Voi naturalmente fate come volete io domenica,in occasione del referendum costituzionale, voto No. La formazione del consenso è variegata. Non tutti approdano alla stessa meta passando attraverso lo stesso percorso. Ho letto, ascoltato, riflettuto e poi deciso, voto No. Non voto contro qualcuno, e non c’è d’aggiungere il nome tanto mi capite. Ma non biasimo chi vota contro questo qualcuno.
Io ho scelto questa opzione, immaginandomi uno scenario futuro. Non credo alla catastrofe annunciata, le banche non falliranno e i disoccupati aumenteranno vinca il Sì oppure il No. Lo scenario che mi sono immaginato riguarda una domenica di fine primavera del 2018. Si rinnoverà il Parlamento. Voi vi recherete alle urne e vi consegneranno una sola scheda, quella per eleggere gli onorevoli da inviare alla Camera dei Deputati, una sola e basta ma non perché il Senato è stato abolito, come magari tanti di voi si augurerebbero. No, il Senato continuerà, in caso di vittoria del Sì, ad esistere. Solo che se lo nomineranno loro. E daranno ai loro “cloni” parecchi poteri, compreso quello dell’immunità parlamentare. Io invece voglio sbagliare da solo, fatemi votare e poi magari anche lamentare degli eletti. Basti guardare l’esperienza dell’abolizione delle provincie per comprendere che quando non si aboliscono le istituzioni ma la politica si sostituisce ad esse, che fine fanno, per esempio, i servizi da erogare ai cittadini.
E’ stata una campagna referendaria lunga e talvolta difficile da comprendere. Tante sono le affermazioni per così dire “farlocche” che mi hanno spinto verso la decisione di votare No. Ne cito solo alcune per brevità di spazio. Intanto quelli del Sì hanno cercato di convincermi agitando spauracchi inesistenti e del tutto scollegati dal voto. Se le banche sono al collasso (non tutte) la colpa non è di chi vota No e neppure se dovesse vincere il Sì saranno salvate. Le colpe vanno ricercate in una certa politica del governo. Le banche, i mercati, lo spread, il Pil, gli investimenti, le bollette, i salari, le tasse, gli immigrati, la criminalità, i baby killer, i malati di cancro, epatite C e diabete, non c’entrano nulla ( ho sentito persino dire che se vince il No aboliranno anche il Festival di Sanremo…mah!). Il fatto che chi sostiene le ragioni del Sì tiri fuori queste argomentazioni, la dice lunga sulla pochezza delle loro ragioni.
L’ultima discriminante che tirano in ballo certi amici della sinistra (anche miei personali), è la compagnia che mi sono scelto andando a votare No. Questa proprio non la digerisco. Votano Sì invece Briatore, Marchionne, Confalonieri, Confindustria, l’ambasciatore americano, Schäuble, Juncker, Jp Morgan, Cicchitto, Verdini, Pera, Casini, Ferrara, Feltri, Tosi, De Luca, Bondi, Alfano, che sono tutti cultori della Costituzione e che, sia detto per i miei amici della sinistra, come è noto sono iscritti alla Terza Internazionale. Votano No, quindi sono assieme al mio modesto voto, alcuni importanti forze democratiche, nuove oppure di solida tradizione: Cgil, Fiom, Magistratura democratica, certi magistrati tipo Roberto Scarpinato che quando alcuni sostenitori del Sì lo ascoltano si alzano in piedi e applaudono e che ora lo bollano come schierato con Berlusconi, Moni Ovadia (a proposito benvenuto a Marsala, maestro), l’ Associazione partigiani, costituzionalisti ed intellettuali progressisti, la sinistra del Pd, la galassia ex-Sel, i 5Stelle, Libertà e Giustizia, il Fatto, il Manifesto, Micromega e molte firme di Repubblica (senza nascondersi davanti ad Eugenio Scalfari…) e per ultimo ma non ultimo certamente, quel galantuomo dove compro la frutta e la verdura.
Voto No, con l’orgoglio di stare in buona compagnia, voi naturalmente fate come volete.