“I morti ammazzati mentre combattevano la mafia sono tutti uguali”. Questa (come tante altre sue frasi) è estrapolata da un intervento in Senato di Franca Rame in occasione dell’illustrazione di una sua proposta di legge che mirava ad istituire la giornata della lotta alle mafie. Borsellino e Falcone tutti sanno chi sono e speriamo che li ricordino per sempre i più giovani, anche se c’è la preoccupazione che li scambino, magari tra qualche decennio, per l’edificio della loro ex scuola. Ma accanto a questi due “giganti”, ci sono tanti altri che sono morti nel tentativo di contrastare il fenomeno mafioso in Sicilia. Tutti noi abbiamo l’abitudine di ricordare cosa stessimo facendo il giorno in cui il tale episodio si verificò (dal botto che uccise Giovanni Falcone, all’attacco delle torri gemelle, ma anche ad episodi più banali come la vittoria della coppa del mondo di calcio del 2006). Noi personalmente ricordiamo il 21 luglio del 1979. Rifugiamo dalla retorica di dire che abitavamo, allora studenti universitari, a poche decine di metri dalla via Francesco Di Blasi, dove cadde ucciso dal mafioso Leoluca Bagarella, il commissario di polizia Boris Giuliano. Il cognato di Totò Riina entrò nel bar Lux e mentre il commissario pagava alla cassa il caffè che aveva consumato, gli sparò alle spalle 7 colpi di pistola alle spalle. Ieri ricorreva il 38esimo anniversario della sua scomparsa. Non ha avuto gli onori della cronaca nel ricordo della istituzioni. Lo facciamo noi in queste poche e modestissime note. Boris Giuliano era un investigatore finissimo ed un uomo coraggioso. Quando fu ucciso stava indagando su un episodio caduto nel dimenticatoio mediatico ma che forse fu il vero motivo che gli costò la vita. Aveva indagato sulla scomparsa del giornalista Mauro De Mauro, ma in quel momento di occupava del ritrovamento di due valigette contenenti 500.000 dollari all’aeroporto di Palermo-Punta Raisi, che si scoprì essere il pagamento di una partita di eroina sequestrata all’aeroporto J.F. Kennedy di New York. Contemporaneamente a questa indagine, gli uomini di Giuliano fermarono due mafiosi, Antonino Marchese e Antonino Gioè, nelle cui tasche trovarono una bolletta con l’indirizzo di via Pecori Giraldi: nell’appartamento i poliziotti scovarono armi, quattro chili di eroina e una patente contraffatta sulla quale era incollata la fotografia di Leoluca Bagarella. Ricordiamolo come e assieme ad altri eroi. Intanto ricordiamo anche che al suo posto, dopo che fu ucciso, fu nominato come capo della squadra mobile, Giuseppe Impallomeni (tessera della loggia P2 n. 2213), precedentemente allontanato dalla squadra mobile di Firenze per un giro di tangenti, e inopinatamente, dal 309º posto della graduatoria dei vicequestori aggiunti, era passato al 13º posto, fatto che gli consentì di prendere il comando di Palermo. Questore del capoluogo palermitano diventò Giuseppe Nicolicchia, di cui verrà rinvenuta in seguito la domanda di affiliazione alla Loggia di Gelli. Dopo arrivarono altri omicidi e noi qui vogliamo ricordare tutti i caduti, ma anche quelli rimesti in piedi e che non hanno certo continuato il lavoro dei predecessori. Poi arrivarono Falcone e Borsellino…
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