Marsala, sfiducia al sindaco. Il segretario del comune ci spiega le modalità

Gaspare De Blasi

Marsala, sfiducia al sindaco. Il segretario del comune ci spiega le modalità

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venerdì 09 Marzo 2018 - 10:13

Al netto di una eventuale presentazione della mozione di sfiducia nei confronti del sindaco di Marsala Alberto Di Girolamo, abbiamo cercato di capire come tecnicamente dovrebbe svolgersi e le conseguenze che porterebbe con se. Quale persona più qualificata del segretario generale del comune per darci le necessarie delucidazioni.

“Intendo precisare – ci ha detto Bernardo Triolo – che il mio è solo un chiarimento tecnico. Io non posso e non voglio entrare nel merito della valutazione politica, che peraltro non mi compete”. Vediamo di capire come è disciplinata la materia. “Essendo noi una Regione a statuto speciale – ha continuato il dirigente – le norme a cui a cui attenersi sono contenute nella legge regionale numero 35 del 1997, e più precisamente negli gli articoli 10 e 11. Occorre – ci ha detto il dirigente – prima di presentare la mozione, che è un vero e proprio atto amministrativo che siamo trascorsi 24 mesi dall’elezione del sindaco”. E fin qui ci siamo, Di Girolamo ha superato questo traguardo. “Ma occorre anche che non ci si trovi negli ultimi 180 giorni del mandato. Altrimenti l’atto sarebbe nullo e comunque i miei uffici lo trasmetterebbero al presidente del Consiglio correlato da queste informazioni che risulterebbero ostative all’approvazione dell’atto”. Premesso che ci troviamo nel pieno rispetto dei tempi, come dovrebbero procedere i consiglieri che eventualmente decidessero di sfiduciare il sindaco? “Intanto occorre una motivazione che va allegata alle firme. Firme che debbono essere almeno12 dei componenti del Consiglio – ha detto ancora Bernardo Triolo -. Vanno presentate all’ufficio del segretario comunale che le trasmette al presidente del Consiglio correlate di parere di congruità tecnica”.

A questo punto il presidente del Massimo consesso Civico ha 10 giorni di tempo per convocare l’Aula e mettere in trattazione il punto. “L’argomento approdato all’attenzione dei consiglieri segue l’iter tradizionale. Si apre un dibattito a cui naturalmente può partecipare anche il sindaco o un suo delegato. Al termine della discussione il presidente del Consiglio procede alla votazione in modo palese e per appello nominale”. Vediamo cosa accadebbe in caso di bocciatura o in caso di approvazione della mozione.

“Prima occorre specificare che per approvare l’atto occorre una maggioranza qualificata, cioè 18 voti a favore. In caso non si raggiungesse tale numero l’atto sarebbe bocciato e la vita della consiliatura procederebbe normalmente”. E in caso di bocciatura?”. In questo caso – conclude il segretario generale – l’atto verrebbe trasmesso ai miei uffici e da quel momento cesserebbero le funzioni del sindaco, della sua giunta e di tutto il consiglio comunale. Una volta arrivato a noi il risultato della approvazione, lo trasmetteremmo alla Regione, Assessorato Enti Locali, che in tempi rapidi provvederebbe alla nomina di un commissario che si sostituirà alle funzioni sindacali e dell’intero consiglio”.

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