Che dalla Regione non arrivino notizie confortanti a diversi mesi ormai dall’insediamento del nuovo governo, ce ne eravamo accorti vedendo la fine che stanno facendo fare all’aeroporto di Birgi. Comunque la pensiate, noi siamo convinti che dietro quello che accade allo scalo trapanese ci sia il nulla del governo regionale. I fatti ci smentiranno e noi saremo i primi ad essere contenti. Per adesso i voli diminuiscono e con essi di conseguenza anche i passeggeri. Ma a Palermo sono occupati ad interessarsi d’altro e così si è presa la scena la vicenda legata all’assessore ai Beni Culturali, Vittorio Sgarbi. Riepiloghiamo partendo, non so se ci capite, dalla fine. Giovedì il presidente dell’Ars, in modo del tutto irrituale, al temine della riunione con i capogruppo ha indicato con chiarezza che l’assessore ai Beni culturali lascerà l’incarico entro il 27 marzo: “Quel giorno, quando il bilancio arriverà in aula – è scritto nel documento diffuso da Gianfranco Miccichè – dovrebbero essere già state depositate le dimissioni di Vittorio Sgarbi dalla carica di assessore regionale, essendo stato eletto alla Camera che si insedierà il 23 marzo”. Per la categoria siamo governati da gente serie e di parola, il critico d’arte ha negato di avere preso questi impegni: “Io rimarrò in carica come assessore regionale finché la legge e i regolamenti me lo consentono – ha subito detto Sgarbi -. La giunta sulle elezioni mi darà 30 giorni per optare fra la carica di assessore in Sicilia e quello di parlamentare nazionale. Avrei più tempo, insomma, per prendere una decisione”. Che bello vedere che i nostri governati sono così coesi. Ma c’era d’aspettarselo. Riavvolgendo il nastro indietro di pochi mesi, Vito Sbarbi aveva dichiarato che il centro destra aveva bisogno di lui a livello nazionale. Si candidava al Parlamento non certo per svolgere le funzioni di onorevole, ma in attesa di una vittoria della sua parte politica, preparandosi a diventare ministro dei Beni Culturali. “Solo in questo caso rinuncerò al ruolo in Sicilia – disse -, del resto il parlamentare l’ho fatto tante volte, o faccio il ministro o resto nel governo isolano”. Ma Gianfranco Micciché, con ogni probabilità aveva l’esigenza di sancire, in un atto ufficiale, che il critico d’arte si farà da parte. Sembra non solo per questioni di poltrone da spartire ma nel tentativo di annullare gli effetti della mozione di censura già presentata dai 5 Stelle. Tutto politicamente… “incomprensibile”, ma che cosa c’entra questa vicenda con le esigenze dei parchi archeologici e dei musei siciliani? Delle necessità che ha un comparto, come da sempre affermano tutti (a parole…), che è uno dei pochi settori che con mirati interventi ed investimenti potrebbe essere il volano dell’economia siciliana? Ma ora una cosa è certa, cadono le ultime incertezze su una eventuale permanenza di Sgarbi nel suo ruolo di assessore regionale ai beni culturali. Il critico d’arte lascerà la giunta Musumeci dopo soli 3 mesi e proseguirà la sua esperienza alla Camera. E questo a prescindere dall’opportunità, al momento remota, che andrà a fare il ministro in un governo di centrodestra.
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