Un’atmosfera per certi versi irreale ha fatto da cornice alla conferenza stampa convocata dalla senatrice Pamela Orrù per illustrare i contenuti dell’emendamento contenuto nel cosiddetto “Decreto fiscale” che dà all’Airgest la possibilità di vedersi “abbonare” il pagamento di un debito con l’erario a 4 milioni e 815.995,10 €.
In una delle salette di rappresentanza dell’aerostazione, la parlamentare trapanese ha ripercorso davanti ai giornalisti le tappe che hanno portato all’approvazione di quest’emendamento al Senato, dicendosi fiduciosa sulla possibilità che il testo possa essere positivamente accolto anche alla Camera dei Deputati. La vicenda si lega, come detto nei giorni scorsi, alla nota questione del ristoro che il Ministero aveva riconosciuto al territorio trapanese alla luce della chiusura al traffico civile della pista di Birgi nei giorni più “caldi” della missione Nato in Libia. L’Enac quantificò l’indennizzo dovuto in 10 milioni di euro: una prima metà era stata erogata poco più di due anni fa (3,5 milioni all’Airgest e 1,5 al Libero Consorzio che lo distribuì ai Comuni sostenendo progetti di promozione turistica), l’altra metà era fin qui rimasta lontana dalla Sicilia. “Mi sono accorta che nel testo del precedente emendamento c’era un errore – spiega la Orrù – e se non fosse stato cambiato avremmo perso questa somma. Dalla collaborazione con l’Airgest, il Ministro Delrio e la Ragioneria dello Stato siamo arrivati a un nuovo testo”. L’emendamento, una volta completato l’iter parlamentare, non farà arrivare materialmente 5 milioni di euro a Birgi, ma consentirà all’Airgest di non pagare un debito accumulato con l’erario per una cifra pressochè equivalente.
“Con quest’emendamento ritengo di aver fatto il mio dovere, come ogni rappresentante del territorio dovrebbe fare”, ha chiosato la senatrice trapanese del Pd, che ha comunque sottolineato la “tristezza nell’arrivare all’aeroporto in questi giorni e trovarlo deserto”. Una sensazione che non è sfuggita ai presenti alla conferenza stampa, che prima di arrivare nella saletta riservata all’incontro hanno potuto constatare con i propri occhi lo stato di desolazione che si registra al “Vincenzo Florio” in questa fase, caratterizzata dalla temporanea chiusura al traffico aereo fino all’11 dicembre, data entro cui dovrebbero essere completati i lavori di manutenzione in corso. Una desolazione che molti cittadini temono possa caratterizzare anche il prossimo futuro dell’aeroporto, sempre più caratterizzato da incognite e incertezze.
Dopo la ricapitalizzazione di Airgest, che ha certificato l’abbandono dei privati e l’assorbimento delle loro quote da parte della Regione, che detiene ormai il 99,3% del pacchetto azionario, la società sta per perdere anche il presidente del Cda Franco Giudice, peraltro indicato nel 2015 proprio dai privati. Lo stesso dirigente ha infatti sottolineato che il suo mandato è in scadenza e che dopo l’approvazione del prossimo bilancio lo rimetterà nelle mani dell’azionista di maggioranza (la Regione) che con i nuovi assetti scaturiti dalle elezioni del 5 novembre avrà tutto l’interesse a ridisegnare il management societario. Ed è proprio con questa consapevolezza che Giudice spiega con chiarezza la situazione che ha trovato al suo insediamento e quella che l’aeroporto sta vivendo adesso: “Dal 2004 al 2016 c’è stato solo un anno in cui il bilancio di Airgest si è chiuso in attivo, il 2013, con perdite annuali comprese tra i 400.000 € e i 4,5 milioni di euro, dovute in massima parte al finanziamento dell’attività di co-marketing, che ha portato benefici in minima parte all’aeroporto e in massima parte al territorio. Per questo, quando mi sono insediato ho detto alla parte pubblica: o intervenite, o questa società porterà i libri in Tribunale”. Da qui l’intervento della Regione con lo stanziamento pluriennale di 15 milioni di euro e la ricapitalizzazione sopra citata. Tutto ciò, però, è avvenuto mentre stava per scadere il contratto con Ryanair, che ha garantito un buon numero di voli fino all’estate per poi decidere di “chiudere i rubinetti”. Gli spazi lasciati dalla compagnia irlandese non hanno però ingolosito altri vettori come qualcuno immaginava, a testimonianza del ridotto interesse commerciale che Birgi suscita presso gran parte dei vettori, più interessati a puntare sul vicino scalo internazionale di Palermo. E anche il bando per le raccolta di manifestazioni di interesse, le cui operazioni si concluderanno nelle prossime settimane, ha visto la partecipazione di sole tre compagnie.
“O si fa sistema o non c’è futuro”, ha sottolineato ancora una volta Giudice. Il pensiero va, inevitabilmente, al progetto che prevederebbe gli accorpamenti Birgi-Palermo e Comiso-Catania, con un polo aeroportuale per la Sicilia Occidentale e uno per il versante Orientale. Intuizioni simili si sono rivelate vincenti sia in Veneto (Treviso-Venezia) sia in Toscana (Firenze-Pisa). Campanilismi e diffidenze incrociate alimentano invece il sospetto che da queste parti, in uno schema del genere, Palermo cannibalizzerebbe Trapani.
Al di là delle ventilate fusioni con l’esterno, c’è però la necessità che all’interno di questa stessa provincia ci sia una maggiore unione di intenti, a partire dai Comuni e dall’ex Provincia, ma senza dimenticare anche i privati. “Se non si fa sinergia tutti insieme – ha ricordato Pamela Orrù – non è una battaglia che il territorio può vincere”. Da qui, nuovamente l’appello al commissario straordinario Francesco Messineo affinchè riconsideri la partecipazione del Comune di Trapani agli accordi di co-marketing. “Mi auguro che il suo “no” non sia definitivo”, ha chiosato la senatrice del Pd.
Oltre ai giornalisti, erano presenti alla conferenza stampa anche i presidenti di Sicindustria (Pino Pace), Camera di Commercio (Pino Pace), Distretto Turistico Sicilia Occidentale (Giuseppe Pagoto), che sono stati ringraziati da Giudice per la collaborazione dimostrata in questi mesi. In sala anche il sindaco di Valderice Mino Spezia e i dirigenti sindacali di Cgil (Filippo Cutrona) e Uil (Eugenio Tumbarello), che stanno seguendo con attenzione l’evolversi della situazione, con un occhio particolare al futuro dei dipendenti di Airgest che in caso di chiusura dell’aeroporto si ritroverebbero senza un lavoro.