Noi i parlamentari li aboliremmo. Naturalmente è una battuta (stupida), la democrazia si nutre anche di rappresentanza. I territori, i cittadini e i problemi hanno bisogno di chi li sostenga. Ma il troppo è troppo. Tra stipendi, rimborsi, privilegi e quant’altro, la classe dirigente italiana era (ed è ancora, ci mancherebbe) “viziata”.
E il vizio oltre ad essere il figlio dell’ozio, è anche l’anticamera delle ruberie. Detto questo diciamo subito che abbiamo salutato con viva soddisfazione la legge che determina la riduzione dei parlamentari. A proposito apriamo una parentesi, i marsalesi lo sanno che grazie ad una norma regionale nella prossima primavera eleggeranno “soltanto” 24 consiglieri invece dei tradizionali 30? Meglio di niente. Chiusa partentesi. Chi ha votato a favore della legge sulla riduzione dei parlamentari (governo in testa) sapeva che c’era la possibilità che a dire l’ultima parola fossero gli italiani attraverso un referendum. Consultazione popolare che può essere richiesta dall’esecutivo, ma anche da un certo numero di parlamentari. Quando erano pronte le firme da depositare alla Corte di Cassazione, alcuni dei sottoscrittori si sono tirati indietro ritirando il loro assenso.
Non staremo qui a dire e a raccontarvi delle polemiche politiche che ha innescato questa decisione. Da destra, da sinistra e un po’ da tutte le parti si è gridato allo scandalo. Poi in soccorso dei presentatori sono arrivati altri senatori e si è raggiunto il quorum necessario per inoltrare la richiesta alla Cassazione. Anche qui altre polemiche che preferiamo ignorare e lasciare alla politica. Quindi si andrà al voto referendario, con ogni probabilità tra qualche mese. Lo abbiamo scritto, a noi i parlamentari appaiono troppi. Quindi in un certo senso anticipiamo il nostro voto confermativo della legge appena approvata che riduce il numero dei parlamentari. Ma non possiamo né vogliamo dimenticare come ci siamo più volte, anche in queste nostre note, schierati per dare la possibilità alla gente quando se ne presenta l’occasione, di dire la loro anche attraverso il ricorso alle urne.
Quindi ben venga il referendum, anche se serve per tentare di abrogare una legge che a noi piace. Ma piace anche che a deciderlo siano gli italiani.