Processo Perricone, l’ex legale rappresentante della Promosud sull’ex vicesindaco ha affermato “Tutto passava da lui”

redazione

Processo Perricone, l’ex legale rappresentante della Promosud sull’ex vicesindaco ha affermato “Tutto passava da lui”

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mercoledì 16 Dicembre 2020 - 14:24

È iniziato lunedì mattina l’esame di Marianna Cottone, imputata insieme all’ex vicesindaco di Alcamo e altri due soggetti nel processo scaturito dall’inchiesta della magistratura trapanese del 2016 “Affari sporchi”. Nella prima parte dell’udienza è terminato il controesame del politico alcamese.

Presso il tribunale di Trapani, nell’aula intitolata al magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto è stata sentita l’ex rappresentante legale della Promosud srl, Marianna Cottone, imputata nel processo scaturito dall’inchiesta della magistratura trapanese del 2016 “Affari sporchi”. Insieme a lei, l’ex vicesindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, la cugina di quest’ultimo, Maria Lucia Perricone e l’ex funzionario del centro per l’impiego di Alcamo, Emanuele Asta, sono accusati di vari reati: associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, corruzione, truffa ai danni dello Stato e della Ue. In particolare, con riferimento a quest’ultima ipotesi di reato, secondo la Procura della Repubblica, rappresentata dal pubblico ministero Rossana Penna, il politico alcamese e i suoi sodali avrebbero dato vita a diverse società consortili al fine di partecipare ai bandi della Regione Sicilia nei settori dellaformazione e dell’apprendistato professionalizzante e di conseguenza ottenere erogazionipubbliche mediante l’emissione ed uso di fatture di operazioni inesistenti o documenti ideologicamentefalsi e, nello specifico, preventivi di spesa, relazioni tecniche sull’attività svolta e timesheet di lavoro nella rendicontazione dei progetti. Per l’accusa, Marianna Cottone sarebbe stata uno dei prestanome di Pasquale Perricone e avrebbe rivestito la carica di amministratrice della Promosud e di socio e vicepresidente della Work in Progress creando anche un fittizio sistema di fatturazioni “infragruppo”.

Nella prima parte dell’udienza è terminato il controesame dello storico esponente del PSI alcamese. Il PM è infatti tornato sulla questione delle raccomandate di andata e ritorno del 2007 in possesso della consulente contabile Francesca Cruciata e acquisite dalle fiamme gialle (dall’accusa sono stati prodotti in aula gli originali). Ricordiamo, infatti, che le raccomandate, destinate al centro per l’impiego di Palermo, indicavano come indirizzo di andata, Piazza Pittore Renda, e di ritorno quello della Promosud, via Goldoni n.2, stesso stabile della Cea dove si trovavano le aule dell’ente di formazione (site al n.6 dell’immobile). Pasquale Perricone ha spiegato che si è recato nel 2008 presso l’edificio in questione, dopo essersi messo in contatto con la Cea per l’affitto dei locali, poi registrato nel 2009. Il pubblico ministero ha invece sottolineato che all’anagrafe tributaria risulta già un contratto di affitto stipulato nel 2007. Secondo la Procura, infatti, Perricone sarebbe stato presente negli uffici di proprietà della Cea contestualmente all’inizio dei lavori del porto di Castellammare del Golfo, il cui cantiere è stato sequestrato nel 2010 e da cui è scaturita l’indagine sulla Nettuno, culminata nell’inchiesta “Affari Sporchi” di sei anni dopo.

Inoltre, a Pasquale Perricone è stata chiesto se fosse a conoscenza del contratto di appalto di Contrada Sasi ad Alcamo del 2002, nel momento in cui rivestiva la carica di presidente del Consiglio comunale. Il politico alcamese ha risposto affermativamente, aggiungendo, però, che la legge regionale non prevede l’incompatibilità per coloro che rivestono cariche nelle cooperative, contrariamente a quanto sostenuto dall’accusa in merito all’articolo 63 del TUEL (Testo Unico degli Enti Locali) entrato in vigore nel 2000. Tra il 2001 e il 2002, dunque, Perricone ha lasciato la carica di amministratore della Cea cooperativa, coinvolta nell’inchiesta del 2016. Secondo Perricone, invece, la Promosud, cui fanno riferimento le raccomandate di A/R prodotte dall’accusa, sarebbe l’omonima società costituita con la ditta del marito della consulente contabile, Vincenzo Puma, facente parte del Consorzio Alcaexport, con sede legale in Piazza Pittore Renda. Il legale dell’ex vicesindaco di Alcamo, Giuseppe Benenati, invece, ha chiesto al suo assistito se fosse a conoscenza di rapporti tra la Promosud e il CPI di Palermo. Perricone ha dichiarato di non ricordare.

Davanti al collegio dei giudici, presieduto dal dottore Enzo Agate e a latere le dottoresse Roberta Nodari e Chiara Badalucco, come anticipato sopra, è stata poi esaminata, dal sostituto procuratore, l’ex legale rappresentante della Promosud, Marianna Cottone. Innanzitutto le è stato chiesto di specificare il suo legame con Pasquale Perricone. La Cottone ha dichiarato di avere instaurato all’inizio un rapporto di lavoro, poi, diventato “purtroppo” sentimentale. In seguito, ha aggiunto di non volere parlare della sua relazione con l’ex vicesindaco, finita sulle pagine dei giornali una volta diventata nota l’inchiesta della magistratura trapanese. Infatti, ha precisato di avere sofferto a causa della sua storia resa pubblica. Successivamente, l’ex amministratrice della cooperativa ha raccontato in che modo ha cominciato a lavorare per la Promosud. Infatti, dopo aver conseguito la laurea in Economia aziendale nel 2007, è stata assunta con contratto a tempo indeterminato l’anno successivo come segretaria della Imex, società di Perricone, con sede in via Ferro.

Nel 2011, le sarebbe stato richiesto da Perricone di assumere la carica di legale rappresentante della Promosud, società che si occupa della formazione professionale, rassicurandola sul fatto che si trattasse di un ruolo formale. Marianna Cottone ha specificato di avere accettato la proposta per paura di essere licenziata, un’ipotesi che non si sarebbe potuta permettere dal momento che la sua famiglia non si trovava in ottime condizioni economiche e poteva contare solamente sul suo stipendio per andare avanti. Dopo, ha confermato quanto dichiarato nel verbale d’interrogatorio del pubblico ministero svoltosi nel 2016 e in parte letto in tribunale. Per la Cottone, l’ex vicesindaco si sarebbe approfittato di lei, trovandosi in un periodo della sua vita di non lucidità. Al contrario della sua, quella di Perricone sarebbe una personalità forte, tanto da averlo definito “autoritario”. Inoltre, ha confermato di sentirsi da lui intimidita. La sua preoccupazione era quella che il politico alcamese potesse “sbandierare” la loro relazione. Perricone, infatti, è coniugato. Contrariamente a quanto dichiarato dallo storico esponente del PSI alcamese, durante una delle udienze del suo esame, Marianna Cottone ha voluto precisare che non aveva alcun margine di autonomia nello svolgimento della sua attività e nessuno spazio. “Tutto bypassava da lui” ha dichiarato in aula. Per quanto concerne poi la galassia di società finite sotto l’attenzione della magistratura, la Cottone ha affermato che queste venivano da lui gestiste “come tutto il resto”.

Nello specifico, le domande del PM si sono concentrate su due bandi pubblici regionali ai quali si era presentata la Promosud: l’avviso 6 del 2009 e l’avviso 1 del 2013. Il primo è stato presentato da Crocetta Failla, legale rappresentante della Promosud prima della Cottone. Quest’ultima invece si è occupata di avviare il progetto del corso “Il lavoro di fabbro in ferro”, ha spiegato in aula. “Ho sbagliato a non pormi domande, non avevo esperienza” ha dichiarato in merito agli avvicendamenti nelle cariche all’interno delle società riconducibili, per l’accusa, all’ex vicesindaco di Alcamo. Riguardo all’avviso 6, il pubblico ministero ha chiesto delucidazioni relativamente ad una conversazione intercettata l’8 agosto del 2014, all’interno degli uffici di via Goldoni, e avente ad oggetto la redazione della documentazione di supporto alla rendicontazione finale del corso menzionato. In particolare, l’emissione delle fatture in favore di alcuni professionisti. Nel corso del colloquio citato Marianna Cottone riferisce infatti a Pasquale Perricone che le dispense prodotte dal commercialista Vincenzo De Luca e dell’ingegnere Giuseppe Di Bona sono state realizzate dalla stessa e da Valentina Artale. Il pubblico ministero ha chiesto, quindi, quali rapporti vi erano tra il commercialista De Luca e Perricone. La Cottone ha precisato che il primo era il suo consulente fiscale. Inizialmente aveva seguito la Imex, dopo la Promosud, la Paidos, la Work in Porgress e l’Ambiente e servizi. Invece, ha affermato di non ricordare se la figlia dell’ingegnere Di Bona avesse avuto ricevuto degli incarichi per l’altro avviso regionale, quello del 2013. Poi, ha spiegato che le fatture che stavano predisponendo, oggetto della conversazione suddetta, erano quelle relative all’avviso del 2009, il cui corso è iniziato nel 2011, ma ha voluto anche precisare che nulla è stato sistemato a posteriori riguardo la rendicontazione del corso e di augurarsi che venga fuori la verità. Secondo la Cottone, infatti, si sarebbe fatta confusione su tali progetti per le diverse rettifiche che la Regione apportava durante l’espletamento dei corsi. In seguito, è stato domandato dal sostituto procuratore se avesse firmato lei, al posto dei professionisti, i diari di bordo e i timesheet oggetto di contestazione di una verifica della Deloitte, società incaricata ai controlli dall’Assessorato regionale competente, come dalla stessa riferito all’ex vicesindaco di Alcamo a bordo della sua auto nel corso di una conversazione intercettata. L’ex legale rappresentante della Pormosud ha spiegato che per gli enti con un solo allievo non erano obbligatori i citati documenti e di avere prima apposto lei la firma dei professionisti, ai quali erano stati affidati gli incarichi di docenza, e successivamente di averli fatti sottoscrivere a chi spettava. Riguardo poi ai compensi relativi alle docenze per Espet (ente amministrato da Perricone e per il quale è in corso un altro processo parallelo a carico del politico alcamese e della Cottone) che Fabio Bardi, marito allora di Vitalba Palmeri, dipendente della Promosud e amministratrice della Dafne Consulting ( altra società per l’accusa riconducibile all’ex vicesindaco), avrebbe in parte restituito a Perricone, Marianna Cottone ha affermato di non conoscere dipendenti che avessero ridato soldi al politico alcamese. Dunque, non ha ricordato quanto dichiarato in una conversazione del 2014 con lo storico esponente del Psi relativamente a tali somme.

Successivamente, le è stato chiesto dalla dottoressa Penna se sapesse da chi fossero state emesse delle fatture per la tinteggiatura dei locali di via Goldoni, dove si svolgevano le lezioni dei corsi. L’ex amministratrice della Promosud ha dichiarato di ricordare che fossero state emesse da Paidos e Work in Progress ( soci della stessa) una nei confronti della Promosud e l’altra nei confronti di Espet, la prima nel 2011 e la seconda nel 2012. Solo in seguito ai controlli della Deloitte, sarebbero stati acquisiti tre preventivi previsti dal bando e tutti effettuati dalle società riconducibili a Perricone e ai suoi sodali per gli inquirenti (Work in Progress, Paidos ed Imex Italia Srl). Per la Procura, le fatture sarebbero verosimilmente false, dal momento che i locali erano stati ristrutturati e, quindi, oggetto di lavori nel 2008. Quindi, la Cottone non ha ricordato quanto da lei dichiarato nell’interrogatorio del pubblico ministero del 2016 in cui aveva sollevato i dubbi sulla regolarità di suddette opere, contestate, tra l’altro, dall’ispettore della Deloitte, non considerandole di manutenzione ordinaria. Altro quesito posto dall’accusa ha riguardato il contratto di affitto delle apparecchiature informatiche tra la Paidos e l’Espet. Per la Procura, la stessa attrezzatura sarebbe stata noleggiata alla Promosud, la quale a sua volta l’avrebbe comprata da Paidos ad un prezzo maggiorato dopo l’utilizzo di 11 mesi. Anche in questo caso i preventivi sono stati presentati successivamente alla società che si occupava dei controlli. Marianna Cottone ha invece affermato che queste fossero diverse. Sempre sui dubbi sollevati nell’ambito del suo interrogatorio del 2016 sulla fattura relativa all’implementazione del sito web della società Promosud, ha dichiarato che questo era esistente ma non aveva certezza che l’avesse realizzato la Exo che aveva emesso la fattura per l’appunto.

In seguito, la Cottone è stata sentita sull’avviso 1 del 2013. Nello specifico, sul suo contratto di apprendistato stipulato con la Promosud, per partecipare al corso “Operatore di vendita” del 2015, finito sotto la lente di ingrandimento degli investigatori. Il corso si sarebbe dovuto svolgere a San Giuseppe Jato, ma di fatto, come dalla stessa affermato, non è stato mai espletato. Comunque, ha aggiunto, non è stato alla fine rendicontato. Il pubblico ministero ha chiesto se vi fossero degli accordi con il funzionario del CPI di Alcamo, Emanuele Asta, per quanto concerne i controlli delle lezioni. La Cottone ha spiegato che sarebbero stati avvisati nel caso di verifiche e che la stessa le avrebbe apprese una volta informata da Perricone. In questo stesso periodo l’Asta avrebbe contattato entrambi per chiedere il conferimento di incarichi professionali a sue parenti. Marianna Cottone ha ricordato della richiesta pressante del funzionario dello svolgimento di un tirocinio in campo amministrativo per la nipote, Lea Accardo, presso la Promosud. Richiesta che non avrebbe potuto soddisfare per mancanza dei requisiti necessari. La nipote del funzionario aveva un diploma di biologa. Invece, non ha ricordato richieste per la moglie, Antonella Ruisi, in riferimento ad una conversazione citata dal sostituto procuratore Rossana Penna su degli incarichi, non finanziati, per ulteriori corsi OSS. Infine, sulle Postpay aperte da Marianna Cottone, l’ex amministratrice della Promosud ha spiegato che è stato Pasquale Perricone a chiederle di aprirne un’altra, rispetto a quella che stava attivando per sé stessa, perché gli sarebbe servita per un collaboratore che operava a Cuba. Poi, una volta ottenuta la carta, ha precisato di averla consegnata al politico alcamese. Nel corso dell’udienza, il pubblico ministero ha depositato alcuni atti, annunciati in precedenza, avendo ricevuto il consenso della difesa. Dal tribunale è stato acquisito anche il bilancio della società Paidos, accompagnato da una relazione. La prossima udienza si terrà l’11 gennaio del 2021.

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