Ignazio Corrao lascia i 5 Stelle: “Volevamo la rivoluzione culturale, ma quel Movimento non c’è più”

redazione

Ignazio Corrao lascia i 5 Stelle: “Volevamo la rivoluzione culturale, ma quel Movimento non c’è più”

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giovedì 03 Dicembre 2020 - 14:06

Ignazio Corrao ha deciso di lasciare il Movimento 5 Stelle. Attivista di lungo corso dei pentastellati, Corrao è stato eletto nel 2014 all’Europarlamento, venendo poi confermato 5 anni dopo nel collegio Isole (Sicilia e Sardegna). Il malessere del parlamentare alcamese era noto da tempo, così come le sue posizioni critiche nei confronti delle scelte del movimento. Con un lungo post pubblicato sulla propria pagina facebook, Corrao ha tracciato a grandi linee le ragioni della sua scelta, scegliendo un incipit per certi versi sentimentale: “Quando una lunga e intensa storia d’amore finisce, mi insegna chi ci è passato, si passano diverse fasi. Dal rifiuto di accettare che questa non sia più quella che era, quindi il rifiuto dell’idea di perdere qualcosa che si ama, si passa al disperato tentativo di recuperarla, di riavere indietro quel bellissimo rapporto che vive ancora nei nostri pensieri. Superate queste due fasi, in cui tenti in ogni modo di recuperare le cose con un atteggiamento costruttivo, di solito subentra una terza, quella caratterizzata da rabbia e frustrazione a causa di tutti i tentativi andati a vuoto, che alimentano una delusione che ti porta verso una botta di realismo e quindi dritto verso la fase 4, quella in cui sostanzialmente perdi le voglia di rivalsa e le speranze che le cose si possano recuperare. Una fase caratterizzata da tristezza, delusione, malinconia e perdita di fiducia. Fase che per fortuna generalmente passa e viene superata dalla fase finale, quella della accettazione della realtà. In cui si elabora l’accaduto, lo si razionalizza e si volta pagina, si va avanti portandosi questa esperienza nello straordinario e personalissimo bagaglio della nostra vita”.

Corrao ricorda nel suo lungo post l’entusiasmo con cui a 21 anni cominciò a seguire il blog di Beppe Grillo che, di lì a poco, portò alla nascita dei primi meetup. “A quei tempi io ricordo cosa dicevamo, facevamo fiato sul collo per avere trasparenza dalle istituzioni e quando eleggevamo un consigliere comunale o regionale eravamo le persone più felici del Mondo perchè avevamo qualcuno che da dentro potesse tirar fuori informazioni e documenti e renderli conoscibili ai cittadini, attraverso la rete. Attraverso questa attività di divulgazione eravamo certi che la pressione su una politica autoreferenziale e senza trasparenza sarebbe stata tale da spazzarla via. Abbiamo lottato e dedicato giornate, settimane, mesi e anni interi per divulgare questi messaggi e aumentare il numero di persone disposte a farlo. Parlavamo di democrazia diretta ma il reale obiettivo era una rivoluzione culturale, fare in modo che un cittadino informato fosse un cittadino consapevole e quindi un cittadino libero, che non crede alla propaganda e alle bugie che vengono vendute come verità sui media (a anche sui social da qualche anno). Per anni ci siamo riusciti ed è stato meraviglioso, straordinario. Una incredibile storia che mi porterò nel cuore per tutta la mia vita e di cui sono stato testimone oculare e anche protagonista. Ero in prima linea quando per anni ci siamo trovati con persone del tutto estranee alla politica e agli interessi che ci girano intorno, persone che ci hanno messo la faccia e il tempo gratuitamente, anzi spesso ci hanno messo denaro di tasca, perchè uno dei cavalli di battaglia era quello che non ci volessero barche di denaro pubblico per far politica. Era vero”.

Corrao ritiene che il primo evento, estremamente traumatico, che ha cambiato la storia e il percorso del m5s è stato la scomparsa di Gianroberto Casaleggio (aprile 2016): “con lui se ne va una sorta di filtro e di garanzia, sia nell’attuazione di scomode azioni politiche che di respingimento degli assalti del sistema. Non posso dire con certezza che tutto cambia da quel momento ma di sicuro da lì inizia un lento ma inesorabile percorso di snaturamento”.

Poi, nel 2018, la nomina di Luigi Di Maio alla carica di capo politico del Movimento che precede la vittoria elettorale con il 33% dei consensi e il contratto di governo con la Lega a sostegno del primo esecutivo guidato da Giuseppe Conte.

“Nei primi mesi dai neofiti di Governo – ricorda Corrao – il moVimento 5 Stelle ha la spinta del popolo e dalla gloriosa campagna elettorale appena conclusa e fa il MoVimento 5 Stelle: impone il rispetto del contratto, detta i tempi e l’agenda, fa pesare il suo 33%, quindi essere 2/3 della maggioranza e trasforma in legge alcuni dei punti salienti della campagna elettorale (reddito di cittadinanza, decreto dignità, spazzacorrotti, inizia l’iter per taglio vitalizi e taglio parlamentari ecc). Remiamo tutti nella stessa direzione e rivendichiamo con forza, sui media e sui territori, il lavoro che si sta portando avanti, Poi, ad inizio 2019, qualcosa si inceppa e cambia irreversibilmente. Sarà stato l’abituarsi allo strabiliante luccichio dei palazzi ministeriali romani o aver iniziato ad ascoltare più i superburocrati dello Stato che gli inascoltati cittadini? Questo non lo so, ma di sicuro da lì in avanti qualcosa si modifica e si trasforma ad un ritmo costante ed esponenziale, come in una folle corsa verso il baratro. Nel rapporto con la Lega nord qualcosa comincia a non funzionare. Salvini acquisisce troppa popolarità e incute riverenza in tantissimi esponenti del m5s, che di fatto cominciano ad assecondarlo e inseguirlo. Quello è il primo momento in cui capisco che qualcosa non funziona più, che forse si è rotto irreparabilmente”. Corrao ricorda anche le tossine della campagna elettorale per le Europee del 2019, in cui Salvini invertì i rapporti di forza, arrivando a ridosso del 40% dei consensi a fronte di un primo crollo dei pentastellati, che in quell’occasione fecero, a livello dirigenziale, “tutto quel che di sbagliato si poteva fare”.

Poi arrivò il Papeete e gli ultimi giorni del Conte I, in cui “la Lega con prepotenza dettava condizioni su ogni cosa e il m5s incassava senza proferir parola. Ricordo discussioni con molti altri portavoce in cui mi si chiedeva di abbassare i toni su Salvini e la Lega perchè non si poteva rischiare la crisi e il voto (si usavano esattamente le stesse parole che si usano in questi mesi con il PD)”.

“Quindi arriva il Conte II, rigorosamente negoziato dagli stessi che avevano invertito il rapporto di forza con il PD, con protagonista al tavolo tal Spadafora, politicante italiano che dopo aver fatto il giro delle 7 chiese (raccogliendo nomine dall’UDEUR alla margherita di Rutelli, passando per i Verdi e arrivando al PDL) trova l’anticamera del successo diventando assistente di Luigi Di Maio, luogo che gli vale la nomina prima in parlamento, poi come sottosegretario nel Conte I e quindi addirittura Ministro del m5s nel Conte II. In questa negoziazione ci si dimentica che il m5s aveva il 33% e il PD il 17%, si cede di tutto ma si salvano le poltrone di chi negozia, che ovviamente i dem fanno pagare care”.

Poi Corrao torna sul suo mancato voto alla von der Layen e sulle dimissioni di Di Maio: “Si dovrebbe votare un nuovo capo politico entro febbraio per regolamento, ma i 30 giorni passano senza che Crimi abbia neanche pensato a come farle queste elezioni (o congresso) e con marzo arriva anche la pandemia che sospende qualsiasi velleità democratica. Che non ci sia voglia di alcun confronto interno lo dimostra il fatto che anche quando si potrebbe procedere a un congresso (d’estate), si preferisce andare a mare o fare disastrose campagne elettorali piuttosto che dotare di una leadership legittima e di democrazia interna il partito di maggioranza relativa che governa il nostro Paese. In qualsiasi Paese democratico una cosa del genere sarebbe stata inaccettabile, da noi invece è stato normalissimo che per quasi un anno decisioni delicatissime siano state prese da un cerchio magico a titolo personale senza alcun confronto e legittimazione interna”.

Per Corrao, il nuovo m5s “è stato campione di opacità”: “Nessuno sa quante persone sono state nominate, chi sono, che titoli hanno e quanto guadagnano. Nei ministeri, nelle partecipate, nelle agenzie, nei parlamento, La nostra battaglia per la trasparenza e meritocrazia è un ricordo lontano”. Bocciata anche la campagna elettorale per le regionali e il referendum sul taglio ai parlamentari: “dopo una serie di contraddizione e l’esperimento di presentarsi con le accozzaglie dell’ultimo minuto che avevamo sempre combattuto, di fronte ad una debacle totale abbiamo ascoltato i dirigenti esultare perchè i cittadini avevano votato per mandare a casa un po’ di parlamentari (probabilmente anche loro stessi)”.

Dulcis in fundo, per Corrao, arriva la giravolta sul MES: “Dire lo avalliamo ma “non lo attiveremo” è una clamorosa offesa a chiunque possiede un cervello e anche una incredibile violazione del programma elettorale. Il nostro impegno con i cittadini era di fare il massimo per smantellare, liquidare il fondo salva stati e altri strumenti di austerity. Ma davvero pensano che la gente sia tutta stupida e possa credere al fatto che mentre dici una cosa (convintamente peraltro: “siamo tutti contro il MES”) contemporaneamente fai l’esatto opposto? Per mesi, anni abbiamo alzato la pressione su tutti per superare questo strumento (la riforma che vogliono avallare è la stessa a cui c’eravamo opposti un anno fa peraltro). Abbiamo massacrato comunicativamente il centrodestra e Monti per aver negoziato, avallato e ratificato quello in vigore e adesso noi al governo ne avvalliamo un altro anche peggiore?”.

Tutto ciò porta Corrao a scrivere che ormai, dopo varie delusioni e mesi di tentativi andati a vuoto di cambiare le cose dall’interno, vede con distacco crescente un movimento che ormai è parente lontano di quello del passato e che aveva “scaldato i cuori di milioni di cittadini”.

“Non credete alle tante fake news che i difensori del nuovo partito mettono in giro per screditare chi voleva difendere il programma elettorale. Non vi è in corso alcuna manovra per far cadere il governo e fare cadere il Paese nelle mani delle destre, non c’è da parte mia e dei miei colleghi alcuna simpatia verso le opposizioni. Non c’è alcuna regia o partecipazione di componenti romane (Di Battista ad esempio con le decisioni che prendiamo noi eurodeputati non c’entra assolutamente niente, checché ne dicano i giornali) nella nostra decisione. C’è invece grande voglia di rispettare gli impegni presi con i cittadini e perseguirli con mano ferma, senza cedere al “volemose bene” delle istituzioni italiane, per cui le elezioni sono una formalità e le cose vanno come devono andare comunque. Credo che rispettare i programmi elettorali e la diversità per cui si viene votati non sia solo una qualità, ma un precipuo dovere nei confronti dei cittadini. Se si è deciso di cambiare programmi dopo il voto, non c’è niente di illegale, ma non mi si può rimproverare perchè non ho intenzione di farlo. Se dovevamo fare le stesse cose che fanno quelli che c’erano prima potevamo dedicarci al nostro lavoro ed evitare di dedicare 10 anni di vita a creare alternative. Io ritengo di avere il dovere di portare avanti quelle istanze di tutela del territorio, dell’ambiente e di politiche commerciali ed economiche alternative a quelle perpetrate da anni dal partito unico, a favore dei grandi e contro i piccoli. Alcuni ritengono che se si esce da un partito dopo essere stati eletti (nel mio caso 2 volte con barche di voti di preferenza, che sono certamente legati alla lista ma hanno un valore, altrimenti uno stacco di decine di migliaia di voti tra un candidato e l’altro, ed io ho corso anche pesantemente penalizzato, non avrebbe ragione di esistere) ci si dovrebbe dimettere, anche io ero di questo avviso. Il problema è che in questo anno chi gestisce il m5s sta violando tutte le regole e tutti i programmi per cui siamo stati eletti, mentre alcuni di noi li stanno rispettando. Mi chiedo quindi se non si dovrebbe dimettere chi, dopo essere stato votato per portare avanti un programma alternativo, continua ad imporre azioni e voti riconducibili a PD e Forza Italia. Mi chiedo se non si dovrebbe dimettere chi contravviene al nostro statuto svendendo il nostro programma elettorale, chi prova a giustificare oggi in modo improbabile (avete sentito anche voi la supercazzola “avalliamo il nuovo MES ma siamo contrari e con noi al governo non sarà mai attivato”? E allora perchè abbiamo attaccato per mesi quelli che avevano avallato e ratificato gli altri strumenti di austerity? Neanche loro li hanno attivati finora) ciò che è inaccertabile. Si dovrebbe dimettere che sta utilizzando da mesi la comunicazione del fu Movimento 5 stelle per confondere e disinformare i cittadini (negli ultimi mesi ci sono decine e decine di esempi di tentativi di giustificare l’ingiustificabile e di spostare l’attenzione altrove). A me sembra nettamente più grave imporre un cambio di politica in corso (peraltro senza alcun confronto democratico). Quindi se qualcuno dovrebbe dimettersi è proprio chi sta facendo questo, lasciando attraverso le continue giravolte senza rappresentanza milioni di cittadini che ci hanno votato per fare qualcosa di diverso rispetto a quello che hanno sempre fatto centrodestra e centrosinistra, cittadini che hanno votato un programma e sono rimasti orfani di rappresentanza”.

Infine, con queste parole Ignazio Corrao conclude il suo lungo post: “Ho provato a spiegare le tappe di questa trasformazione e preferirei non tornare più sull’argomento. E’ una cosa difficile, che fa male. E’ la tua famiglia che non c’è più. Per anni abbiamo condiviso non solo un progetto, ma esperienze, emozioni, stanze e confidenze di ogni tipo. Mantengo rispetto per molti dei miei colleghi e amicizia per altri e non ho intenzione di togliere tempo al lavoro litigando con loro. Così come non ho intenzione di offendere la mia intelligenza e il mio percorso scendendo al livello di fango di alcune persone che non si sarebbero presi manco nel NCD e che una volta saltate sul carro, abusano di un simbolo e di un nome con cui non c’entrano nulla. Ma queste ultime hanno solo velocizzato e imbruttito, con grande tornaconto personale, un processo che sarebbe avvenuto comunque. Forse sarebbe auspicabile un cambio di nome per salvaguardare il ricordo di qualcosa di molto bello, di storico, di unico, che rischia di essere rovinato anche nel ricordo, nell’immagine collettiva”.

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