mary Perricone, perché quest’ultima non avrebbe rivestito il carattere di terzietà. La transazione, che si sarebbe dovuta chiudere a favore della Cea per 1 milione e 400 mila euro circa, a seguito delle compensazioni, relative a precedenti lavori appaltati dalle due associate, sarebbe stata conclusa per 480 mila euro. Coveco, comunque, avrebbe dato il termine (fino al 3 giugno), entro il quale l’assessorato al ramo regionale avrebbe dovuto esprimersi. Essendosi occupata di altre transazioni, in particolare di quella del Consorzio Ccc di Bologna, Mary Perricone ha spiegato che sarebbero trascorsi una ventina di giorni per una risposta. Dal momento che a metà maggio l’assessorato non aveva ancora alcuna risposta, con il dottore Russo sarebbe stato raggiunto l’accordo di procedere ad una sollecitazione ai funzionari regionali, rivolgendosi, per cercare i contatti con questi, a Pasquale Perricone. Il politico alcamese, quindi, avrebbe contattato Fabrizio Foderà, un suo amico, il quale sarebbe riuscito a fissare un appuntamento con Alessandro Ferrara, dirigente dell’assessorato competente. Nel corso dell’incontro tra Mary Perricone e Ferrara, è stato anche richiesto di occuparsi della proposta per la vendita del ramo aziendale della Cea alla Imex. Il responso per l’autorizzazione è stato comunque negativo per entrambe le istanze. Per quanto riguarda la proposta di Imex, Mary Perricone ha affermato di essere stata lei ad accompagnare il cugino nello studio dell’avvocato Russo. Alla domanda del pubblico ministero su che tipo di interessi intercorrevano tra i due cugini, la Perricone ha dichiarato che non c’erano interessi professionali, tranne sul Coimp.

Nel corso dell’esame, inoltre, è stato chiesto dal sostituto procuratore se Pasquale Perricone fosse stato presente ad alcune riunioni tra la Cea e il Coveco aventi ad oggetto i lavori di ampliamento del porto di Castellammare del Golfo. Mary Perricone ha dichiarato che nella fase che ha preceduto la revoca dei lavori a Cea da parte del Coveco, Pasquale Perricone avrebbe partecipato a qualche riunione. Ha, però, negato che avesse preso parte a quella antecedente la consegna del cantiere del porto (2009). Invece, nella fase finale della vicenda del cantiere, nel 2010 per l’appunto, gli amministratori del Coveco, Franco Morbiolo e Mauro Gnech, avrebbero incontrato Pasquale Perricone, il quale vantava storici rapporti di amicizia con il primo, su input di Rosario Agnello e Vincenzo Mancuso. Entrambi, infatti, avrebbero chiamato Mary Perricone per contattare il cugino. Secondo il racconto della Perricone, il politico alcamese, dunque, si sarebbe recato a Mestre con il sindacalista Giorgio Buscarello della Lega delle Cooperative siciliana. Questa trasferta sarebbe avvenuta tra la fine di ottobre e i primi di novembre del 2010. A metà dello stesso mese, poi, gli amministratori del Consorzio Veneto si sarebbero recati in Sicilia, ad Alcamo, presso gli uffici Cea. Mary Perricone ha precisato che il cugino riuscì ad incontrare solo il direttore tecnico Gnech. Poi è stata esaminata la questione del bonifico di oltre 900 euro sul conto corrente di Mary Perricone per un incarico di docenza del corso operatori degli impianti elettrici della Promosud. Contrariamente a quanto sostenuto nell’interrogatorio, la Perricone ha detto di avere rilasciato queste dichiarazioni, facendo tale errato collegamento, nel momento della sua custodia in carcere. Il bonifico, infatti, sarebbe stato effettuato dalla Dafne Consulting. Inoltre, Mary Perricone ha precisato che non avrebbe firmato la lettera del suddetto incarico e che parte della somma del bonifico ricevuta sarebbe stata consegnata a Mario Giardina su indicazione di Pasquale Perricone. L’altra parte l’avrebbe lasciata in ufficio in via Goldoni. Infine, relativamente ad una intercettazione del 2 febbraio 2015, nel corso della quale il cugino, raggiunto dall’avviso di proroga delle indagini per bancarotta fraudolenta nel dicembre del 2014 le avrebbe detto di avere sottovalutato la questione delle indagini a loro carico, il pubblico ministero ha chiesto chiarimenti sulla richiesta di contattare l’amico colonnello della guardia di finanza, Crescenzo Sciaraffa. Mary Perricone ha spiegato che il cugino, impaurito dalle indagini, le avrebbe raccomandato di non fare telefonate, ma di parlargli di presenza. La Perricone, comunque, ha dichiarato di non avere poi preso alcun contatto con l’alto ufficiale per una questione di imbarazzo. La prossima udienza è stata fissata al 22 febbraio. Si svolgerà il controesame della difesa.

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