Da alcuni mesi alla guida della Chiesa Madre di Marsala, don Marco Renda sta vivendo la sua prima Pasqua da arciprete e guida della comunità ecclesiastica lilybetana. Una Settimana Santa che tradizionalmente riunisce la città, ma che in qualche modo porta con sé il peso dei fatti di cronaca di questi mesi, che hanno particolarmente scosso i marsalesi, su tutti il brutale omicidio di Nicoletta Indelicato. Non a caso, la foto della giovane assassinata la notte tra il 16 e il 17 marzo in circostanze ancora non del tutto chiarite, anche in questi giorni è rimasta esposta dal balcone di Palazzo VII Aprile, nella principale piazza cittadina.
“Pasqua è sempre la festa della speranza – afferma don Marco Renda -. In tempi come questi, in cui siamo provati dalle difficoltà e scossi da fatti di cronaca che ci hanno anche fatto dubitare della bontà umana, siamo un po’ come le donne che pensavano che la pietra che chiudeva il sepolcro di Cristo sarebbe rimasta chiusa per sempre. E invece quella pietra si è aperta. Cristo Risorto ci insegna che chi coltiva la speranza non è un illuso, ma vive gettando le sue braccia al di là dell’abisso oscuro, sapendo che là sono le braccia di Dio, che lo risolleveranno e lo faranno rinascere come una creatura nuova”.
In questi mesi don Marco Renda ha avuto anche modo di conoscere lo stato di difficoltà in cui vivono tante famiglie marsalesi che hanno maggiormente sofferto la crisi economica di questi anni e che spesso cercano conforto e sostegno proprio nella Chiesa. “Marsala – afferma don Renda – è una città che sa lavorare e progettare il proprio futuro nonostante le difficoltà. Non è una città che si arrende, ma è dedita alla costruzione. In questo senso, possiamo dire che i marsalesi rappresentano il popolo della Pasqua. E non a caso sono devoti alla Madonna Addolorata, che nel suo cuore porta tutto il dolore del mondo e, allo stesso tempo, la speranza nella Resurrezione”.