Tocchi ferro se la indichiamo anzitempo come il prossimo presidente degli Stati Uniti d’America, ma Hillary Clinton ha nel punto 4 del suo programma l’abolizione delle tasse universitarie. Tradotto in termini più sociali significa investimenti seri sulla scuola. Investire sui giovani volenterosi che altrimenti non potrebbero, per motivi economici, studiare, significa investire sul futuro di una nazione. Negli ultimi 70 anni la Germania ha causato una tragedia, il popolo suo malgrado complice, è riuscito a rialzarsi e a creare una potenza industriale. Nel 1989 a seguito della caduta del muro di Berlino, si sono visti arrivare anche l’altra metà dei tedeschi, carichi di problemi. Pochi anni e si sono trasformati in risorse. Citiamo la Germania perché conducente al nostro ragionamento. Nel Paese di Angela Merkel chi governa, governa: non ci sono tasse universitarie. I giovani vanno e frequentano, se sono bravi procedono, altrimenti vanno a fare altro. In questi giorni, noi che sulla formazione non puntiamo (vi ricordate il famoso detto con la cultura non si mangia?) abbiamo assistito a 300 mila ragazzi che, tramite i test di ammissione, si sono contesi i 98 mila posti a disposizione per iscriversi alle Università. I più bravi e fortunati che passeranno dovranno attingere alle tasche dei genitori per le tasse d’iscrizione e per la frequenza. Da noi, chi ha governato, ha governato, sulla scuola non si investe. Si sono inventati e chiunque abbia guidato il Paese lo ha mantenuto, il numero chiuso. Gli altri a lavorare ( si fa per dire…). Le famiglie fanno sacrifici, qualche eccellenza arriva comunque. Ma dove? Più che arriva va. Se li prendono i Paesi che investono. E così noi parliamo puntualmente di fughe di cervelli. Stavamo, qualunquisticamente, per scrivere: ma perché i politici non scappano mai? Ma si parla di cervelli…
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