La comunicazione ostile

Vincenzo Figlioli

Marsala

La comunicazione ostile

Condividi su:

martedì 06 Giugno 2017 - 06:53

In campagna elettorale, si sa, un po’ tutti riscoprono il diritto di cittadinanza. E’ come se ogni cinque anni, improvvisamente, suonasse la sveglia e ognuno si sentisse in dovere di ostentare le proprie preferenze su questo o quel candidato e su una certa idea di città. I toni e i contenuti presentano evidenti similitudini con quelli che solitamente vengono utilizzati per il calcio. Perchè, in fin dei conti, non siamo che questo: un popolo di tifosi. Non sappiamo distinguere tra politica e calcio perchè l’emotività e la superficialità sono i tratti caratterizzanti del nostro tempo. Le distinzioni presuppongono raziocino, analisi e profondità: roba che ha poco a che fare con il linguaggio che viene utilizzato negli sfottò calcistici come negli scontri dialettici tipici delle campagne elettorali.

A volte, anche in passato, abbiamo notato candidati di ogni genere che pubblicamente si appellano alla correttezza e al rispetto tra le parti, mentre a sipario chiuso si trasformano in veri e propri hooligans della comunicazione ostile. Non si capisce bene a cosa serva tutto ciò: se è vero che in gioventù è capitato anche a me di estendere la disistima per un politico anche verso i suoi elettori, da qualche anno a questa parte ho imparato che il principale interesse a creare voragini all’interno delle comunità è proprio di chi detiene le leve del potere.

Nulla di nuovo sotto questo cielo, visto che il “dividi et impera” era già piuttosto praticato dagli antichi romani. La sfida del cambiamento passa invece dalla capacità di confrontare idee e programmi diversi senza ricoprirsi di insulti sui social o nelle piazze. Perchè una campagna elettorale non è il Giudizio Universale: il giorno dopo il voto cominciano cinque anni di amministrazione, in cui servirà la collaborazione di tutti i cittadini per fare andare le cose nella direzione migliore. Non è con i “cerchi magici” che si governano le città. Perchè chi ragiona in questo modo finisce inevitabilmente per alimentari disaffezione e boicottaggi da parte di chi non fa parte di quei “cerchi magici”e che, invece di sentirsi in dovere di esercitare il proprio diritto di cittadinanza anche nei cinque anni compresi tra una campagna elettorale e un’altra, finisce per scegliere di andarsi a sedere in riva al fiume, in attesa del passaggio del cadavere nemico.

Nei giorni scorsi a Trapani è stato organizzato un interessante evento con l’obiettivo di promuovere una comunicazione non ostile sui social, invitando tra le altre cose gli internauti a utilizzare in rete solo parole che sarebbero in grado di dire ai propri interlocutori anche di presenza. Riuscire in questo piccolo sforzo sarebbe già una grande impresa, per chiudere in maniera civile questa campagna elettorale.

Condividi su: