La Corte d’appello di Catania ha disposto il dissequestro di tutti i beni di Mario Ciancio Sanfilippo che era stato deciso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale etneo.
Tra le motivazioni dei giudici di secondo grado vi è la “mancanza di pericolosità sociale” dell’editore e imprenditore”.
Tra i beni dissequestrati anche le società che controllano i quotidiani La Sicilia e Gazzetta del Mezzogiorno e le emittenti televisive Antenna Sicilia e Telecolor. Per la Corte d’appello di Catania il decreto impugnato “va conseguentemente annullato” perché, scrivono i giudici nelle 117 pagine della sentenza motivata, “non può ritenersi provata l’esistenza di alcuni fattivo e consapevole contributo arrecato da Ciancio Sanfilippo in favore di Cosa nostra catanese”.
Scrive ancora la Corte “non può ritenersi provata alcuna forma di pericolosità sociale, né è risultata accertata e provata alcuna sproporzione tra i redditi di provenienza legittima di cui il preposto e il suo nucleo familiare potevano disporre la liquidità utilizzata nel corso