L’invasione di Musumeci

Vincenzo Figlioli

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L’invasione di Musumeci

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martedì 25 Agosto 2020 - 09:02

Un giorno i libri di storia dedicheranno una sezione a parte dei loro volumi al tema dell’immigrazione nei primi decenni del ventunesimo secolo. Ci racconteranno, soprattutto, di come un tema così delicato e complesso sia stato oggetto delle peggiori strumentalizzazioni politiche. Sulla pelle e sulla vita dei migranti in arrivo dal Sud del mondo fuggendo da guerre, persecuzioni e povertà continuano ad alternarsi slogan, annunci, campagne mediatiche, ordinanze, decreti.

Il protagonista assoluto delle ultime ore è stato il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci che ha annunciato e poi firmato un provvedimento in cui si dispone lo sgombero degli hotspot e dei centri di accoglienza attivi sull’isola, con il conseguente ricollocamento dei rispettivi ospiti sul territorio nazionale. Più o meno la ratio sembra la stessa delle ordinanza con cui, a fronte delle varie emergenze rifiuti che si sono registrate nel tempo, si è precedentemente disposto il conferimento dell’organico o del secco residuo presso impianti che si trovano in altre aree geografiche. Il linguaggio della burocrazia è anche questo, sospeso tra tecnicismi (talvolta un po’ ottusi) e necessità politiche. Tuttavia, non ci vuole molto a capire, leggendo quest’ordinanza, che un ente, per quanto a Statuto speciale, non può imporre l’accoglienza dei migranti ad altri enti. La questione, diversamente da quella riguardante i rifiuti, è di competenza nazionale, come ha ricordato il Ministro dell’Interno Lamorgese. Di conseguenza, l’ordinanza di Musumeci può essere considerata alla stregua di una provocazione o di un tentativo di pressing nei confronti del governo nazionale.

C’è però un aspetto, più degli altri, che mi ha colpito in queste ore: l’utilizzo, da parte del presidente della Regione del termine “invasione”. Lo stesso che utilizzano coloro che credono nel cosiddetto piano Kalergi: un disegno, portato avanti dalle élite turbocapitaliste (per dirla con Fusaro), che attraverso l’immigrazione africana e asiatica porterebbe a un unico gruppo multietnico meticcio “senza qualità e coscienza”, considerato più facilmente manipolabile. “Le parole sono importanti”, ammoniva il Nanni Moretti di “Palombella rossa”, per cui, al di là dei tentativi di Musumeci di spiegare che la sua ordinanza era a tutela delle condizioni di vita dei migranti ospitati negli hot spot o nei centri di accoglienza, sarebbe interessante capire se il nostro presidente della Regione condivide la teoria del complotto di chi crede nell’esistenza del piano Kalergi o se l’utilizzo del termine “invasione” sia stato usato in maniera superficiale, senza pensarci troppo. Esattamente come il copia incolla del burocrate che ha trasformato un’ordinanza sull’emergenza rifiuti in una sull’emergenza migranti.

La sensazione è che, ancora una volta, il tema dell’immigrazione sia stato utilizzato strumentalmente, vista la campagna elettorale incombente, con 61 Comuni siciliani che si preparano al voto. Probabilmente, per la stessa ragione, il governo nazionale – di tutt’altro colore politico – tiene ancora in piedi i decreti sicurezza di Salvini, nella convinzione che un loro superamento legislativo sarebbe un boomerang in vista delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre. Evidentemente, si ritiene che la popolazione italiana non abbia la maturità per accogliere decisioni che andrebbero contro le campagne xenofobe di questi anni. Così, da un lato prevale il cinismo, dall’altro la mancanza di coraggio. E i diritti umani restano costantemente sullo sfondo, in attesa di poter trovare un po’ di spazio tra una campagna elettorale e un’altra.

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