L’Arte al Cinema: “Gauguin a Tahiti – Il paradiso perduto” la recensione del film

redazione

L’Arte al Cinema: “Gauguin a Tahiti – Il paradiso perduto” la recensione del film

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venerdì 29 Marzo 2019 - 17:24

Continuano i mercoledì con l’arte al Cinema Golden di Marsala. Il 27 marzo 2019 è stato in proiezione il docu-film ‘Gauguin a Tahiti. Il Paradiso Perduto’. Uno degli appuntamenti del progetto della Grande Arte al Cinema che grazie anche al sostegno di Intesa San Paolo, notoriamente appassionata di arte, ci ha regalato una stagione di film sugli artisti più noti al mondo e condivisi nell’immaginario collettivo. Lo scorcio della vita di Gauguin (1848-1903) narrato in questo docu-film, ci fa vivere attraverso le immagini la sua avventura da Tahiti alle Isole Marchesi, un viaggio alla ricerca del paradiso perduto, tra i luoghi che Gauguin scelse come sua patria d’elezione, già avendone gustato il fascino quando da piccolo si era trasferito con la madre in Perù. In
questi luoghi selvaggi, Gauguin andava alla ricerca di nuovi stimoli, soprattutto di nuovi colori e tonalità di luce.

La collocazione storica del suo viaggio in Polinesia riguarda l’ultimo decennio dell’Ottocento e fu in questo territorio che riuscì a produrre le sue tele più solari, quelle per le quali è passato alla storia e alla memoria dei posteri, perché è proprio nella natura lussureggiante di quelle terre che Gauguin ormai quarantenne riesce a trovare i colori più puri e accesi, in quel Paradiso riesce a
leggere meglio le sue sensazioni e a vedere la vita sotto un altro aspetto, ben lontano da quello d’Occidente intriso di ipocrisia e conformismo, e soprattutto lontano dalla ‘lotta europea per il denaro’ come definiva egli stesso nelle sue lettere alla moglie. Gauguin è un selvaggio? O piuttosto un amante della semplicità, della purezza? Fugge dalla Francia e si rifugia in luoghi rudi, primitivi, malinconici, quasi per purificarsi dalla città e dalle mode artistiche parigine. Nei paesaggi luminosi della Polinesia cerca delle forme ancestrali di una nuova pittura, l’ispirazione che nasce dal primitivo, gli permette di reinventare la pittura occidentale passando dall’Impressionismo, sua formazione artistica iniziale, all’Espressionismo, di cui si può ben dire fu il primo rappresentante insieme a Hervé, un passaggio importante questo, in cui i colori così come sono visti dal pittore hanno la supremazia nella tela, ed è così che riuscì a realizzare quei capolavori che oggi sono custoditi nei grandi musei americani: a New York presso il Metropolitan Museum, a Chicago nel Chicago Art Institute, a Washington presso la National Gallery of Art, e a Boston nel Museum of Fine Arts.

La proiezione in sala è stata di grande effetto, le immagini delle tele dai colori magici, viste nei loro particolari, hanno creato stupore nel pubblico e le riprese dei luoghi esotici, fonte innegabile della ispirazione di Gauguin, sono riuscite a far sognare gli spettatori e a far vivere loro, anche se solo per un istante, quel paradiso vissuto dall’artista.

Maria Grazia Sessa

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