Parlare di sanità in Sicilia, nella provincia di Trapani e nella città di Marsala si rischia di cadere in una serie di luoghi comuni. Da una parte interpelli i sindacati dei lavoratori, parli con quelli che lo fanno di mestiere e, magari in buona fede, ti snocciolano una serie di dati e ti citano una serie di leggi per spiegarti che se non va bene, se i diritti dei lavoratori non vengono rispettati, la colpa è della legge regionale numero10…6 ecc ecc. Poi parli con i professionisti della sanità, i cosiddetti manager, che ti spiegano che in seguito alla riforma tal dei tali i trasferimenti si sono ridotti e che occorre rivedere gli investimenti e fare in modo che il bilancio sia rispettoso delle nuove norme. Alla fine non hai capito più niente e ne sai meno di prima. Alt, riflettiamo: a che serve la sanità pubblica? O meglio a chi serve la sanità pubblica? Ma certo, in primo luogo ai malati. Eppure abbiamo parlato per ore con gli addetti i lavori e nessuno ha mai pronunciato la parola malato. Allora ci accorgiamo che non si tratta solo di massimi sistemi: il morto per errore dei medici, la scala antincendio che manca in ospedale, le guardie mediche con il telefono sempre occupato. No, qui si tratta di stabilire chi è il “proprietario” della sanità. Sono i malati ed è ad essi che dobbiamo rivolgerci per capire come stanno le cose. Certo non solo ai malati gravissimi che ogni giorno attendono il passaggio del medico in corsia per avere la “buona notizia”, ma a chi, naturalmente nolente, entra in contatto con le strutture pubbliche. E allora scopri che…state a sentire: “ Vito è soprappeso, dalle analisi di routine risulta che …insomma il suo medico di famiglia gli consiglia un elettrocardiogramma (siamo alla fine di maggio a Marsala) fissa un appuntamento da un cardiologo convenzionato che gli suggerisce di approfondire le indagini con una prova da sforzo. L’esame in questione si fa in ospedale dove Vito si reca ai primi di giugno. Tutto prenotato fino a settembre. E lo stesso nella vicina Trapani. Dopo innumerevoli insistenze riesce a strappare l’appuntamento per il mese di settembre. Il giorno stabilito gli comunicano che il macchinario è rotto e che pochi giorni dopo lo avrebbero richiamato a casa. Passano tre settimane e il telefono non squilla. Vito si ripresenta in ospedale e dopo una serie di urla riesce ( lo stesso giorno! ) a fare l’esame indicato. Lo specialista gli dice che occorre approfondire con un indagine più specifica. Il centro più vicino dove si può fare è Bagheria a 200 chilometri dalla città di Marsala. E siamo alla fine di settembre. Vito avrebbe avuto tutto il tempo di morire di infarto. Facciamo un po’ di conti. Il “nostro” è un siciliano fortunato: lavora e quindi deve mantenere la sanità pubblica. Ticket sulle analisi del sangue, ticket sulla visita cardiologica, ticket sull’Rx toracico, ticket sulla prova da sforzo. Alcune centinaia di euro. Lasciamo Vito verso Bagheria e prepariamoci a votare per le elezioni regionali. Intanto prossimamente vi racconteremo un’altra storia di sanità.
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