Gentile Direttore,
la recente operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, dei Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Trapani, deve farci interrogare su alcuni elementi non trascurabili.
L’organizzazione criminale denominata “Cosa Nostra”, con le sue evoluzioni e le strategie mutate nel corso degli anni risulta essere ancora un pericoloso cancro per la nostra società, per il nostro territorio.
Bisogna parlarne.
Riconoscere che questa ha ancora una sua forza ed enormi interessi nel territorio è quanto la politica deve fare per far sì che il tema non sia archiviato o ricordato semplicemente nelle occasioni delle tristi ricorrenze della striscia di sangue che questa ha provocato.
Oggi arriva un segnale importante.
La “Cosa Nostra” è ancora in grado di infiltrarsi negli appalti, dopo tutto è sempre stata questa la sua ragion d’essere: inseguire il massimo guadagno, controllando il mercato della droga, condizionando il regolare andamento del mercato, incutendo paura a quanti (troppo pochi oggi) decidono di denunciare.
La pubblica amministrazione non è immune dalle infiltrazioni, chiunque ricopra incarichi pubblici ed è in grado di leggere fra le righe può far chiarezza a mio avviso, e se lo vuole, su ambiguità, controsensi, conflitti d’interesse, nella speranza di aprire una breccia relativamente all’altro male del nostro Paese: la corruzione, primo importante tassello di quel puzzle che costituisce il sistema di relazioni dal quale la Mafia trae beneficio.
Ed ogni atto di corruzione, ogni ricchezza frutto della contiguità col malaffare non può che tradursi in mancanza di risorse, servizi, efficienza per la collettività.
Mi piacerebbe assistere in questa vita allo squarcio di quel velo che ad oggi caratterizza il sistema di collusione dell’altro livello, il livello superiore, ch’è fatto di relazioni fra politica, massoneria e criminalità organizzata.
Mi piacerebbe assistere in questa vita ad una legge in grado di cancellare con un tratto di penna l’enorme introito frutto del traffico delle droghe ad esclusivo vantaggio della criminalità organizzata.
Una legge sulla legalizzazione delle droghe leggere, l’approvazione della proposta di legge che giace in Parlamento, auspicata peraltro dalla Direzione Nazionale Antimafia, sarebbe un ottimo inizio…
Mi piacerebbe assistere ad un programma di protezione dei testimoni di giustizia, di quanti hanno avuto il coraggio di denunciare, che li renda sempre orgogliosi della scelta che hanno fatto.
Mi piacerebbe vedere lo Stato in grado di amministrare i beni confiscati alla Mafia, in maniera tale che l’operaio che vede la sua azienda fallire con l’amministrazione giudiziaria, non ricordi con nostalgia i fasti di quando a governare la realtà che gli ha assicurato un reddito era il sistema mafioso o paramafioso.
Mi piacerebbe veder finire la speculazione di certa antimafia che insegue l’autoreferenzialità ma vorrei allo stesso tempo che non si facesse di tutta l’erba un fascio.
Perchè è innegabile, dei grandissimi passi in avanti sono stati fatti negli ultimi trent’anni.
La Città di Palermo da capitale della Mafia è diventata capitale della Cultura.
E questo è il messaggio più grande in assoluto per tradurre la riscossa di un popolo che ha saputo riscattarsi.
Vorrei infine che la cosiddetta “società civile” non si ricordasse del cancro mafioso solo il 9 e 23 maggio, il 19 luglio, con retoriche condivisioni da “copia e incolla” sui social.
Se un giorno scopriremo di vivere in una Sicilia normale sarà stato solo grazie al coraggio di chi ha denunciato, di chi in divisa o senza ma con grande senso dello Stato, ha sacrificato la propria vita, di quanti ogni giorno nel più assoluto anonimato ed a tutti i livelli hanno semplicemente fatto con onestà il proprio dovere.
Ed in conclusione mi piacerebbe poter leggere fra gli altri il commento di Mauro Rostagno.
Ma questo purtroppo non mi è possibile.
Daniele Nuccio
Consigliere Comunale “Cambiamo Marsala”