Continuano a perdere pezzi i democratici del trapanese, a poche settimane dal congresso regionale che dovrebbe ridisegnare i rapporti di forza interni al Pd siciliano. Le dimissioni da segretario provinciale di Marco Campagna rappresentano un’ulteriore dimostrazione di disagio da parte dei vertici dei democratici per come è stato gestito il percorso successivo al tonfo elettorale dello scorso 4 marzo. Qualche settimana prima, come si ricorderà, era stato un altro punto di riferimento del Pd trapanese, il sindaco di Salemi Domenico Venuti, a rinunciare a tutti gli incarichi dirigenziali di matrice politica, tra cui quello di commissario straordinario del partito a Marsala. Logica avrebbe voluto che le dimissioni di Venuti fossero seguite dalla nomina di un sostituto. E invece, come più volte abbiamo scritto, il segretario regionale Fausto Raciti (con la probabile complicità dell’onorevole Baldo Gucciardi) ha preferito lasciare il Pd di Marsala senza una guida, finendo per indebolire di fatto anche l’amministrazione guidata dall’ex segretario comunale dei democratici Alberto Di Girolamo e il gruppo consiliare. Il vicecapogruppo Calogero Ferreri, a riguardo, non nasconde il proprio disappunto: “Non sono contento per niente di come si sono susseguiti i fatti a Marsala. Dopo le dimissioni di Venuti non abbiamo saputo più nulla. Siamo stati lasciati soli”.
Adesso si è dimesso anche Marco Campagna e il congresso regionale è dietro l’angolo…
“Ho avuto modo di dire, nel corso di una direzione provinciale, che si sarebbero dovute riaprire le sedi del partito, riconquistare i simpatizzanti e poi celebrare il congresso. E invece ci è stato imposto di andare al congresso regionale in queste condizioni”.
Che tipo di lavoro dovrebbe portare avanti la prossima segreteria provinciale?
“Spero non serva solo alle campagne elettorali. In questi anni ho avuto modo di vedere che spesso, finite le elezioni, tanti dirigenti scompaiono. Da un lato sono scettico, dall’altro spero si possa costruire qualcosa di bello, come avveniva in passato, quando da giovane simpatizzante, non ancora consigliere, ho partecipato a tante riunioni del parlamentino comunale, contribuendo alle decisioni che venivano prese. Ben vega un partito strutturato, in cui ci sia spazio anche per i giovani”.
Come vanno i rapporti all’interno del gruppo consiliare?
“Viviamo da separati in casa. Lo si vede dalle votazioni degli atti deliberativi. Da un lato c’è un gruppo che sta dialogando molto e che comprende me, Federica Meo e Mario Rodriquez. Dall’altro ci sono Antonio Vinci e Angelo Di Girolamo, con cui dialoghiamo meno. In sintesi: sulla carta siamo cinque, ma realmente siamo tre”.
E i rapporti con l’amministrazione comunale?
“Si procede tra alti e bassi. Il sindaco non fa il leader della maggioranza e questo ha riflessi sul dialogo tra Giunta e Consiglio. L’amministrazione è presa da tante cose e finisce per fare da sé. Personalmente, poi, non sono contento di come funzionano alcuni uffici, in particolare l’ufficio tecnico: abbiamo alcune zone della città al buio e la gente non percepisce che il Consiglio ha impegnato da due anni le somme per l’illuminazione. Avevamo promesso l’ordinaria amministrazione in campagna elettorale, ma di quel progetto si è visto poco e la gente si lamenta”.
Manca un anno e mezzo al 2020: cosa serve?
“Serve che scendano in campo persone che abbiamo realmente a cuore Marsala. Serve un riscatto, che parta dalla valorizzazione di ciò che di positivo abbiamo, purchè non siano discorsi validi solo per la campagna elettorale. Per quanto mi riguarda, se amici e simpatizzanti si dimostreranno soddisfatti del mio impegno mi ricandiderò. Altrimenti, tornerò alla mia vita privata”.
E Alberto Di Girolamo dovrebbe ricandidarsi?
“Se ricompatta il gruppo che lo ha sostenuto nel 2015, potrei anche essere propenso. Ma allo stato attuale mi sembra difficile. Bisognerebbe analizzare gli errori fatti e ripartire da quelli”.