Scrive Martina Lo Cascio sul ricovero di Berlusconi e la sanità per la gente comune

redazione

Scrive Martina Lo Cascio sul ricovero di Berlusconi e la sanità per la gente comune

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domenica 06 Settembre 2020 - 10:44

Ho visto un articolo riguardante Berlusconi. Io non ho nulla con questo signore è mi dispiace perché si è ammalato, ma non posso tollerare assolutamente il fatto che anche in un ospedale ci possa essere così tanto lusso, ora in allegato vi mostrerò le foto.

Come prima cosa è una suite ampia circa 300 metri quadri con nove nove stanze e tre bagni.

2 la suite si trova al sesto piano del padiglione “Diamante” dell’ospedale San Raffaele di Milano.

3 La suite è anche fornita di Wi-Fi, stampa internazionale, rinfreschi e bibite. A disposizione parrucchiere, estetista, massaggiatori professionali.

Cioè ma stiamo scherzando?

I dottori sì lamentano perché non ci sono abbastanza stanze per ricoverare le persone e poi arriva il signor Berlusconi e tutto diventa più grande e spazioso?

Il posto c’è sempre.

Lui è solo uno ed ha disposizioni 9 stanze.

In questa Italia non andiamo avanti per lo schifo che esiste, perché appena vedono soldi non capisco più nulla.

I soldi contano più di tutto vero? I soldi contano più delle vite delle persone?

Rimanendo in tema voglio raccontare in breve una mia esperienza personale.

Tre anni fa ho perso l’amore più grande della mia vita: mio padre Benedetto Lo Cascio, una persona con dei grandi principi, una gran voglia di vivere, una persona con un grande coraggio, una persona onestà ma soprattutto leale, una persona che avrebbe fatto la differenza se solo ci avessero dato l’opportunità.

Lui stava bene, un giorno accusò un dolore alla schiena, tutti pensarono che fosse “ernia disco” mentre purtroppo era un maledetto cancro al IV stadio.

Lui non si arrese mai, combattè come un leone, amava noi e amava la vita.

Era ricoverato alla casa di cura Torina di Palermo, le chemio che ci arrivava non si trovava nella clinica ma bensì ci arrivava da altri posti e con molto ritardo.

Mio padre era in cura con un noto dottore, lui lavorava però alla clinica Maddalena di Palermo e lo seguiva da lontano.

Mio padre però era in un letto immobile ed aveva una frattura metastatica all’anca quindi non si poteva muovere.

Io pregai quel dottore di trasferire mio padre in quella clinica perché non poteva spostarsi un giorno alla clinica Torina per la chemio è un giorno alla clinica Macchiarella per la radioterapia era una persona che aveva bisogno di un ospedale dove c’erano entrambe le cose.

Questo dottore noi lo pagavano profumatamente ogni visita, ma lui mi diceva sempre “ora vediamo”, fin quando mio padre si aggravò.

Io e la mia famiglia abbiamo ricoverato mio padre all’ospedale Borsellino di Marsala, dove qui non c’è nemmeno un reparto oncologia e l’hanno messo nel reparto urologia. […] La notte del 31/10/2017 mio padre morì, perché non avevano nemmeno mezzi per aiutarlo. Da quella sera il mio cuore si spezzò, persi la mia ragione di vita, la mia anima.

Io prometto papà che se potrò fare qualcosa, la prima cosa a cui penserò sarà la sanità che abbiamo qui..

Perché sto dicendomi tutto questo?

Perché non posso accettare ASSOLUTAMENTE che per i soldi una persona con un corona virus venga ricoverato in un appartamento che viene definito DIAMANTE solo perché è il signor BERLUSCONI e mio padre solo perché era una persona comune era ricoverato in un ospedale dove non c’era nemmeno il reparto di radioterapia e non solo in una stanza erano in 5, tutte persone con cancro metastatico, persone che erano molto delicate e avevano il diritto di avere una stanza ciascuno perché erano propense a prendere influenze come febbre ecc e loro avendo gli anticorpi bassi era ancora più rischioso e potevano morire non solo per il cancro ma anche per via di una semplice polmonite.

Martina Lo Cascio

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Un commento

  1. Cara Martina, abbi la forza di andare avanti … conoscevo tuo padre sin da ragazzo … oltre che essere colleghi, seppur, di diverse Forze dell’Ordine!
    Uomo di grande bontà d’animo!
    Ti abbraccio, Diego.

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