Una storia senza fine, fatta di propositi, improvvisi stop, rilanci e tira e molla fra ambientalisti e laboratori di analisi che si sono sempre trovati in contrapposizione sulla natura benigna delle sabbie, ovvero dei fanghi estrapolati dal fondale del fiume Mazaro che saranno sversati nella Colmata B. Posizioni molto diverse e discordanti fra loro hanno visto, da un lato, la volontà di amministratori e cittadini che considerano la navigabilità del fiume, un tassello importante dell’economia mazarese e dall’altra la “visione verde” di alcune associazioni ambientaliste che hanno sempre visto nei fanghi, dei nemici inquinanti e potenziali distruttori di un delicato ecosistema che, per la sua natura paludosa e salmastra, è considerata zona rifugio da alcune specie di volatili che nidificano proprio in quel luogo, nella oramai famosa “Colmata B” che si trova sul Lungomare in prossimità della sopraelevata. I fanghi infatti dovrebbero essere conferiti proprio lì e da anni si discute sugli effetti che questo potrebbe produrre su una zona definita “lagunare” e che invece, per altri, è una parte di “mare recintato”. Lo scorso aprile, con un decreto nazionale, la Colmata B di Mazara ha avuto la “certificazione di Area Naturale Protetta. Sversare i fanghi nella “Laguna B (lu)”di Tonnarella, sarebbe la soluzione meno costosa e anche quella che addirittura potrebbe rivelarsi vantaggiosa per il consolidamento della costa soggetta ad erosione come ha spiegato il primo cittadino nella nostra intervista. L’estenuante braccio di ferro però sembra avviato ad un primo significativo passo. Il fiume Mazaro attende da troppo tempo di essere liberato dai detriti e dai relitti delle imbarcazioni affondate. Da anni è ridotto ad un maleodorante serpentone scuro, respingente e silenzioso. L’anno scorso però si è fatto sentire. La sua rabbiosa escandescenza l’ha manifestata con l’esondazione. Si è ingrossato con le prime, impetuose piogge autunnali e la sua foga è arrivata dove nessuno ne aveva memoria. Il ricordo del fiume in piena è ancora vivo nella città che di navigabile, se piove, ha soltanto le strade.
Allora, ci siamo, sindaco? E’ davvero tutto pronto?
È da 8 anni che a Mazara del Vallo attendiamo il dragaggio del fiume Mazaro e finalmente è giunto il momento. C’è stata una prima fase che è stata di pulizia fatta a monte ed è stata un’operazione di Protezione Civile a seguito dell’esondazione del Mazaro l’anno scorso. In quel caso venne fatta pulizia e sistemazione degli alvei e questo ha sortito un buon effetto tant’è che nella burrasca temporalesca di ieri, a Mazara abbiamo sì, avuto allagamenti ma il fiume Mazaro è rimasto assolutamente sotto controllo. L’analoga esperienza del 2018, con piogge abbondanti, ha avuto, come ricordiamo, ben altri effetti. L’acqua è arrivata anche dentro qualche casa. La seconda fase di questa operazione civile consiste nella pulizia del fiume Mazaro dai relitti che sono abbondanti e questa inizierà tra qualche giorno.
Questa seconda fase è già iniziata?
I lavori sono già stati assegnati 3 settimane fa e in più, adesso, arriviamo alla terza parte.
In cosa consiste?
La terza parte consiste nel dragaggio vero e proprio. Noi siamo consapevoli che è un percorso lungo ed impegnativo.
Perché?
Sappiamo bene che non è detto che le risorse stanziate possano essere sufficienti ma siamo all’inizio. Se non si inizia non si arriverà mai a dragare il fiume.
Sta per essere scritta una buona pagina di storia mazarese?
Le dico soltanto che Martedì 29 ottobre verrà a Mazara del Vallo il presidente della regione Musumeci. Sarà presente alla conferenza stampa indetta alla Capitaneria di Porto assieme al Commissario al rischio idrogeologico, Maurizio Croci. Ci sarà la consegna dei lavori alla società di Messina, la Ecol 2000 srl, incaricata del dragaggio che si impegnerà fin da subito a iniziare i lavori.
Il problema dei fanghi estrapolati dai fondali del Mazaro talmente bassi che impediscono la navigazione delle imbarcazioni è stato risolto? Che fine faranno questi fanghi?
Gli esami effettuati hanno dato parere favorevole. Le sabbie, ovvero i fanghi che sono stati oggetto di misure, potranno essere utilizzati in area colmata. Non necessariamente dentro la colmata B.
Ovvero?
Molte di queste sabbie verranno utilizzate per un’operazione di sistemazione dell’area, anche esterna. Potranno essere utilizzate in un sistema di razionalizzazione della costa.
E gli ambientalisti si calmeranno, sindaco?
Poiché si prevede che verranno fatte altre analisi in corso di prelievo, se queste analisi dovessero dare esiti diversi da quelle fatte già adesso, è chiaro che a quel punto si porrebbe il problema di una destinazione diversa da questa. Per questo le dico che è possibile che le risorse stanziate non bastino.
E allora che si fa, sindaco?
Questo lo scopriremo strada facendo. E strada facendo, dipende da cosa verrà fuori, decideremo il da farsi e faremo quello che ci sarà da fare. La cosa importante però è partire. Se iniziamo, sono convinto che non lasceremo l’ennesima incompiuta siciliana. Abbiamo capacità e faremo pressione per portare a compimento il dragaggio. Tra l’altro quelle associazioni ambientaliste con le quali è mancato il dialogo per tutto questo tempo e che hanno generato molti problemi, questa volta, seduti allo stesso tavolo, sono state propositive, ragionevoli ed hanno dato un contributo non indifferente. Il dragaggio era uno dei nostri punti di essenziali in campagna elettorale e stiamo per cominciarlo.
Tiziana Sferruggia