“Hanno ammazzato i miei cani perché ho denunciato ma non mi arrenderò. Voglio giustizia”

redazione

“Hanno ammazzato i miei cani perché ho denunciato ma non mi arrenderò. Voglio giustizia”

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venerdì 04 Ottobre 2019 - 06:35

“Ho sempre amato i cani. Mi sono sempre presa cura di tutti quelli che si sono avvicinati, nel corso degli anni, da noi, nel nostro ristorante. Non è la prima volta che accadono simili cose. Tre anni fa hanno ucciso dei cuccioli, quattro cuccioli per l’esattezza. Uno sono riuscita, per fortuna, a salvarlo. Adesso però la situazione è diversa, qualcosa è cambiato”.

La voce rotta dal pianto, incrinata dalla commozione antica, dal comprensibile tormento. L’impeto della battagliera fa capolino fra le parole strozzate dall’emozione, fra le parole pesanti, dure come pietre, tenere soltanto nel ricordo dei suoi otto cani, vittime incolpevoli di uomini senza scrupoli, perché da noi, il coraggio, è una cosa seria e si paga caro.

C.L., è coraggiosa e giovane imprenditrice trapanese che ha scelto di raccontare la sua storia al nostro giornale nonostante il dolore, la rabbia, l’inevitabile rimorso e la comprensibile ritrosia iniziale. E’ una donna forte che ha saputo però trasformare la rabbia istintiva in determinazione, in desiderio di far conoscere quanto è accaduto ai i suoi cani, colpevoli di essere accuditi da lei, vera destinataria di una vile intimidazione.  Otto cani sono stati ammazzati. Sono stati avvelenati. Sono morti lentamente, fra atroci sofferenze. Difficile non immaginare i loro occhi buoni pieni di stupore per la terribile rivelazione: la cattiveria umana può arrivare a tanto.

“Qualche settimana fa, su Facebook, ho pubblicato un post molto duro dove denunciavo l’esistenza di una discarica abusiva a Bonagia. La situazione è preoccupante. Nella discarica è presente amianto, il pericoloso materiale altamente pericoloso per la salute. Nella discarica sono presenti anche frigoriferi, freezer, sanitari di ogni tipo, biliardini, giocattoli e rifiuti di ogni genere come il ferro vecchio, materiale facile da rivendere. Mi rendo conto di aver toccato interessi economici , di aver messo il naso in qualche losco affare. Da quel momento sono cominciati i guai. Il mio post ha suscitato l’immediata reazione da parte di chi evidentemente con  quella discarica abusiva  ci guadagna.  Sono iniziati i primi avvertimenti, le prime avvisaglie di quanto poi sarebbe avvenuto. Alcune persone mi hanno fotografata mentre giocavo con i miei cani, in modo particolare con Lillo, il più anziano di tutti, la mascotte del quartiere. Lillo stava qui da 11 anni e mezzo. Era un cane dolcissimo ed intelligentissimo. Ci dava il benvenuto al mattino e a tarda sera ci salutava scodinzolando mentre chiudevamo tutte le porte. Era amato da tutti quanti. Mi hanno fotografata mentre mi prendevo cura di altri 2 cuccioli, Cip e Ciop, più altri tre cuccioli, per un totale di otto cani. Alcune persone mi hanno avvisata di quanto qualcuno stava premeditando contro di me per fermarmi, per farmi desistere dall’ intenzione di andare avanti, di far sapere dell’esistenza di questa discarica molto pericolosa che si trova a due passi dal centro abitato. Mi hanno detto che era pericoloso anche per me tornare alla discarica a fare foto, che rischiavo grosso, anche perché, come ho già detto, ci sono 2 casse d’amianto. Non ho dato però molto peso alle parole di queste persone. Ho pensato che fossero parole dette tanto per dire, per tentare di distogliermi dal mio preciso intento di documentare quanto avevo visto. Ero ben intenzionata a continuare la mia battaglia e non credevo che arrivassero a tanto. Ed invece…”.

Il racconto di C.L.  si ferma. Il ricordo di quanto accaduto è ancora troppo nitido ed ha il sapore acre del disagio, del senso di colpa che attanaglia chi ha il coraggio di lottare, di andare avanti a testa alta, di essere onesto fino in fondo, di esercitare il dovere morale malgrado tutto.

“Hanno aspettato il primo giorno di chiusura del ristorante. Hanno aspettato che non ci fosse nessuno in giro. Mio padre era stato lì nel pomeriggio ed i cani erano ancora vivi. Li hanno avvelenati sicuramente in serata. Sono morti tutti. Ne è sopravvissuta soltanto una, la cagnolina, non so bene come. La cosa che mi fa più rabbia è che avevo visto i cani inquieti, agitati da qualcosa o qualcuno Gli animali sentono prima di noi l’approssimarsi di qualcosa di brutto. Stavano sempre davanti l’ingresso del ristorante, soprattutto lui, Lillo, il capo branco, la mascotte. Insieme a lui, altri due cuccioli, non si allontanavano da me un attimo. Mi sento in colpa. Se mi fossi fatta gli affari miei…”.

Il coraggio non è un regalo. E’ una conquista, una sfida, un percorso ad ostacoli, una lotta senza sconti, spesso impari. Il silenzio omertoso è certo la via più facile, più breve, quella che però ci rende schiavi e C.L. lo sa bene, per questo non si è arresa.

“Sono stata testarda, non mi sono fermata.  Sono andata fino in fondo e questo è il risultato. Hanno pagato loro, i miei cani, poveri innocenti. Volevo soltanto portare un po’ di senso civico in questo Paese, in questa nostra provincia, niente di più. E gente cattiva ha voluto punirmi per questo, per il mio senso di civiltà e di responsabilità? Hanno voluto punirmi perché ho avuto il coraggio di lottare, di denunciare? Per le mie battaglie sono morti i miei cani, sono stati uccisi per farmi tacere. Il mio amato Lillo è stato sepolto dove ha sempre vissuto. Voglio che lui finalmente abbia pace. Ho promesso a lui e ame stessa, per tutte le lacrime che ho versato, che non mi arrenderò.  Io però adesso voglio giustizia. Lo debbo a loro, a me stessa, alle persone oneste che ogni giorno lottano e sperano che un giorno questo possa essere davvero un Paese normale”.

Le carcasse dei cani sono state recuperate dagli agenti del comando vigili urbani di Valderice, prontamente intervenuti anche per effettuare gli accertamenti di rito. Al vaglio degli investigatori le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza di un’attività commerciale vicina al luogo in cui sono stati presumibilmente avvelenati i cani. Sono in corso anche le indagini per risalire al nome del proprietario del terreno usato come ricettacolo di materiale pericoloso. Si attendono ulteriori sviluppi di questa vicenda triste, dal sapore arcaico. Ci è sembrato di fare un passo indietro nel tempo, un tempo che credevamo appartenere ad un passato per noi poco lusinghiero.

Tiziana Sferruggia

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