Il 25 Aprile è la giornata in cui ebbe termine il fascismo. Lo si festeggia dal 1945 e forse per qualcuno è giunta l’ora di mettere sul soffitto questa ricorrenza e guardare ad altro. Noi siamo tra quelli che abbiamo sempre sostenuto che dobbiamo occuparci del futuro, non fosse altro perché è lì che vivremo (se Dio vuole, suole dire spesso un nostro parente). Tuttavia il passato insegna spesso come attrezzarci per non commettere errori che sono già stati fatti. Migliore soluzione è quella di parlarne sempre. Le generazioni passano e c’è il rischio che degli accadimenti si perda la memoria storica. Poi arriva qualche “buontempone” che pensa di riscrivere la storia, magari a modo suo. Vero è che ci sono fatti che si prestano ad interpretazioni, ma il compito spetta agli studiosi che analizzano con dati e prove gli accadimenti, con il disincanto di chi non ha partecipato ad essi. Ma nel nostro caso è tutto chiaro un signore (Mussolini) si impossessa del potere complice la monarchia dei Savoia, abolisce i diritti politici (durante il fascismo non si votava) elimina i diritti sindacali (durante il fascismo non si scioperava) e infine dopo 20 anni di dittatura, trascina il Paese in una guerra spaventosa con tragedie che faremmo bene a ricordare sempre, altro che riscriverle. Poi arrivarono gli alleati e assieme a tanti italiani giovani e a volte giovanissimi riuscirono, armi in pugno, a cacciare i tedeschi e ad abbattere il fascismo. Tutto il resto, vendette personali, ripicche politiche, divisioni e reazioni fanno parte di particolarismi, deplorabili e condannati anche dalla storia, ma che non inficiano la valutazione finale: il fascismo fu la negazione di tutto e la sua fine deve essere ricordata come giorno di festa. Citiamo altre nazioni. Provate a chiedere ai francesi se mettono in discussione la loro festa nazionale. Eppure riguarda un data dalla quale sono passati oltre 200 anni. Il 14 luglio 1789 fu presa la “Bastiglia” simbolo dell’oppressione monarchica e si diede il via ad un processo, lungo e difficile, che ha portato alla democrazia. Ancora prima ricade la festa americana del 4 luglio (1776) quando alcune ormai ex colonie britanniche si resero indipendenti e “salparono” verso quelli che sarebbero diventati gli Stati Uniti d’ America. Provate a chiedere agli statunitensi se vogliono mettere in discussione quella data. Non dimenticano e festeggiano. Oggi, fra un carciofo arrosto e un “tocco” di salsiccia cerchiamo di ricordarlo, soprattutto ai giovani, del perchè si arrivò a quel 25 aprile del 1945. E se per accendere il barbecue avete bisogno di carta, usate pure il nostro giornale, naturalmente dopo averlo letto.
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