Quando usciranno questa nostre note la notizia sarà certamente ufficiale. Il governo regionale guidato da Rosario Crocetta è morto (ma perché, ci ha detto un nostro amico, quando mai era nato?). La novità è che Alfano, dopo avere abbandonato i voti (leggasi il risultato dei suoi candidati di riferimento al Consiglio comunale di Palermo), e i centristi (anche loro al corto di consensi), lasciano il governo regionale. Hanno ben tre assessori, Giovanni Pistorio, Carmencita Mangano e Carlo Vermiglio che con “coraggio” lasciano la carica. Si apre così l’ennesima crisi di governo a Palazzo d’Orelans, ma questa volta sarà difficile ricomporre il quadro di alleanze: tutti guardano al futuro e alle prossime regionali al grido “ma mai più con Crocetta”. Non siamo stati mai teneri con l’ex sindaco di Gela, ma in questo caso ci fa un pò di tenerezza. I partiti, in primis il suo, non hanno fatto altro che tirargli la giacca in cerca di posti in giuda. Ora che il “pesce puzza” lo lasciano solo, prendendone le distanze per non essere accomunati nei disastri che (tutti assieme) hanno combinato. In cinque anni di governo lasciano la Sicilia peggio di come l’avevano trovata. Sarebbe da chiedere ai centristi che fuggono che cosa hanno fatto della Formazione per la quale promettevano una riforma che avrebbe per sempre risolto i problemi. E del riordino della burocrazia regionale, vero cavallo di battaglia nelle scorse elezioni regionali del Pd, che ne è stato? E la riforma, travagliata e sofferta, della sanità, vogliamo chiedere un giudizio ai cittadini che attendono mesi e mesi per una visita specialistica? E i Piani Paesaggistici che hanno finito per portare, chiamata dai sindaci, la Regione al giudizio del tribunale amministrativo? E il piano dei trasporti regionali ai primi punti del programma Crocetta, che fine ha fatto? Ma il vero punto dove il presidente, la sua maggioranza e suoi innumerevoli assessori (sostenuti dai gruppi parlamentari regionali di riferimento) si sono distinti, è stata la riforma delle provincie. Voi sapete che noi in queste nostre note non eccediamo mai in termini scurrili, ma questa volta lo vogliamo proprio dire tutta: prima le provincie facevano schifo, ma oggi lo fanno ancora di più. Ci fermiamo qui. Avremo tempo per ritornarci. A proposito non ci stupiremmo se mentre andiamo in stampa, durante qualche non precisata riunione notturna si siano messi di nuovo d’accordo e quindi niente crisi.
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