La storia del Porto di Marsala continua a regalare grossi punti interrogativi, in una città che – a tutti i livelli – avrebbe bisogno come il pane di rilanciare la propria economia con quest’infrastruttura. Da un lato, infatti, c’è la vicenda del progetto privato, “Marina di Marsala”, della Myr di Massimo Ombra, che dopo una prima proroga avrebbe dovuto avviare gli interventi tecnici propedeutici all’inizio dei lavori già dal 1° settembre, come annunciato lo scorso 18 luglio, in seguito alla riunione della Commissione di Vigilanza durante la quale fu reso noto il cronoprogramma per la realizzazione dell’opera. Allo stato attuale, però, non si hanno aggiornamenti a riguardo e fonti vicine all’amministrazione fanno sapere che il sindaco Alberto Di Girolamo convocherà per la prossima settimana l’apposita Commissione per comprendere come si intende procedere.
Dall’altro lato, poi, resta la vicenda del progetto di messa in sicurezza (il cosiddetto “progetto pubblico”, sostenuto dall’ex sindaco Giulia Adamo) su cui è in corso una fitta corrispondenza tra l’Assessorato Regionale alle Infrastrutture, guidato da Marco Falcone, e il Comune di Marsala. Lo scorso 22 maggio, Falcone inviò una nota ufficiale all’amministrazione lilybetana, in cui chiedeva chiarimenti sull’iter procedurale, invitando il sindaco Alberto Di Girolamo “a fornire, con cortese sollecitudine, una dettagliata relazione sullo stato dell’arte del progetto unitamente ai relativi atti, documenti ed elaborati a corredo”. Ciò al fine di approfondire e verificare, in sinergica collaborazione, la possibilità di proseguire e portare a compimento la progettazione dell’opera”. Il 7 agosto, gli uffici regionali hanno ricevuto la risposta del sindaco Di Girolamo, che in sostanza spiega che l’intervento previsto nel Patto per lo Sviluppo della Sicilia per la realizzazione della diga antemurale al Porto di Marsala (per un importo di 49.500.000 €) non risulta compatibile con l’Accordo di Programma firmato dal sindaco lilybetano, dall’ex presidente della Regione Rosario Crocetta e dall’amministratore della Myr Massimo Ombra. In particolare, la nota del Comune spiega che le soluzioni del progetto pubblico di messa in sicurezza (redatto dal Provveditorato Interregionale delle Opere Pubbliche Sicilia-Calabria), comprende parti che l’Accordo di Programma pone a carico della Myr e non sono conformi con il Piano Regolatore portuale (approvato con l’Accordo di Programma) e con le previsioni tecniche, in parte modificative, “proposte dallo stesso soggetto privato nella fase di redazione del progetto esecutivo sottoposto agli organi di controllo (Collegio di Vigilanza e Commissione tecnica)”.
Ed è proprio qui che sorgono i dubbi, in quanto i due progetti erano stati resi precedentemente compatibili in seguito a un lavoro condotto in sinergia tra i tecnici del Comune di Marsala e quelli della Myr. Tra le altre cose, tale lavoro di armonizzazione si era tradotto nell’impegno, da parte della ditta privata, a scavare i fondali fino a 7 metri e a diminuire del 35% i volumi di costruzione. In cambio, il Comune dava il via libera alla concessione del bacino portuale marsalese alla Myr per 40 anni. Dopo le dimissioni di Giulia Adamo e la gestione del commissario Bologna, c’è stata una sostanziale revisione di tale accordo e, di fatto, i due progetti sono tornati non compatibili. A questo punto, per non rinunciare ai fondi che la Regione avrebbe destinato al Porto di Marsala restano due strade: riprendere il vecchio progetto di messa in sicurezza, riportando in Consiglio comunale il Piano regolatore del Porto per una nuova modifica oppure accantonare il pregresso e presentare un nuovo progetto compatibile con quanto previsto dall’Accordo di Programma.
Per l’ex sindaco Giulia Adamo, la soluzione preferibile sarebbe la prima e appare “inspiegabile” l’atteggiamento seguito dall’amministrazione comunale nella vicenda. In particolare, la Adamo torna a evidenziare il mancato risconto del Comune alla convocazione del Ministero dell’Ambiente per la procedura Via/Vas (conclusasi negativamente in quanto la documentazione prodotta non risultava sufficiente “ad evidenziare una situazione di gravità e pericolosità dello stato dei luoghi tale da giustificare una procedura d’urgenza”).
Proprio il mancato rilascio dell’autorizzazione Via/Vas porta il sindaco Alberto Di Girolamo a dire, tuttora, di non aver trovato “nessun progetto di messa in sicurezza” e a preferire una nuova progettualità rispetto al completamento dell’iter avviato con la giunta Adamo. E infatti, nella sua risposta all’assessore Marco Falcone, il primo cittadino afferma che il Comune sarebbe disponibile a elaborare la progettazione esecutiva per la realizzazione della banchina di riva e per il consolidamento del Molo di Ponente (attualmente in condizioni di grave degrado e pericolo di crollo a causa delle mareggiate) per un importo complessivo di 28 milioni di euro, che a sua volta coinciderebbe con quanto previsto nel Piano regionale dei Trasporti. “Stante la competenza assegnata dalla legge a codesto ente sui porti di seconda categoria, terza classe – conclude la nota del sindaco Di Girolamo – si chiede, secondo il principio della sussidiarietà, di voler confermare la disponibilità di codesto Assessorato affinchè questo Ente predisponga i livelli progettuali necessari per l’appalto delle opere di completamento del porto di Marsala previste negli atti di programmazione regionale prima citati”.
A questo punto, non resta che attendere la nuova risposta della Regione a quello che ormai ha preso le sembianze di un rompicapo di difficile soluzione.