Marsala e l’11 maggio

Vincenzo Figlioli

Marsala

Marsala e l’11 maggio

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sabato 11 Maggio 2019 - 07:09

Ogni comunità ha i suoi appuntamenti con la memoria. Per Marsala, l’anniversario per eccellenza ricade l’11 maggio, quando la città ricorda, con stati d’animo diversi, lo Sbarco dei Mille (1860) e il bombardamento della Seconda Guerra Mondiale (1943). Due date, separate da 82 anni, che si guardano allo specchio opponendo al valore epico della prima il dramma luttuoso dell’altra. Ma siccome la storia è sempre un caleidoscopio, ricco di sfaccettature diverse, gli studi e gli umori popolari hanno spesso condizionato il racconto di queste due date, illuminandone nel tempo prospettive diverse. I libri di storia hanno raccontato l’11 maggio del 1860 per lo più con toni trionfali, omettendo particolari e dettagli venuti fuori negli anni a venire. Negli ultimi tempi, di fatto, quel Garibaldi a cui fino agli anni ’80 del secolo scorso si dedicavano agiografiche serie tv e raffinati brani pop, è diventato oggetto di nuove narrazioni che negli umori popolari hanno trasformato l’Eroe dei Due Mondi in un venale mercenario. Nel frattempo, ha cambiato fisionomia anche il porto lilybetano, i cui fondali sono danni inadeguati allo sbarco di imbarcazioni vagamente paragonabili alla Piemonte e alla Lombardo. Il monumento che avrebbe dovuto celebrare a Marsala quella giornata, dopo innumerevoli peripezie è diventato una sala convegni con vista mare, su cui sventola il tricolore (quando non viene rubato da qualche buon tempone), mentre le celebrazioni organizzate dalle amministrazioni comunali cercano di mettere dentro un po’ di tutto (sport, cibo e storia) senza un indirizzo ben preciso. Poco, troppo poco, si fa per ricordare l’altro 11 maggio, quello del 1943. Quello in cui morirono circa mille persone sotto i bombardamenti anglo – americani, che nella stessa giornata si abbatterono su Trapani e Catania con l’obiettivo dichiarato di stanare i nazisti nascosti dalle nostre parti. Questo numero, così importante per la storia di Marsala, lo ritroviamo anche tra i Principi Fondamentali della Costituzione Italiana, che proprio all’articolo 11 ricorda che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Se qualcuno oggi avesse voglia di ripensare quest’anniversario, in un tempo segnato dall’oblìo e da un certo relativismo storico sul Ventennio fascista, potrebbe ripartire proprio da quel numero e da quella ferita, mai del tutto cicatrizzata, che ancora oggi costituisce un monito esemplare sulla follia e la ferocia di ogni guerra.

 

Vincenzo Figlioli

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