L’altro ieri sera nella trasmissione “In Onda” su la 7 era ospite il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Esponente di primissimo piano del Movimento 5 Stelle era normale che fosse incalzato dai due conduttori, i colleghi Davide Parenzo e Luca Telese su domande, diciamo così, generiche sulla situazione del nostro Paese. E così sono venute fuori richieste (e relative risposte) sulla posizione del Movimento sulla linea Tav, sulla Tap, sulla possibilità che la presunta legge sulla legittima difesa trasformi il Paese in una specie di Far West, e persino sulla piattaforma digitale di Casaleggio. Il ministro di origine mazarese ha replicato, talvolta anche con una certo imbarazzo, alle domande sulla immigrazione. Fino in età post adolescenziale ha vissuto in una città italiana dove l’integrazione razziale (quella con i magrebini che ormai hanno nella città del Mazaro una grande comunità) era all’avanguardia già alcuni decenni fa. Collegata da uno studio televisivo del nord Italia c’era anche Daisy Osakue, assalita da un gruppo di facinorosi e colpita in un occhio da uova lanciate al suo indirizzo, soltanto perché è di colore. Non diremo la nostra sull’episodio, è scontata e ve l’immaginate. Ma mentre l’atleta di livello nazionale (è discobola della nazionale italiana, essendo nostra connazionale) parlava, noi ci aspettavamo che il ministro la interrompesse e le proponesse l’assunzione nel gruppo sportivo della polizia penitenziaria che dipende dal suo dicastero. Non sappiamo se si può fare (ma crediamo di sì) ma sarebbe stato un gesto significativo e forse anche una risposta forte a quegli imbecilli che tirano uova alle ragazze nere (gialle o rosse non ha importanza) per strada. Noi vorremmo vivere in un Paese dove le uova si mangiano alla couque e e il guscio, debitamente differenziato, si getta nella spazzatura. Intanto il tempo passava e noi abbiamo atteso una domanda, inutilmente, sull’impegno del ministro. Ne pensavamo alcune noi e le vogliamo rivolgere qui in questa sede. Signor ministro lei è di Mazara del Vallo e la sua città dipende dal punto di vista della giustizia ordinaria dal tribunale di Marsala. Lo sa, e se non lo sa è colpa sua visto che negli ultimi anni è stato deputato, da quanto tempo aspettiamo l’apertura della nuova struttura che sembra sempre quasi ultimata, ma che appunto rimane sempre … quasi. Potremmo citare le udienze baresi sotto le tende per inagibilità del tribunale. Ma siamo campanilisti e vorremmo sapere dal ministro che cosa ne sarà della struttura dell’ex carcere di Marsala, chiuso da alcuni anni. E della carenza di personale penitenziario nel carcere di Trapani? E delle condizioni di sovraffollamento nei carceri siciliane? Niente neppure una domanda è emersa. Ma sappiamo tutto sulla piattaforma Rousseau
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