Smantellato clan mafioso a Palermo: 25 arrestati. Una donna a capo del mandamento. Guidava il clan riuscendo a portare all’esterno gli ordini del marito detenuto al 41 bis. Nell’ultima operazione dei carabinieri, coordinata dalla Dda di Palermo – che ha portato all’arresto di 25 persone accusate di mafia, estorsione, favoreggiamento e ricettazione tra Resuttana, San Lorenzo, Zen e Tommaso Natale, nel palermitano – emerge la figura di Maria Angela Di Trapani, figlia di un capomafia e moglie dello storico boss Salvino Madonia, killer dell’imprenditore Libero Grassi. Secondo quanto emerso dall’inchiesta la donna aveva un ruolo primario nella gestione degli “affari” di cosa nostra, sfruttava infatti i colloqui in carcere col marito e i cognati Nino e Giuseppe, entrambi capimafia ergastolani, per mantenere i contatti dei familiari col mandamento di Resuttana, guidato dai Madonia. Tra le decisioni veicolate all’esterno grazie al contributo della Di Trapani, secondo gli inquirenti che l’arrestarono nel 2008, ci sarebbe stata quella di eliminare l’allora reggente di San Lorenzo Giovanni Bonanno, che, oltre a a fare la cresta sulle casse del clan, avrebbe messo in giro la voce che il figlio di Mariangela e Salvino Madonia, Francesco, fosse frutto di un tradimento e non di un concepimento in provetta. “La risposta che tu devi dare a Salvo è che quello non c’è più” diceva Nino Madonia a Mariangela, che poi avrebbe trasmesso il messaggio al marito.
Cosa nostra stava per tornare a uccidere: nel mirino Giovanni Niosi, uomo d’onore già arrestato in passato. Niosi doveva morire perché aveva deciso di patteggiare una condanna: scelta ritenuta dai mafiosi disdicevole.
A salvargli la vita sarebbe stata la mediazione dei vertici mafiosi del clan di Porta Nuova.