Depuratori siciliani: pochi a norma, attivi solo il 17,5% ma quello di Marsala funziona: l’analisi della deputata 5Stelle Licatini

Tiziana Sferruggia

Depuratori siciliani: pochi a norma, attivi solo il 17,5% ma quello di Marsala funziona: l’analisi della deputata 5Stelle Licatini

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martedì 22 Settembre 2020 - 18:33

La Sicilia ha il tasso più basso di tutta la Nazione. Depura per meno del 50%. Dei 438 impianti presenti, soltanto il 17,5% è attivo perché in regola e a norma. Il resto non ha autorizzazioni allo scarico oppure ce l’ha scaduto. Ci sono risorse finanziarie disponibili già dal 2012 con la Delibera CIPE del 2012 e queste risorse la Sicilia non le ha nemmeno utilizzate. Questa è la prova che la depurazione delle acque reflue non è un tema che sta a cuore di molti amministratori locali e regionali”.

Una disamina in chiaroscuro e senza troppi sconti quella emersa nell’esclusiva intervista pubblicata a poche ore dalla conclusione della visita ambientalista dell’onorevole Caterina Licatini nel nostro territorio. La deputata mazarese, sostiene la candidatura a sindaco di Aldo Rodriquez e con lui si è recata a controllare lo “stato di salute” del depuratore di Marsala di Contrada San Silvestro per appurare il buon funzionamento e rendersi conto di persona del buon utilizzo delle acque purificate.

On. Licatini, lei fa parte della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici. Recentemente lei ha visitato molti depuratori siciliani. In che stato li ha trovati?

La Sicilia ha il tasso più basso di tutta la Nazione. Depura per meno del 50%. Dei 438 impianti presenti, soltanto il 17,5% è attivo perché in regola e a norma. Durante il lockdown ho girato un po’ per controllare i depuratori siciliani. Molti di questi erano spenti.

E gli altri?

Molti non hanno autorizzazioni allo scarico oppure le hanno scadute. Ci sono risorse finanziarie disponibili già dal 2012 con la Delibera CIPE del 2012 e queste risorse la Sicilia non le ha nemmeno utilizzate. Questa è la prova che la depurazione delle acque reflue non è un tema che sta a cuore di molti amministratori locali e regionali”.

La gestione di un depuratore ha ovviamente un costo.

Il cruccio maggiore di chi gestisce i depuratori è la produzione di fanghi che si creano depurando le acque reflue. Questo fango va smaltito in maniera opportuna e con una procedura particolare. Si tratta di materiale pericoloso ed inquinante e che a volte, per inerzia, per un ritorno economico, per accelerare il percorso di smaltimento, si preferisce spegnare l’intero impianto e quindi non produci fanghi, ovvero materiale di scarto oppure si decide di liberarsene in maniera impropria”

Questo fango a norma di legge come andrebbe smaltito?

Il fango prima va messo in determinate vasche dove avviene il processo di essiccamento. Il fango asciutto si riduce in volume e questo facilita anche il trasporto, dopo di che va smaltito. Poi viene consegnato a delle aziende specializzate che vengono a prelevare il fango secco che deve essere sottoposto a processo di ossidazione anaerobica e può essere utilizzato per produrre energia. La Sicilia ha pochi impianti di questo genere oppure sono troppo distanti dalla sede principale, pertanto questo complica le cose e a monte si preferisce liberarsene diversamente”.

Lei ieri ha visitato, insieme ai senatori Pietro Lorefice e Luca Briziarelli e al candidato sindaco Aldo Rodriquez, il depuratore di Marsala. In che stato lo ha trovato?

L’impianto di depurazione di Marsala è fondamentalmente funzionante. L’acqua depurata, con un trattamento all’ozono, può essere utilizzata anche per irrigare i terreni. E di fatto è così. Depurare le acque reflue è importante. Se questo non avviene inquiniamo il mare e le coste. Questo rappresenta un danno di natura economica. L’Europa ha già avviato 4 procedure di infrazione per l’Italia e 2 di queste hanno già subìto condanna e pagherà 25 milioni di euro più 30 milioni di euro per ogni semestre di ritardo”. 

CATERINA LICATINI, LOREFICE E BRIZIARELLI

Nei Comuni vicini, invece, com’è la situazione?

A Mazara c’è un paradosso e le faccio un esempio prendendo in esame anche Marsala, dove il commissario ha in carico 2 cantieri. Uno riguarda il collettamento della zona periferica di Marsala al depuratore e l’altra riguarda il collettamento della zona centro Mazara, al depuratore. In entrambi i casi, i lavori, sono già avviati. A Mazara si dovrebbero aprire 3 cantieri. Uno è appena partito ovvero il collettamento della zona Trasmazaro-Tonnarella al depuratore. Negli altri 2 casi, solo per la presentazione del progetto esecutivo del potenziamento dell’impianto che non è in grado di soddisfare il 100% dei reflui della popolazione, ci sono stati e ci sono problemi”.

Che tipo di problemi?

Il progetto è stato elaborato da chi non aveva nemmeno le competenze per farlo e dopo anni è stato chiesto di fare delle integrazioni e il Comune, dopo anni, è stato costretto a fare un avviso di gara per affidare all’esterno la progettazione della condotta che raccoglie i reflui dalla zona centrale e per il potenziamento del depuratore stesso”.

Ci vuole competenza ma anche amore per l’ambiente, vero?

Sì, è così. La differenza la fa il politico coscienzioso e serio e che ha al cuore l’ambiente e che non auspica soluzioni tampone ma vuole creare un sistema nuovo, rispettoso delle regole.

Aldo Rodriquez, Caterina Licatini e alcuni candidati consiglieri Cinquestelle

Tiziana Sferruggia

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Un commento

  1. ma i carabinieri non dovrebbero controllare?
    Ci sara’ un documento che attesta quali depuratori sono stati controllati e quando?

    Perche’ in sicilia i depuratori sono fermi mentre nel resto dell’Italia funzionano tutti e l’autorità giudiziaria li controlla regolarmente?

    Personalmente ne ho visitati alcuni in Calabria anni fa, piu’ o meno stessa situazione…

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