L’Ars ha approvato ieri il disegno di legge “Disposizioni in materia di Autonomie locali e per la stabilizzazione del personale precario”. Per il presidente Rosario Crocetta si tratta di “una pagina di grande dignità”, sottolineando come il ddl prevede le attese proroghe per “tutti i precari, gli rmi, ex pip, asu”, con il riconoscimento di ferie, malattia e maternità anche alle categorie fin qui meno tutelate. Diversi, naturalmente, gli umori tra maggioranza e opposizioni a riguardo.
Per il deputato marsalese del Pd Antonella Milazzo il provvedimento approvato dall’Ars “delinea finalmente un organico percorso pluriennale per dare un assetto definitivo al rapporto di lavoro dei circa ventimila precari siciliani”. “Si potranno così dare certezze ai lavoratori – aggiunge la Milazzo – superando la logica delle proroghe annuali, e ciò anche grazie all’intervenuto accordo Stato-Regione, che ha consentito alla Sicilia di poter finalmente contare su entrate certe pluriennali. La proroga la 31 dicembre 2018 permette di avviare il percorso della stabilizzazione, mentre viene anche introdotto l’incentivo all’esordio per favorire la fuoriuscita volontaria dal bacino. Dare serenità a lavoratori ultracinquantenni, chiudere per sempre la pagina triste del precariato siciliano è uno straordinario risultato che mi ripaga del lavoro svolto in questi cinque anni di legislatura in Commissione Lavoro. Adesso occorre ancora lavorare in sinergia col Governo Nazionale, per ottenere una deroga agli stretti vincoli di finanza locale, al fine di consentire agli Enti Locali di assorbire il maggior numero di lavoratori”.
Positivo il giudizio sul ddl anche da parte del deputato trapanese Paolo Ruggirello, secondo cui l’Ars “ha trovato una strada capace di rispettare le esigenze di numerosi lavoratori che sono stati tutelati applicando gli strumenti disponibili, attraverso un percorso che permette di guardare avanti”. “Nonostante le accuse e le interpretazioni errate che spesso interessano le decisioni della classe politica – prosegue Ruggirello – la norma è l’espressione di un lavoro faticoso, serio e responsabile che si è portato avanti nel tempo e che dovrebbe mettere da parte le inevitabili debolezze della norma. Nessuno ha mai nascosto i problemi che sono stati analizzati e affrontati per trovare una soluzione possibile. Ma posso senz’altro dire che la norma approvata e scritta dopo aver girato tutta la Sicilia, indica un percorso che è il più saggiamente ponderato e sostenibile”.
Diametralmente opposte le valutazioni sul ddl da parte di un altro deputato trapanese, l’ex sindaco del capoluogo Girolamo Fazio.
«L’approvazione della norma sulla stabilizzazione dei precari non può essere salutata come un successo della classe politica siciliana, men che meno di questa maggioranza. È una norma come il mitologico Giano: bifronte. Se da un lato, forse, avvierà la stabilizzazione dei precari, dall’altro consente agli enti locali di crearne di nuovi e ciò è inaccettabile: moralmente, politicamente, giuridicamente». «In pratica – continua Fazio -, questa maggioranza ha messo in piedi un meccanismo che non consentirà di svuotare il bacino del precariato sul quale intere generazioni politiche hanno costruito clientelismo e carriere. Affermare nella norma che “in deroga alle disposizioni sul blocco di nuovi contratti… le amministrazioni interessate possono instaurare rapporti di lavoro flessibile” è tradire lo spirito della legge, ed io non ci sto». «La bocciatura da parte della maggioranza dell’emendamento soppressivo, presentato dalle opposizioni, che cancellava quest’aberrazione è la chiave di lettura della vicenda: è l’espressione di una volontà clientelare, reiterata da quanti ne hanno fatto uno stile di vita politica. Tutto questo non mi appartiene – conclude Fazio -. Non ho inteso essere responsabile, né complice di questi politici che hanno promosso e sostenuto questo scempio e che continuano in questo modo ad affossare la Sicilia. Non si può ignorare che molti hanno costruito il loro successo politico sulla pelle di tante persone e intendono continuare a farlo. Immagino già quale sarà il loro impegno e quali conseguenze comporterà a carico dei siciliani onesti e degli stessi precari, utilizzati come grimaldello per forzare l’impianto normativo».