Gibellina 2020, Sutera pronto a ricandidarsi. “La nostra città è un museo a cielo aperto”

Tiziana Sferruggia

Gibellina 2020, Sutera pronto a ricandidarsi. “La nostra città è un museo a cielo aperto”

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giovedì 27 Febbraio 2020 - 13:25

Cinque anni fa, con la lista “Gibellina riparte”, Salvatore Sutera venne eletto sindaco di una città simbolo di tutte le contraddizioni e le speranze del Belice. Gibellina, dotata di tante potenzialità e di una notevole ricchezza artistica, tanto da essere considerata un “Museo a cielo aperto”, è uno scrigno di idee e tenta di affacciarsi al mercato turistico internazionale per colmare il solito gap siciliano e rinascere economicamente. Al sindaco Sutera hanno chiesto in questi giorni di ricandidarsi per continuare l’iter già intrapreso nel 2015. Fra ricordi di un recente passato e speranze per il futuro, Sutera non ha smentito le voci che lo rivogliono in pista anche se al momento non sono ancora stati indicati gli eventuali ed ipotetici competitor di un sindaco “lontano dagli schemi e dalle lottizzazioni politiche” come lui stesso si definì appena eletto.

Sindaco Sutera, anche a Gibellina, il prossimo 24 maggio, gli elettori sono chiamati alle urne per le elezioni amministrative. I suoi sostenitori recentemente le hanno chiesto di ricandidarsi per completare il secondo mandato. Lei accetterà?

Abbiamo fatto un buon lavoro di squadra. E’ stata la nostra carta vincente in questi anni. La prima parte del nostro mandato è stata dura, ci abbiamo messo la faccia senza badare troppo alle critiche che ci arrivavano da più parti addosso. Sapevamo di essere lì per cercare di sistemare e riorganizzare un Comune che per tanti motivi era allo sfascio.

Perché era allo sfascio?

Probabilmente per una scarsa attenzione alla riorganizzazione. Abbiamo lavorato a testa bassa per rimettere in sesto la macchina amministrativa.

Il Comune era anche in dissesto economico? Quali tipi di problemi aveva esattamente?

Non era in dissesto. Aveva delle grandi difficoltà legate alla confusione e alla cattiva organizzazione. Non esisteva una piattaforma informatica con i conti chiari e non c’erano collegamenti fra le varie aree e i pagamenti avvenivano anche oltre i 180 giorni.

E ora invece?

Siamo fra i pochi Comuni della provincia il cui indice di tempestività dei pagamenti nei confronti dei fornitori è altissimo. E’ un successo di tutti, dei consiglieri, degli assessori, degli impiegati comunali che ringrazio per il lavoro svolto. E’ grazie a loro che abbiano una macchina organizzativa funzionante.

Ci deve dire però se accetterà di ricandidarsi, sindaco.

Non credo sia giusto lasciare il lavoro a metà e credo che chiunque debba avere la possibilità di concludere un percorso minimo iniziato. Ci sono ancora tante cose su cui puntare, in primis la valorizzazione di una città che per le sue peculiarità strutturali è considerata un Museo a cielo aperto. Credo sia opportuno continuare dopo avere lavorato alacremente nella prima parte del mandato per assicurare alla città dei servizi e un decoro che un po’ si era perso. Credo di aver dato vitalità e centralità a questa città che non ha eguali in tutto il Sud.

Insomma, sindaco, vuol raccogliere i frutti dopo una tale buona semina?

Non per me né per chi ha amministrato, ma per l’intera collettività che può beneficiarne. Siamo aperti a dialogare con chiunque. Per crescere tutti c’è bisogno di una fattiva collaborazione.

Chi saranno i suoi sfidanti, sindaco? Può anticiparci qualche indiscrezione sugli antagonisti?

Non lo so. Non ne ho idea.

Lei è considerato un avversario troppo forte e difficile da battere in questo momento?

Non lo so. Io credo che chi amministra non deve pensare a ricandidarsi ma a fare le cose. Ed è anche giusto che un sindaco si rimetta al giudizio della città.

Se dovesse essere rieletto, su cosa si concentrerà, sindaco?

Lo scopo è quello di ridare valore, conservare e far conoscere il patrimonio artistico che può diventare spinta economica per una città che assiste alla partenza di tanti giovani che vanno a lavorare fuori.

L’Arte può salvare Gibellina?

Dobbiamo essere bravi a trasformare il nostro patrimonio artistico in turismo.

Sindaco Sutera, Gibellina emana un’aria quasi metafisica. Strade deserte, luoghi molto spaziosi abitati quasi da fantasmi. Le strade anzi emanano un’atmosfera che evoca i quadri di De Chirico. Sembra una città nella quale manca la Storia nonostante la ricchezza delle opere d’arte presenti e vive. Gibellina appare come una città disgregata, distante, senza amalgama. Come si fa a rendere attraente una città “nuova” creata e ri-creata in questo modo dopo la ricostruzione?

Lei ha riassunto la situazione. Questa è una città che potrebbe ospitare 10000 persone e che invece è abitata da meno della metà. L’assetto urbanistico della ricostruzione è stato un qualcosa calato “dall’alto”.

In che senso?

E’ stato progettato da gente che non credo sia mai venuta in queste zone. Non hanno capito quali fossero realmente le necessità, la Storia, le tradizioni di questa terra. Hanno progettato zone che somigliano più a quartieri dormitori del nord Europa che a luoghi nostrani.

Che si può fare, sindaco?

Dico che nonostante tutto qualcuno ha tentato di dare una risposta a tutto questo affidando all’Arte il modo per ricucire il tessuto connettivo di tutti gli spazi grandi. Serve riuscire a valorizzare questo patrimonio per fare in modo di occupare questi spazi liberi.

Serve dunque il ripopolamento di Gibellina.

Sì, offrendo a chi viene una città pulita, decorosa, con dei servizi che funzionano. Ovviamente non deve mancare la possibilità di vivere i diversi aspetti della vita culturale. Specialmente in Estate, ci sono diversi eventi. Non ci piangiamo addosso. Abbiamo diverse collaborazioni con imprese locali

Gli spettacoli organizzati al Cretto di Burri ne sono un esempio?

Il nostro patrimonio non appartiene solo a Gibellina. Appartiene all’intera regione e anche all’Italia, oltre che al mondo intero. Quando penso al Cretto di Burri, che per noi ha una valenza, un significato particolare, emozionale, non posso fare a meno di pensare che è un’opera di Land Art di interesse internazionale che dovremmo sapere sfruttare anche in chiave turistica.

La rinascita passa dall’Arte, dunque. A 100 anni dalla nascita del grande artista mazarese Pietro Consagra, quali eventi organizzerete per onorarne la memoria?

Gibellina rappresenta la patria adottiva di Consagra spinto forse da una conflittualità non risolta con la sua città.

Nemo propheta in Patria. E’ scritto sul Vangelo.

Sì, è vero. Per il centenario stiamo organizzando insieme alla vedova del grande artista, la professoressa Gabriella Di Milia, un convegno. Stiamo lavorando ad alcune sue opere che dopo il restauro saranno inaugurate proprio per la ricorrenza. Abbiamo anche fatto un appello alla Regione e al ministero dei Beni Culturali per ricordare loro questo anniversario.

Cosa vi hanno risposto?

L’assessorato ai Beni Culturali ci ha incoraggiato. Aspettiamo un ulteriore incontro per concretizzare l’impegno.

Mancano i soldi, in pratica?

Quelli mancano sempre. Stiamo comunque lavorando per organizzare delle belle manifestazioni. Tra l’altro, proprio in questa occasione, ci sembrerebbe bello risanare la ferita fra l’artista e la città di Mazara.

In che modo?

Organizzeremo qualcosa insieme al sindaco di Mazara, Salvatore Quinci. Consagra ha scelto di essere tumulato nel cimitero di Gibellina vicino a Corrao.

Altro grande personaggio che ha contribuito alla svolta gibellinese.

Consagra è stato molto vicino a Corrao. Noi qui abbiamo sicuramente le opere più importanti dell’artista. Penso a “La Stella” al “Meeting” a “La Città di Tebe” senza scordare le porte del cimitero monumentale e il Teatro anche se incompiuto. Consagra è un cittadino gibellinese a tutti gli effetti. Il nostro affetto e il riconoscimento, non possono mancare.

Gibellina e mafia. Come vanno le cose?

Io credo che per chi amministra sia importante agire e non parlare. Serve dare esempio di sana amministrazione, di trasparenza, di legalità. Credo sia questo il modo migliore per parlare di mafia.

Come si fa a lavorare bene nei territori permeati dalla mafia?

Siamo tutti assolutamente contro quella che è una palla al piede per la nostra Regione. La mafia non ci ha sicuramente aiutati. Quando parliamo di progettazione, se i Comuni vogliono fare le cose in maniera trasparente e legale, è preferibile che abbiano dei fondi da potere utilizzare. Questo è il problema dei piccoli Comuni.

Voi avete dei progetti ai quali state lavorando?

Abbiamo qualche progetto ma abbiamo focalizzato di più l’attenzione su come fare funzionare la macchina amministrativa. Ora che la macchina “cammina” credo che possiamo continuare il viaggio e andare “fuori” alla ricerca di nuove vie.

Evinco dalle sue parole che fino ad adesso non avete presentato progetti all’UE per ottenere finanziamenti. E’ così?

In questi anni abbiamo avuto una sola figura dirigenziale che doveva fare mille cose e non è facile occuparsi in queste condizioni anche di progetti. I fondi europei, tra l’altro, per i Comuni, passano attraverso la Regione e questo credo che sia un problema. Per preparare e presentare i progetti all’UE bisogna comunque investire fondi che spesso i Comuni non hanno. Dal 1 marzo avremo in Comune un altro ingegnere e promuoveremo un concorso per assumere impiegati all’Ufficio Tecnico. Questo dovrebbe agevolarci nella progettazione.

Cambiamo argomento sindaco. A Gibellina fate la differenziata?

Sì, la facciano. In questi anni abbiamo vissuto il passaggio dal fallimento della Belice Ambiente e solo dallo scorso luglio, dopo una lunga gara, siamo riusciti ad affidare la raccolta ad una ditta per 7 anni. Siamo al 67% di differenziata.

Una buona percentuale.

Sì, anche se ci sono molti abbandoni nel territorio. Queste persone dovrebbero capire che per il Comune significa un aggravio dei costi.

Che intendete fare?

Il comune si sta attrezzando con le telecamere per identificare chi abbandona i rifiuti abusivamente.

Dunque è ben intenzionato a continuare nel progetto di risanamento della città?

Per me sarebbe stato impossibile ottenere dei risultati senza l’aiuto dei consiglieri che oggi mi invitano a ricandidarmi. Insieme a me hanno resistito quando, nella prima fase del mandato, le cose andavano a rilento e ci accusavano di non fare bene il nostro mestiere.

Un’accusa che ricorda ancora?

Ci accusavano di non mantenere la cura del verde pubblico e che la città era sporca. Erano le stesse cose che noi avevamo rimproverato a quelli che ci avevano preceduti.

Corsi e ricorsi storici, sindaco?

Sì. Gli uffici erano allo sbando e c’era il caos perché molti dirigenti ed impiegati erano andati in pensione. Essere uniti ci ha protetti e siamo passati da un disavanzo a potere lavorare anche un avanzo.

Di cosa va particolarmente fiero, sindaco?

Essere riusciti a riaprire la strada sotto il Teatro di Consagra ed essere riusciti a sbloccare i lavori del Museo di Arte Contemporanea.

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