Spunta fuori, ancora una volta, che in Sicilia si potrebbero con un’apposita legge, ripristinare le provincie regionali. Ci siamo occupati recentemente, di tutti i disservizi creati dalla mancanza della legge che disciplina la materia. Abbiamo raccontato, per attenerci alla stretta attualità, la vicenda delle scuole superiori, che sono nella competenza delle ex province e che non ricevono trasferimenti in denaro tali da potere pagare le bollette della luce e del gas. “Se continua questo andazzo – ci hanno detto i presidi – il primo settembre consegneremo le chiavi degli istituti nelle mani del prefetto”. Per quanto attiene l’altra importante competenza, le strade provinciali, basta farsi un giro per le Sp per vedere che le buche stanno man mano sostituendosi all’asfalto ( perché le strade comunali stanno meglio, afferma un nostro amico? Quello è un altro discorso ci ritorneremo). Intanto costatato che in giro le cose stanno peggio di prima (e ce ne vuole per farci rimpiangere le province), i deputati regionali di quasi tutti gli schieramenti, proprio mentre sta scadendo il loro mandato, se ne escono fuori che bisogna trovare un sistema per fare tornare al voto i cittadini e ripristinare l’interlocutore politico. Lo abbiamo sostenuto da sempre anche in queste nostre note, che la riforma nazionale non funzionava. Ma quella nostra, che non è mai andata a regime, non aveva nulla da invidiare quanto ad inutilità, a quella varata dal parlamento di Roma. Era nel suo programma ai primi posti, quando Rosario Crocetta si presentò alla elezioni per la carica di Governatore. “La mia proposta di riforma era ottima – ha detto proprio in questi giorni – il presidente della regione. Ma l’hanno affossata”. A parte il fatto che l’hanno affossata quelli della sua maggioranza, non sono bastati 5 anni per trovare una sintesi? Intanto, ma relativamente ad altri aspetti, la Corte dei Conti ha chiesto delucidazioni sul bilancio della regione. Due conti così tanto per farli. In Sicilia ci sono nove province, un commissario a provincia fanno 12 stipendi l’anno, moltiplicateli per 5 anni e avrete il conto di quanto abbiamo risparmiato non votando.
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