Qualcuno potrebbe pensare: “la scoperta dell’acqua calda”. E invece no. Perchè non è mai stato così semplice mettere le mani dentro la macchina della Regione Sicilia per denunciarne privilegi e violazioni di legge. Nonostante la sua maggioranza all’Ars sembra vacillare, nonostante le diverse problematiche amministrative e politiche, il Presidente Nello Musumeci con un colpo di mano si guadagna l’attenzione dei Media con una forte dichiarazione sull’applicazione della Legge 104 da parte di impiegati regionali: “In Sicilia ci sono dipendenti della Regione che si sono fatti adottare da anziani malati per potere beneficiare della legge 104 per l’assistenza. E’ possibile che su 13mila dipendenti, 2.350 usufruiscano della legge 104? Faremo dei controlli, il tempo dei giochetti, delle coperture e dei ricatti reciproci è scaduto”.
Musumeci però, tira in ballo i sindacati, in primis gli autonomi Sadirs e Cobas, quando afferma che ci sono 2700 dirigenti sindacali che “non possono essere comandanti” ovvero trasferiti da un ufficio all’altro. I sindacati, a loro volta, ribattono contro il Governatore affermando che l’aumento della fruizione dei permessi 104 è anche legato all’aumento dell’età media dei dipendenti regionali, che è di 57 anni, a causa dal blocco trentennale di assunzioni. La legge 5 febbraio 1992 n. 104, disciplina “l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”. I principali destinatari sono i disabili ed i loro familiari e, con sentenza del 23 settembre 2016, anche i conviventi possono usufruirne. In sostanza, serve a dare sostegno psicologico, pedagogico, familiare e personale ai disabili, concedendo a chi li assiste permessi lavorativi retribuiti e coperti da contributi. Quello che era un diritto importante da riconoscere, è diventato però un abuso.
Non sono pochi i casi in Italia di chi si è approfittato, nel pubblico impiego, di permessi concessi dalla legge 104. C’è chi si è “assentato” per gite fuori porta o eventi, quando invece doveva assistere il padre disabile in casa. Per i trasgressori la legge prevede sanzioni molto pesanti: il licenziamento disciplinare per giusta causa e senza preavviso, sanzioni penali dalla reclusione alla multa fino a 25mila euro. Sono il datore di lavoro e l’Inps che devono o dovrebbero verificare ed accertare i casi di violazione della legge 104. Vigilare sui cosiddetti “furbetti” è un dovere degli enti preposti riconosciuto per legge… ma molto spesso la legge non viene applicata. A farne le spese però, è la gente onesta, chi si ritrova, ad esempio, a sostituire un collega e a logorarsi in ufficio, chi si reca ogni giorno a scuola dopo una levataccia la mattina e ore di viaggio; a farne le spese sono i giovani che faticano a trovre un lavoro nella Pubblica Amministrazione, perchè l’età pensionabile cresce anziché diminuire.