In queste ore dovrebbero essere approvate le nuove misure di contenimento del Coronavirus, per il periodo delle festività natalizie. Il Governo vuole stringere ancora visto che il tasso di positività oscilla ed è molto, molto sensibile. Per non parlare della drammatica escalation di deceduti a causa del Covid-19 dalla fine di ottobre. Da metà novembre ad oggi, continue sono state le modifiche che hanno disorientato gli italiani. Stai a casa ma compra nel negozio della tua Città, mangia a pranzo al ristorante ma dopo le 18 solo asporto, incentivi per il cashback – ovvero i pagamenti online – ma cassa integrazione e ristori in ritardo.
L’ulteriore stretta, che ancora non arriva ma non tarderà ad arrivare, sta facendo saltare i nervi di negozianti e di ristoratori soprattutto. In vista del Natale i negozi hanno più merci in magazzino in vista degli acquisti, mentre i ristoratori si stavano preparando ai pranzi del 25 dicembre e del giorno di Capodanno. Ciò si traduce in ritiro di prodotti gastronomici dai fornitori, in accordi, in fatture da pagare se non già pagate… ed ora il possibile stop causato dal Governo per contenere i contagi.
“Avevamo già prenotato dai fornitori i prodotti necessari per i pranzi di Natale che le misure ci consentivano di fare, adesso l’ennesima batosta per il nostro settore – ci dicono alcuni ristoratori marsalesi -, che continua a pagare dazio. E’ vero che in estate si è lavorato, ma il prolungato periodo di magra non deve giustificare le entrate avute nei mesi di luglio, agosto e in parte di settembre. Dobbiamo pagare affitti, personale, adesso anche i fornitori per merci che non sappiamo se potremmo utilizzare, è frustrante tutto ciò. Le tasse però, dovremmo pagarle lo stesso e gli aiuti di Stato sono tardivi”. Peraltro la Coldiretti ha diffuso le stime secondo cui l’addio al solo pranzo di Natale fuori casa riguarderà circa 5 milioni di italiani; si parla di 250 milioni di euro in meno per ristoranti, alberghi e agriturismi. I locali colpiti dalle chiusure sono circa 360mila.
L’ipotesi della stretta natalizia va ad aggravare un bilancio che è già drammatico: tra giugno e ottobre del 2020 si è registrato un calo medio per le imprese della ristorazione del 36% del fatturato. Secondo l’ultimo report dell’Istat ripreso dall’Ufficio studi di Fipe-Confcommercio, i mesi invernali vedranno un’ulteriore contrazione dei volumi d’affari, con il 34,1% delle imprese che si aspettano fatturati più che dimezzati nel periodo dicembre-febbraio e soprattutto con un imprenditore su 10 che ha già previsto un azzeramento totale degli incassi. Secondo l’Istat, il 4% circa delle imprese della ristorazione che ha completamente chiuso i battenti durante l’autunno, non ha alcuna speranza di riaprire.
A Marsala ad esempio, i pub – posti in cui l’assembramento è naturale perché sono il cuore della movida di una città – non hanno riaperto, alcuni gestori addirittura hanno spento i frigoriferi e cercato di smaltire via via la merce. C’è tanta ansia, tanti timori per un futuro, quello immediato, fatto di tanta incertezza.