Scrive Barbara Aprea: “Ministra, dopo il Covid la scuola deve cambiare”

redazione

Scrive Barbara Aprea: “Ministra, dopo il Covid la scuola deve cambiare”

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mercoledì 13 Maggio 2020 - 09:00

Oggi, 13 maggio 2020, sono più di due mesi che il mondo si è fermato.

Dicono che c’è un virus, il covid 19, che può essere letale perché non conoscono ancora il vaccino ne la cura e perché i posti in ospedale sono pochi, quindi, dobbiamo stare tutti a casa.

La gente ha paura, ha fame, si lamenta, si annoia, tutti, tranne i bambini.

Si perché come al solito dovremmo prendere esempio proprio da loro e dal loro spirito di adattamento.

Oggi più che mai abbiamo avuto il tempo di osservarli, ascoltarli, stargli vicino e, se siamo stati fortunati, anche di imitarli.

Cos è che gli manca? Cos’è che invece li fa stare bene? Ve lo siete chiesti? O avete pensato, come al solito, solo a voi stessi, ai vostri lavori, alla carriera, allo sport, all’amante e a tutto quello che non potevate più continuare come prima?

Beh io nel mio piccolo ho cercato di osservarli, di capirli e di immedesimarmi.

Quello che gli manca è la socializzazione con altri bambini come loro, con gli stessi interessi e la stessa gioia di vivere, voglia di giocare, di conoscere, di scoprire e di crescere. Si perché ormai noi adulti tutto questo lo abbiamo dimenticato o semplicemente non ci basta più. Siamo cresciuti e quello che abbiamo conosciuto o scoperto non ci piace poi tanto, quindi, ci riempiamo di cose materiali e di interessi futili per non pensare.

Gli manca la natura, la libertà di uscire a fare una passeggiata, a piedi, in bici, correre dietro ad un pallone, saltare, arrampicarsi, giocare a nascondino. Quella natura e quella libertà che manca anche a noi adulti, esseri umani, che dobbiamo lavorare quasi tutte le ore della nostra giornata e per farlo spesso dobbiamo vivere in delle città non a misura d’uomo dove la natura la vediamo con il binocolo o sui giardini verticali che qualche “genio” si è inventato. Per chi invece è fortunato e vive al mare o in montagna, le cose non sono molto diverse, perché la società consumistica che abbiamo creato ci allontana sempre più dalla natura e ci fa sentire scollegati da essa e da noi stessi. Se invece sentiamo forte il suo richiamo e ci avviciniamo ad essa veniamo esclusi e allontanati dalla società, una via di mezzo sembra quasi impossibile.

Li fa stare bene vedere la famiglia unita, i genitori più liberi rispetto ai loro mille impegni, mangiare cose più sane e cucinate con amore rispetto ai pranzi veloci e surgelati che gli diamo quando siamo presi dalla quotidianità. Non essere trattati come pacchi postali, ore 8 a scuola, ore 15 a danza/calcio, ore 17 dalla nonna, se sei fortunato, se no a scuola tutto il giorno o con una babysitter che ti cresce e alla quale ti affezioni più che alla tua stessa mamma.

Bene allora la soluzione qual è? Riaprire al più presto le scuole? Tornare alla normalità?

Per noi adulti forse si, è la più semplice, ma se ascoltiamo i bambini, a loro non manca la scuola.

Non vogliono tornare a fare i soldatini fra i banchi, a essere trattati come pacchi postali e a vedere mamma e papà solo la domenica o in vacanza, dove spesso litigano, perchè troppo stressati o perché non sono più capaci neanche di stare insieme.

Ci vuole una scuola nuova, diversa, a misura di bambino, si perché almeno quella, gliela dobbiamo. E’ loro, ci passano la maggior parte del tempo, ed è la loro palestra, il loro ufficio, il loro locale per l’aperitivo, la loro seduta dallo psicologo, il loro ristorante, il loro parco giochi … per loro la Scuola è tutto!

Per troppo tempo siamo andati avanti con l idea che la scuola sia un parcheggio dove lasciare i nostri figli mentre noi andiamo a lavorare e facciamo la nostra vita. Per troppo tempo ci siamo accontentati di maestre che insegnano ai bambini invece che imparare dai bambini.

Per stare con i bambini bisogna “abbassarsi” al loro livello, bisogna saper giocare, scherzare, sorridere, ascoltare, intrattenere, incuriosire, condividere, ed essere da esempio. Bisogna amarli, amare se stessi e la vita, amare il proprio lavoro e chi ce lo fornisce. Ed ecco il tasto dolente. Si perché il problema non sono le maestre, non sono le presidi, non sono le mamme, il problema è lo Stato.

Questa quarantena ci ha insegnato che noi cittadini siamo in grado di obbedire come dei burattini alle leggi che vengono dall’alto, a volte fin troppo bene, alla cieca, senza attivare il nostro cervello, quindi se vogliamo che qualcosa cambi nelle scuole, per tutti, e non solo per piccole realtà fortunate, dove ci sono teste pensanti ma che da sole non vanno da nessuna parte, purtroppo, il cambiamento deve essere imposto dall’alto.

Ci sono maestre e presidi che non avevano mai acceso un pc in vita loro, non avevano mai usato una chat, famiglie che non avevano una connessione in casa, non avevano tablet ne pc, ma, obbligati dallo Stato ad attuare la didattica a distanza, si sono adattati, aggiornati, evoluti, se di evoluzione possiamo parlare.

Il cambiamento è obbligatorio, fa parte dell’essere umano e dell’universo, ci sono persone che lo attuano in maniera consapevole e volontaria ed altre che devono essere spronate per farlo, a volte addirittura obbligate, poi una volta attuato le senti dire: “ah, se lo avessimo fatto prima!”

In questo caso la didattica a distanza non è piaciuta a nessuno, ma ci abbiamo provato, ce l’avete imposta e vi abbiamo dato una chance, ora passiamo alle proposte sensate, per favore! Ai cambiamenti che nei paesi veri, quelli dove lo Stato pensa al bene dei suoi cittadini, si stanno attuando già da tempo e senza bisogno di un emergenza covid 19.

Partiamo dalle classi pollaio, 25/30 bambini in una classe chiusa, surriscaldata, piena di computer e materiali altamente tossici.

Dai libri di testo obsoleti, pesanti e del tutto inutili, dovrebbero farselo loro il libro, ognuno a modo suo, con gli appunti della lezione, con le ricerche, le foto o i disegni dei lavori svolti.

Dal dittatore, guardiano o arbitro, non possiamo più chiamarlo maestro, che deve gestire anime impazzite che litigano tra di loro, urlano, si alzano, e che, nella migliore delle ipotesi, arrivano a finire la scuola dell’obbligo, si perché ormai si va avanti solo per obblighi in questo paese.

Ma non sarebbe più bello, e più giusto, se andassero a scuola perché gli piace? E se un giorno facessero un lavoro che gli piace? Ed ecco che scatta l’invidia: ”ma per noi non è stato così, noi siamo cresciuti lo stesso, la vita è sangue e merda, per ottenere qualcosa bisogna soffrire”, e qui ci si mette anche la morale cattolica, uhhhhh!

Il fatto che siano sempre andate così le cose non vuol dire che siano giuste, e se prima potevamo solo avere dei dubbi adesso abbiamo delle certezze. Prima di tutte la felicità dei bambini, se la scuola funzionasse correttamente avremmo dei bambini felici, avremmo dei giovani soddisfatti degli studi svolti, delle scoperte fatte, del lavoro scelto e via dicendo… tutto questo purtroppo non avviene e, non è mai avvenuto nel nostro paese.

Lo Stato deve cambiare la scuola, non lo possiamo fare dal basso, si devono cambiare i programmi, cambiare le aule, cambiare le insegnanti, dobbiamo abbandonare le nostre certezze da adulti e dare più spazio ai bambini. Fiducia, deve essere la prima regola e poi pratica tanta pratica, attività fisica, arte, laboratori, visite guidate, nelle fattorie, nei musei, nelle aziende del territorio, attività all’aperto, interscambi culturali.

Sono tutte modifiche che devono partire dall’alto, dalla Ministra dell’istruzione, bisogna avere cura dei giardini e degli spazi verdi, altrimenti come possono le maestre portare i bambini fuori mettendoli in pericolo? Non che dentro le strutture fatiscenti che abbiamo siano al sicuro, ma a quelle ci siamo abituati, quindi meglio che prendano un infezione nei bagni sporchi della scuola o muoiano sotto le macerie di un tetto crollato che in mezzo alla strada o in un parco con i vetri rotti. Meglio un influenza o un virus preso in un aula chiusa piena di possibili untori, si perché per andare al lavoro ce li portiamo anche mezzi malati, che un colpo d’aria o una puntura di insetto.

Siamo assurde noi mamme italiane, accettiamo cose che non stanno nè in cielo nè in terra, forse perché siamo stanche e ci sentiamo impotenti ma dobbiamo pur andare avanti, dobbiamo far vedere di non essere meno delle altre, perché l importante è farsi accettare dalla società.

Bisogna fare manutenzione alle palestre, dare fondi ai musei e parchi, mettere a disposizione mezzi per gli spostamenti scolastici, bisogna rivedere i libri di testo e le competenze delle maestre, mandarle in pensione prima, dargli un sostegno psicologico gratuito e costante, non svolgono mansioni d’ufficio, stare a contatto con i bambini tutto il giorno non è cosa facile ne scontata. Non si studia sui libri, è una predisposizione innata, ci vuole calma, pazienza, passione, stabilità, equilibrio e centratura. E poi meno ore, ognuna per le sue competenze, una maestra di italiano non può fare arte, storia, scienze, geografia e attività motoria… ci sono milioni di persone a spasso che si sono specializzate in attività artistiche, yoga, danza, teatro, canto, facciamole entrare nelle scuole, non hanno il “titolo” ma saranno cento volte più competenti e motivate di un insegnante stanca e demotivata, facciamogli fare dei progetti durante le ore scolastiche, a breve termine in modo da verificarne le competenze, non extra, non il pomeriggio, costringendo i genitori ad interrompere il loro lavoro per fare da taxisti ai figli.

Facciamo fare l’orto nelle scuole che hanno lo spazio a disposizione, portiamo nelle aziende agricole quelli che non hanno la possibilità di farlo in loco. Facciamo fare dei murales ai ragazzi sulle pareti dei corridoi che sono sempre così tristi e cupi, questi sono solo alcuni esempi e non me li sono inventati io, sono frutto del desiderio di un ragazzino di 11 anni.

Se vogliamo fare del bene ai bambini chiediamo a loro cosa vorrebbero, non imponiamo le nostre idee, sarebbe come voler curare qualcuno che non vuole essere curato o cucinare per qualcuno che non ha fame.

Ci sono metodologie alternative, Waldorf, Montessori, persone che hanno studiato la pedagogia del bambino, psicologi, prendiamo esempio da loro, chiediamo aiuto a loro, non si potrà fare tutto in grande scala, non sarà facile e non sarà immediato il cambiamento ma l’importante è partire, iniziare da qualcosa, fare poco è meglio che non fare niente, per troppo tempo la scuola è stata abbandonata a se stessa.

Insomma non mi voglio dilungare troppo, vorrei solo che chi ha la possibilità di cambiare le cose, facesse qualcosa per questo paese, per i giovani che lo abitano e che sono il nostro futuro. Sono stanca di dover sacrificare ogni giorno ore della mia vita a far fare i compiti a dei bambini che vogliono solo giocare e essere lasciati liberi, sono stanca di accompagnarli a destra e a manca per sopperire alle mancanze della scuola italiana, sono stanca di fare l arbitro perché ormai è a questo che sono abituati e ascoltano solo sotto minaccia, maestre che danno colpe alle famiglie e famiglie che danno colpe alle maestre, un cane che si morde la coda ma non cambia mai niente.

Sono stanca e non sono l’unica, ogni giorno assisto a lamentele di mamme, maestre, nonne, amiche, babysitter, siamo tutte stanche ma vittime di un sistema, forse per la prima volta in questa quarantena se ne sono resi conto anche gli uomini di questa situazione insostenibile chissà che sia la volta buona, in una società maschilista e patriarcale forse può venire solo da loro il cambiamento.

Cerchiamo davvero di cogliere il lato positivo di questo fermo obbligatorio e di imparare dagli errori, di prendere esempio da paesi che funzionano meglio di noi e che non hanno molto più di noi, anzi niente, perché l’Italia è il paese più bello al mondo, con storia, arte, cultura e natura, ci vuole solo un po’ di coraggio e voglia di vivere bene, abbandoniamo una volta per tutte i retaggi culturali e religiosi che bisogna soffrire, che dobbiamo tirare a campare, che non ci dobbiamo lamentare… va bene essere grati per quello che abbiamo, ma dobbiamo anche evolvere, lo vogliamo dare un contributo a questo mondo o ci adagiamo solo sugli allori di quello che altri hanno fatto per noi?

Ps. Volete lasciare il crocefisso nelle aule? Va bene, ma metteteci pure, Allah, Budda, e Bob Marley!

(cit. di una maestra che io stimo)

La scuola è dei bambini, e loro non hanno credo se non l’Amore.

Barbara Aprea

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