A 10 mesi dalla sua elezione a Palazzo Montecitorio, abbiamo incontrato il parlamentare alcamese. Tra i temi caldi dell’attualità, trattati nell’intervista, vi sono la polemica sul decreto sicurezza, la manovra finanziaria, le espulsioni dei cosiddetti “dissidenti” operata dal collegio dei probiviri dei 5 Stelle, l’accordo Stato-Regione Sicilia e la campagna elettorale per le europee del 26 maggio prossimo.
Dopo lo scontro Salvini-Orlando sul decreto sicurezza, il presidente del Consiglio Conte ha dichiarato di essere disponibile ad un dialogo con i sindaci. Come commenta l’azione del capo del governo?
In primo luogo, relativamente allo scontro, posso dire che è iniziata la partita delle europee del prossimo maggio, dove una sinistra, in affanno, cerca di avere visibilità puntando, appunto, sullo scontro istituzionale con un ministro della Repubblica e, in particolare, con Salvini, contestando uno dei suoi cavalli di battaglia: il cosiddetto decreto sicurezza. Quindi, giudico questo scontro non positivamente perché, comunque, si incita la gente ad una sorta di disubbidienza civile, al non rispetto delle leggi che, invece, i sindaci, prima di ogni altro cittadino in Italia, dovrebbero essere tenuti ad applicare. Detto questo, l’apertura del presidente del Consiglio, nella qualità di soggetto, come dire, super partes e, quindi, come garante istituzionale del governo è un buon segnale, nel senso che dimostra che non c’è chiusura e c’è sempre disponibilità al dialogo, la disponibilità a chiarire alcuni punti eventualmente controversi della legge con le rappresentanze dei sindaci e in particolare con l’ANCI. Quindi, è sicuramente un’apertura positiva, però, devo dire che la legge va giudicata, a mio parere, nel medio termine. Occorre verificare gli effetti che produrrà da qua ad un anno, per esempio. Solo in quel modo potremmo valutarne appunto gli effetti.
Il capogruppo del Movimento Cinque Stelle alla Camera, Francesco D’Uva, ha affermato che i temi importanti del Movimento da portare avanti, per quanto riguarda il 2019, saranno l’acqua pubblica e il taglio delle indennità di tutti i parlamentari.
Sì, oltre a questi ci sono parecchi altri temi che sono nell’agenda del governo, nel contrato stipulato con l’alleato di governo. Ovviamente, l’acqua pubblica è la prima delle nostre 5 stelle. Quindi, si tratta di una battaglia storica che noi abbiamo sempre perseguito. Infatti, è stato incardinato alla Camera, nella commissione Ambiente, il disegno di legge di un nostro parlamentare. Con tutta probabilità, verrà evaso nella commissione competente per poi approdare in Aula ed essere approvato, anche perché fa parte del contratto di governo. Sul tema della riduzione degli stipendi e, comunque, in genere, dell’abolizione degli sprechi, è un altro nostro storico cavallo di battaglia e già alcuni piccoli passi li abbiamo compiuti con l’abolizione dei vitalizi che segna un passaggio fondamentale nella storia repubblicana perché, prima di oggi, nessuna forza politica aveva mai posto in essere una misura di questa entità. Oltre a queste due misure ci sono, ovviamente, altri temi non meno importanti che verranno portati nelle sedi istituzionali, quindi, in Parlamento.
A fine anno è stata approvata la manovra e il vostro cavallo di battaglia, il reddito di cittadinanza. Si dice che avvantaggerà di più il sud che il nord del Paese.
Intanto, per la prima volta approviamo una manovra, dopo tanti anni, che finalmente dà qualcosa agli italiani senza togliere nulla, in seguito ad un lungo braccio di ferro con l’Europa relativamente al rapporto deficit/PIL. Il reddito di cittadinanza, insieme alle pensioni di cittadinanza, perché ricordiamoci che le pensioni minime verranno alzate a 780 euro, sono due misure in qualche modo complementari. Sicuramente, porteranno respiro e nuovo potere d’acquisto in capo a milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà. È vero che parecchie regioni del sud contano soggetti richiedenti più elevati, ma anche alcune regioni del nord, come la Lombardia e il Piemonte, se non sbaglio, figurano tra le prime 5-6 regioni beneficiarie di questa misura. Quindi, non è vera l’affermazione secondo la quale il reddito di cittadinanza favorisce solo il sud.
A cavallo del vecchio e nuovo anno, avete dovuto affrontare anche la questione dei cosiddetti dissidenti. I garanti delle regole del Movimento 5 stelle hanno decretato l’espulsione per quattro portavoce (due senatori e due europarlamentari). Questi contrasti interni derivano anche dal fatto che si sta mettendo in discussione la regola dei due mandati?
No, la regola dei due mandati non è in discussione. Tra l’altro, è stato ribadito recentemente da Di Maio che è, comunque, una regola assolutamente intoccabile e anzi fondante del Movimento 5 Stelle. Noi non vogliamo creare dei politici di professione come coloro che ricoprendo lo stesso incarico per decenni hanno coltivato la loro corte di interessi e privilegi dimenticandosi, poi, da dove venivano e per quale motivo erano stati eletti, ovvero, risolvere i bisogni del popolo. Non ci sono dissidi interni nel Movimento 5 Stelle. C’è stato qualcuno che si è dimenticato l’impegno che aveva preso all’inizio accettando la candidatura con il Movimento. Quindi, non votando la fiducia ad alcuni provvedimenti, andando contro sempre alla linea del governo, anche nei lavori di commissione, questi due soggetti (De Falco e Bonis ndr) si sono resi protagonisti di alcuni voti contrari rispetto al voto di governo. Quindi, c’è stato un atteggiamento complessivo di questi due soggetti che andava totalmente contro a quello che veniva fatto dal Movimento 5 Stelle. Io li reputo “dissenzienti di professione” nel senso che dissentono per fare emergere il loro ego, la loro personalità, per farsi una sorta di pubblicità.
Lei è membro della commissione agricoltura. Ci sono novità che possono avere degli esiti interessanti per quanto riguarda il territorio siciliano?
Essendo di Alcamo e, quindi, della provincia di Trapani, uno dei temi che affronto quotidianamente riguarda proprio la viticoltura perché facciamo parte del territorio più vitato d’Europa. Quindi, ho iniziato a fare una serie di incontri con cantine sociali e operatori del settore per tentare di risolvere veramente i problemi legati al prezzo dell’uva e conseguentemente al prezzo del vino che determinano l’andamento della nostra economia, perché più il prezzo scende più la gente si ritrova con meno soldi in banca e tutto l’indotto ne risente. Uno dei primissimi problemi che ho affrontato è stato quello dei pagamenti di AGEA, ovvero, l’agenzia per l’erogazione nell’agricoltura, che è parecchio farraginosa. Presentava parecchi arretrati nei pagamenti, soprattutto per gli agricoltori nel settore biologico. Con un lavoro fatto di concerto con la Regione siciliana e con i vertici di AGEA è stato istituito anche un ufficio presso l’Assessorato Agricoltura a Palermo che sta agevolando lo sblocco di parecchie pratiche. Quindi, la situazione è molto migliorata, possiamo dire, da maggio in poi. Certo, ci sono ancora delle criticità che permangono. Lavoriamo per risolverle, però, rispetto a quello che abbiamo trovato, la situazione va migliorando sensibilmente. Dunque, speriamo bene per il futuro.
Per quanto riguarda i rapporti tra governo regionale e nazionale, di recente è stato raggiunto un accordo l’accordo Stato-Regione. Che risvolti ci sono stati in merito?
Sostanzialmente, l’accordo Stato-Regione rappresenta il punto di arrivo di una interlocuzione avviata dal governo Musumeci, cosa che Crocetta non aveva fatto, e portata avanti dal nostro sottosegretario all’Economia siciliana, Alessio Villarosa. Prevede un contributo di risanamento per la finanza pubblica regionale e, quindi, la Regione, invece di dare un contributo di un miliardo e 600 mila euro, darà per il 2019 un contributo di 1 miliardo. Dunque, sono stati liberati 600 milioni di euro che potranno essere utilizzati per parecchie cose, tra cui 300 milioni all’ex Provincia. Sono stati stanziati anche 500 milioni in 5 anni per il rifacimento delle strade rurali e provinciali. È un accordo sicuramente positivo per la Regione Sicilia e anche storico perché, per la prima volta, vengono riconosciuti alcuni diritti alla Sicilia che non erano mai stati fatti. Dobbiamo dire che i governi regionali precedenti si erano piegati alla volontà di Roma e non avevano mai rivendicato alcune norme contenute nello statuto siciliano. Non sto vantando il governo siciliano, però, è stato fatto un buon lavoro di concerto con Villarosa, che è siciliano. Quindi, c’è stato un interesse reciproco a fare bene.
Lei ha incontrato la ministra Grillo per interloquire sulla rete ospedaliera siciliana. Ci sono delle novità?
Sì. La Rete ospedaliera siciliana è in fase di approvazione presso il ministero della Salute. Ovviamente andavano rimodulati certi aspetti relativi ad alcuni ospedali per i posti letto. Poi, un altro tema che da alcamese mi premeva affrontare era quello dell’ospedale (S.Vito e S.Spirito ndr), per il quale sono stati stanziati già 21 milioni di euro da una delibera CIPE di molti anni fa. Io voglio essere ottimista, anche se non voglio illudere nessuno. Però, parlando non solo con la ministra, ma, successivamente, in un incontro con un dirigente del ministero della salute, che si occupa proprio di edilizia sanitaria, occorreva appunto rimodulare i posti letto delle varie strutture sanitarie previste da costruire in base alla nuova rete ospedaliera. Quindi, occorreva fare questo passaggio di rimodulazione. Una volta fatto questo, si sarebbe provveduto a firmare l’accordo Stato-Regione, quindi tra il ministro Grillo e Musumeci, con il quale venivano liberati questi soldi. Credo che ammontano complessivamente a 800 milioni di euro. Alcamo è una parte di un pacchetto più ampio che comprende parecchi interventi. Sicuramente, tra i vari interventi è uno dei più grossi, se non il più grosso, perché prevede la costruzione di sana pianta di un presidio ospedaliero.
Con la sua interrogazione parlamentare sulla Tari, finalmente, si sono date delle risposte a tante aziende alcamesi che avevamo intrapreso dei contenziosi con il comune. Però, occorre dire che il Partito Democratico di Alcamo aveva già espresso in una mozione che si poteva andare in quella direzione, dopo le pronunce delle commissioni territoriali di primo grado. Una mozione che non è passata in Consiglio comunale, in quanto l’amministrazione ha voluto attendere le sentenze definitive di secondo grado.
Ovviamente, il PD fa il suo lavoro di opposizione, quindi, ha cercato di indirizzare l’amministrazione verso un certo orientamento. Occorre dire che lo stesso PD, non le stesse persone, ma lo stesso partito era quello che governava Alcamo ed ha varato il regolamento per la Tari, regolamento appunto soggetto a ricorsi (da parte delle imprese che producono rifiuti speciali ndr) e quant’altro. Quindi, andrebbe rivisto da punto di vista storico di chi è la responsabilità, se non di quello stesso Pd che ha presentato la mozione. Detto questo, l’amministrazione per compiere delle scelte così importanti deve avere davanti a sé una serie di elementi che le consentono di prendere la scelta migliore. Sicuramente, la risposta alla mia interrogazione, che si attendeva, era uno di quegli elementi che consentivano di completare il quadro per poter operare in una certa direzione. Dunque, con una mera mozione il comune non si sentiva la responsabilità di avallare un determinato orientamento, visto che non era appunto consolidato. Sì, è vero, c’erano parecchie sentenze di primo grado che già condannavano il comune, ma è pur vero che non si tratta di sentenze definitive. La commissione tributaria regionale poteva cambiare la sentenza. Mi fa però piacere che questo semplice atto, a cui si poteva pensare molto prima devo dire la verità, abbia agevolato l’andamento dei lavori in merito a questa situazione. La risposta alla mia interrogazione non si rifà a leggi sullo smaltimento dei rifiuti, ma si rimette alla discrezionalità del comune nella determinazione dei documenti necessari. Cosa che auspicava l’amministrazione stessa. Con gli uffici so che si sta lavorando, con molta lentezza, però, si sta lavorando per rivedere il regolamento. Se non sbaglio il regolamento non prevedeva addirittura l’esclusione dalla Tari, ma solo la riduzione (quest’ultima introdotta dall’amministrazione Surdi ndr).
Con la sua elezione Alcamo ha raggiunto la rappresentanza a tutti i livelli istituzionali. Il 26 maggio, però, ci sono le elezioni europee. Uno degli esponenti politici più importanti è l’onorevole Ignazio Corrao. Come affronterete questa campagna elettorale?
Siamo in attesa che Ignazio Corrao sciolga la sua riserva su una sua candidatura, che comunque io penso ci sarà, perché sarebbe un peccato non tentare la riconferma per tutto l’enorme lavoro che ha fatto in questi 5 anni e veramente lodevole. È stato uno di quelli più attivi e questo suo impegno gli è valso anche, dal punto di vista interno al Movimento, l’affidamento di responsabilità ulteriori visto la sua affidabilità. Infatti, è stato coordinatore per le regionali e coordinatore nazionale per le politiche del 4 marzo. Sono ruoli veramente importanti. Dal punto di vista europeo, noi stiamo cercando di creare un soggetto che sia distante e non si identifichi nella destra sovranista, che sta comunque emergendo, né nella sinistra che ha fallito, più o meno come quello che è avvenuto in Italia e abbiamo portato avanti noi. Su questo devo dire che i nostri europarlamentari a Bruxelles stanno lavorando bene con altri gruppi politici. Quindi, l’obiettivo è quello di creare un gruppo alternativo all’indomani delle elezioni del 26 maggio. Come la lezione francese dimostra, da un lato c’è Macron in una fase di declino, contestato da tutti i ceti francesi, dall’altro anche la Le Pen non è in grado al momento di dare delle risposte soddisfacenti, e lo hanno dimostrato i risultati che ha ottenuto. E, poi, ci sono i gilet gialli che avanzano e che comunque raffigurano quella fetta di popolo che non è rappresentata e chiede delle risposte importanti. E noi vorremmo andare a colmare questo vuoto che la gente nota nel panorama politico generale: da un alto, una sinistra che non rappresenta più nessuno, un tempo rappresentava i lavoratori ed ora una élite; dall’altro, una destra che fa il suo lavoro ma non riesce come contenitore ad adunare, per fortuna direi, tutti gli elettori. Quindi, la gente cerca un’alternativa che può trovare in noi.
Linda Ferrara